Perché Andrea Belotti è il solo nome per non rimpiangere Vlahovic
Non siamo di fronte a un comunicato del calibro di quello diffuso da Rocco Commisso su Dusan Vlahovic, lo scorso 5 ottobre, ma il risultato di certo non cambia: le trattative per il rinnovo di Andrea Belotti col Torino sono da considerare ferme e la prospettiva che si fa spazio, considerata la scadenza del contratto coi granata nel giugno del 2022, è quella di una cessione quanto più possibile remunerativa nella sessione di gennaio, per non perdere a zero il capitano e giocatore più rappresentativo della rosa del Toro.
Belotti e Vlahovic, destini incrociati
Diventa curioso come i tratti in comune tra la situazione di Vlahovic e quella di Belotti possano alla fine condurre a un epilogo che, di fatto, risulterebbe persino virtuoso in ottica Fiorentina. Da un lato Vlahovic ha detto no alla proposta da 4 milioni di euro a stagione fino al 2026, soprattutto a causa del nodo commissioni e di club di primo piano pronti a battagliare per il serbo, dall'altro Belotti non ha ancora accettato (ed è utopistico immaginare che lo faccia) un'offerta da 3,3 milioni di euro più bonus da parte del Torino.
I club si trovano dunque in una posizione scomoda, sicuramente subalterna rispetto a quella dei giocatori e del loro entourage, e il Toro in particolare vedrà il capitano andare in scadenza già tra 8 mesi, rendendo verosimile anche lo scenario inquietante di un addio a parametro zero. Chissà che in quell'abbraccio al Franchi tra i numeri nove, nella sfida di campionato andata in scena tra viola e granata, non ci fosse il segno di un'affinità di destino, una sorta di solidarietà tra bomber con le valigie in mano.
Perché Belotti è il profilo ideale
A Firenze si respira già un'aria appesantita dal caso Vlahovic, dalla presenza di un numero nove destinato a un futuro altrove e reduce da un rifiuto che lascia ferite vive nel cuore del tifo, tanto da lasciare spazio al fantasma di fischi o cori tutt'altro che lusinghieri per il classe 2000. Al contempo, con una stagione partita da appena otto giornate, si ragiona già su chi potrebbe essere un sostituto ideale per prendere il posto di Vlahovic, a gennaio come a giugno.
Il nome del Gallo Belotti in questo senso sembra apparire all'orizzonte come una sintesi perfetta di quel che la Fiorentina potrebbe cercare. Il richiamo di profili ancora da esplorare fino in fondo, elementi con margini di crescita importanti ma ancora non esplosi, è certo forte ma lascia comunque spazio per incognite e dubbi che, nel caso di Belotti, non avrebbero ragione di esistere. Si tratta del resto di un giocatore che dal 2015/16 va ininterrottamente in doppia cifra, di un trascinatore oltre che di un bomber, di un elemento che fa parte del gruppo azzurro e che confida di ritagliarsi uno spazio anche a Qatar 2022.
Al contempo esiste un discorso pratico, di rapporto qualità-prezzo: Belotti è un classe '93 e ha ancora stagioni importanti davanti a sé, approfittare della scadenza di contratto che si avvicina per assicurarselo a cifre ridotte sarebbe un colpo senz'altro ragionato e valido, senza incognite da temere. Al contempo è impossibile nascondere l'insidia più grande, quella della concorrenza e delle ambizioni degli altri club che potrebbero puntare su Belotti.
Il peso delle ambizioni
Diventa evidente che un intervento deciso da parte di club impegnati in Europa, o forti di un blasone degno di nota, abbia il potere di togliere certezze ai viola, ferma restando la capacità di intrigare il giocatore dal punto di vista dell'offerta economica e della solidità della proprietà che la Fiorentina ha alle spalle.
La prospettiva di big come Milan e Inter o di palcoscenici internazionali come Siviglia e Tottenham potrebbe togliere, sulla carta, prestigio e appeal all'idea viola. Non mancano però aspetti su cui fare leva: su tutti un posto da titolare garantito a un anno dal Mondiale in Qatar e l'intenzione di attestarsi tra le squadre destinate a lottare per l'Europa, abbandonando lo status di squadra costretta a salvarsi faticosamente o a vivere stagioni malinconiche di metà classifica.
Quel che appare evidente, però, è come l'eventuale arrivo di Belotti possa mettere potenzialmente in secondo piano il caso Vlahovic, rendendo meno pesante quel vuoto e rilanciando comunque le ambizioni del club: una spinta che, da sola, dovrebbe spingere la società a muoversi con decisione e tempismo.
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