Pessina: "Jacobs e Tamberi mi hanno commosso. Atalanta? Possiamo fare di più..."

Matteo Pessina
Matteo Pessina / Claudio Villa/Getty Images
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Matteo Pessina, dopo un grandissimo Europeo disputato con l'Italia è pronto a rituffarsi sull'Atalanta, ma soprattutto sulla possibilità di arrivare alla definitiva consacrazione (anche se è già sulla buonissima strada). E il centrocampista, a Walter Veltroni e alla Gazzetta dello Sport, ha rilasciato una lunga intervista dove si è raccontato a 360°, tra calcio, studi e passioni fuori dal campo.

Matteo Pessina
Pessina con la medaglia di Euro 2020 / Claudio Villa/Getty Images

SU JACOBS E TAMBERI – E ‘stato molto emozionante. Ero appena arrivato in ritiro e ho visto quei dieci minuti magici ed epici con Toloi e gli altri sudamericani. Mi sono emozionato per Jacobs come non mi accadeva da tempo, mi sono commosso. Noi italiani sappiamo reagire come pochi alle difficoltà. Personali e collettive. Tamberi ne è l’esempio. Ma è un tratto della nostra identità: veniamo da un tempo terribile, a Bergamo lo sappiamo come pochi, eppure sappiamo rialzarci. E questo ci mette un gradino sopra gli altri, specie nelle prove più difficili”.

SULLA VITTORIA DI EURO 2020 – C’erano Francia, Belgio, Inghilterra che sembravano più affollate di campioni. Mancini però ha creato dal primo momento un incredibile spirito di squadra. Credo che da fuori si sia avvertito che tra noi esisteva davvero una vera unione e, mi creda, non è facile che accada. Ci si vede poche volte all’anno per pochi giorni. Mancini ci ha fatto diventare subito un gruppo, non una somma di individualità. Abbiamo capito che stava accadendo qualcosa di magico. A ogni allenamento Sirigu e Acerbi ce lo ripetevano”.

SUL SUO EUROPEO –Il gol con l’Austria, che ci ha fatto andare avanti. Dalle reazioni ho capito una volta di più ciò che la Nazionale è per il nostro Paese. Abbiamo vissuto dei giorni bellissimi, in cui ci sentivamo legati. Io sono stato il più dispiaciuto per l’infortunio di Sensi, che pure mi ha consentito di essere nella rosa. O per quello di Pellegrini e poi di Spinazzola. Il dolore di questi ragazzi ci ha unito ancora di più”.

Matteo Pessina
Pessina con la Coppa di Euro 2020 / Claudio Villa/Getty Images

SU MANCINI-VIALLI –Si completano. Mancini ci ha dato solo due compiti tattici: costruzione del gioco e fase di non possesso. Poi ci ha detto di divertirci, ci ha dato fiducia. Anche prima della finale ci ha raccomandato di fare quello che sapevamo fare. Ci ha alleggerito e responsabilizzato. Vialli ha agito sulla parte emotiva, prima delle partite ci faceva dei discorsi capaci di emozionare noi tanto quanto si emozionava lui nel farli. C’era una tensione quasi morale, ambizione e allegria si mescolavano”.

SPORT E STUDI – Io ho sempre avuto passione per lo sport. Li ho fatti tutti, compresi judo e sci: ma nella cucina di mia nonna, insegnante di latino, io la facevo impazzire non smettendo mai di tirare calci al pallone. I miei genitori mi hanno consigliato di far convivere le cose in cui ero più capace: studiare e giocare a calcio. Forse erano preoccupati, ma non hanno mai tarpato le ali al mio sogno. Ora sono iscritto ad Economia alla Luiss, ho fatto sette esami. Quest’anno sono andato piano. Da settembre riprenderò a studiare, ma non ho fretta. La mia priorità ora è il calcio”.

SUL RAPPORTO CON LOCATELLI – Ci conosciamo da tanto, siamo cresciuti insieme e siamo diventati come fratelli. Quando ero rimasto fuori, lui era più dispiaciuto di me. Siamo tra i pochi a cui non piace giocare alla Playstation. E ci piace parlare d’altro, portare lo sguardo lontano dal campo, in paesaggi grandi”.

Manuel Locatelli, Matteo Pessina, Rafael Toloi
Locatelli, Pessina e Toloi / Claudio Villa/Getty Images

SU JORGINHO – Non ha doti fisiche incredibili ma sa sempre prima degli altri dove la palla va o dove potrebbe andare. Sa leggere prima gli spazi da coprire o le linee del passaggio possibile. L’intelligenza è la prima dote di un buon centrocampista”.

SULLO SCUDETTO – Per il torneo la mia unica speranza è che si torni a giocare con il pubblico. Quest’ anno tra tamponi e quarantene è stato drammatico. Vorrei risentire il calore della presenza dei tifosi. E anche per questo è giusto vaccinarsi. Per l’Atalanta, che è una società modello per organizzazione, centro giovanile e persino bilanci in regola nonostante la pandemia, posso solo dire, altrimenti il mister mi rimprovera, che ci proponiamo di fare meglio dell’anno scorso. E possiamo farlo...”.

IL SUO LIBRO PREFERITO –Il nome della rosa'"di Umberto Eco. Mi ha insegnato la complessità delle cose e il valore della curiosità, della memoria, del rispetto per gli altri”.


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