Atlante geografico dei Messi (Parte 3 - Africa)
Com'è possibile che questo pianeta sia così pieno di Messi, e che, allo stesso tempo, di Lionel Messi, ce ne sia soltanto uno? Giornali e compagni di squadra entusiasti ci hanno insegnato che a volte non serve essere mancino, un dribblomane compulsivo o persino un giocatore di calcio per essere il Messi di una nazione. Questa vuole essere una guida in quattro parti ai Messi che potremmo incontrare viaggiando per tutto il mondo, a quelli dimenticati, e a quelli che dimenticheremo.
Nella seconda parte di questo viaggio abbiamo setacciato Asia e Oceania alla ricerca dei Messi nati in quei posti, con pochissima fortuna. Adesso, dopo una lunghissima traversata lungo l'Oceano Indiano, arriviamo in Africa, sulle rive del Kenya, e ad accoglierci al porto con un cartellone che dice "Il Messi keniota" c'è... l'ex vicepresidente del Kenya Musalia Mudavadi? Si comincia alla grande. A quanto pare il politico keniota si era autoproclamato il Messi del suo paese, ovviamente non per meriti calcistici, ma per la sua abilità nel muoversi nel campo della politica e per l'efficacia delle sue decisioni. Scuotiamo la testa e corriamo il più veloce possibile verso il confine con l'Etiopia che invece incorona Yussuf Saleh come suo personalissimo Messi, senza la minima ragione. Un ala sinistra di 36 anni che ha segnato 13 gol in carriera e di cui non c'è una traccia che sia una su internet, al massimo notizie di trasferimenti che hanno quel leggero retrogusto di riciclo di denaro. Fortuna che c'è Augustine Nsumba, il Messi ugandese, 23 partite all'attivo in tutta la carriera e 5 gol, nella massima divisione islandese. Detiene il record come il trasferimento più oneroso per un giocatore dell'Uganda: ben 45 milioni di scellini ugandesi, ossia poco meno di 10 mila euro. E sembrano anche decisamente troppi.
Si parte per lo Zambia dove il Messi di casa è Godfrey Chitalu, anzi addirittura è stato meglio di Messi. Uno dei record più incredibili (e che non sarà battuto probabilmente per molto, molto tempo) del 10 argentino è quello di gol totali in un anno solare: nel 2012 Messi segna 91 gol, 10 in più di Maradona in tutta la carriera a Napoli, per intenderci, in un solo anno. La FAZ (Football Association of Zambia), però, protesta, perché il record in realtà appartiene a Chitalu, che nel 1972 (già, ha giocato appena qualche anno prima di Messi) segnò ben 107 gol. La FIFA non convaliderà mai il suo record. Lasciamoci alle spalle queste diatribe e dirigiamoci verso Città del Capo, dove incontriamo Thulani Serero, ex-promessa dell'Ajax e prodotto del vivaio della sua squadra satellite, l'Ajax Cape Town (la stessa di Lassina Traorè). Lo attenderà una poco entusiasmante carriera in Olanda, e ora veste la maglia dell'Al-Jazira. Era il Messi della South African Premier Soccer League, giocando da regista davanti alla difesa, non proprio il ruolo che ci si aspetterebbe dal Messi sudafricano. Questa tappa non sembra regalarci ancora un calciatore che assomigli anche solo vagamente a Messi e ormai ho perso le speranze.
In Camerun il Lionel Messi di turno è... Lionel Messi. Eh, sì. Lionel Messi Nyamsi, difensore (esatto, difensore) del Ramonville, passato per le giovanili dell'Angers. C'è chi gli da 27 anni, chi 25, fatto sta che il giocatore non sembra abbastanza giovane da essere stato chiamato così proprio in onore dell'argentino, quindi le soluzioni a questo dilemma sono due: o ha cambiato il suo nome con un intento pubblicitario (tentativo non riuscito), oppure i suoi genitori avevano uno strano gusto per i nomi e grandi capacità in divinazione. Torniamo ai giocatori che perlomeno giocano in attacco, in Nigeria, con Rabiu Ibrahim, una delle grandi promesse del calcio africano, onnipresente in tutte le liste che tra il 2005 e il 2009 segnalavano i migliori giocatori africani da tenere d'occhio. Si rivelerà un bluff di dimensioni colossali, nonostante le buone capacità atletiche, e finirà, dov'è ora, allo Slovan Bratislava, con alle spalle squadre come Sporting Lisbona, Psv, Gent e Celtic.
Il Ghana, finalmente, ci regala quello che è quantomeno un vero calciatore, Christian Atsu. Qualcuno forse se lo ricorda al Chelsea, dove arriva dopo le ottime sensazioni offerte con le maglie di Rio Ave e Porto. A Londra purtroppo non rispetterà mai le aspettative e comincerà un viaggio in prestito tra Olanda, Inghilterra e Spagna che lo riporterà al Newcastle, dove è stato un titolare inamovibile fino all'anno scorso. Atsu è un'ala sinistra mancina, veloce e brava nel dribbling, ma non è mai riuscito a superare la barriera del discreto, rimanendo impantanato in prestazioni che non si addicono al Messi ghanese e in una squadra che raramente ha puntato in alto. Andiamo in Nord-Africa, più precisamente entriamo in Algeria, da sempre patria di giocatori pazzi che del dribbling e della bellezza fumosa ne hanno fatto un marchio. Abdelmoumene Djabou ne è un perfetto esempio. Bassino, skill da videogame, posizione in campo identica alla Pulce, è lui il Messi algerino. E qui, nonostante una carriera che non è quasi mai andata oltre la terra natia, non possiamo che esserne sicuri al 100%, dato che a dirlo è anche uno che Messi lo conosce abbastanza bene: Pep Guardiola. Che si sa, ha sempre belle parole per chiunque.
Siamo in dirittura d'arrivo, penultima tappa del nostro viaggio è la Tunisia e il Messi che incontriamo è Youssef Msakni, ennesimo dribblomane che non è mai riuscito ad arrivare a grandi livelli, nonostante il soprannome tutto youtubiano di Messi tunisino. Nella sua storia anche diversi interessamenti di squadre europee, che hanno convinto l'avido Al-Duhail ad aumentare la sua clausola rescissoria, ottenendo però un educato "No, grazie" dalle pretendenti. Chi troppo vuole...
Ultimo gradino da scavalcare, l'Egitto che ci presenta il suo Walid Soliman, su cui non mi spenderei troppo in reiterati elogi alle sue qualità nel dribbling e nella visione di gioco e in altrettanto reiterate descrizioni di una carriera che non è mai uscita dai confini nazionali, neanche a livello di cronaca. Perlomeno, Soliman è effettivamente molto simile a Messi nel ruolo e nella posizione (ha giocato anche lui ala e falso nueve) e questa è una notizia che mi riscalda il cuore, arrivati a questo punto. E no, Momo Salah, per me, non è il Messi egiziano, non lo accetto. Forse perché lo considero un giocatore talmente straordinario che ritengo sia necessario allontanarlo dai confronti con gli altri, forse perché sembra meno completo del capitano del Barcellona, forse perché, alla fine, mi sono affezionato a questi Messi deludenti, scarsi o che neanche giocano a calcio.
Anche l'Africa è fatta, forse il viaggio dove trovare dei Messi è stato più difficile. Lionel Messi Nyamsi rimarrà per sempre il mio preferito, per via del mistero che circonda il suo nome, ma tra tutti il giocatore più interessante è stato l'algerino Djabou, i cui video su YouTube mi fanno venir voglia di diventare direttore sportivo e acquistarlo istantaneamente, sapendo benissimo che sarebbe come una roulette russa: o è un campione, o è un brocco. Ma neanche in lui ho riconosciuto, sulle spalle, un 10 dell'Albiceleste. Siamo quasi arrivati alla fine del nostro viaggio intercontinentale, adesso mancano solo le Americhe, la casa dell'originale. Magari Messi è Messi per qualcosa che c'era nell'aria quando è nato, oppure no? Magari avvicinandoci alla sua casa troveremo davvero qualcuno che quel soprannome se l'è meritato tutto! Per la prima volta, ritrovo la speranza.
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