Magie e apnea azzurra: Barella e Insigne incantano, Spinazzola si sacrifica. L'Italia è in semifinale
Neanche il tempo di rifiatare, rimasti senza respiro dopo i rigori tra Spagna e Svizzera, e ci si sposta virtualmente all'Allianz, e ci si sposta con tutt'altro coinvolgimento sui quarti di finale contro il Belgio di Lukaku e De Bruyne. Un De Bruyne nascosto alle telecamere da Martinez, con membri dello staff che ne negavano persino l'esistenza in settimana e si voltavano altrove di fronte ad apposita domanda sul suo utilizzo. Il simbolo del Bayern in bella vista sugli spalti stride con la quantità di azzurro che dipinge lo stadio bavarese, le dimensioni di Lukaku stridono con l'intenzione di frenarlo: anche inginocchiandosi prima del fischio d'inizio rimane imponente.
GIGIO PRESENTE - E i primi istanti sono da brivido. Lukaku vede l'Italia e pensa all'Inter, alle sgroppate in campo libero, tutte immagini note ai tifosi italiani e, adesso, per niente desiderabili. Dopo momenti di smarrimento iniziale prende campo l'Italia, si ricorda quali armi usare per aggirare l'aggressività e la fisicità dei belgi, ma proprio come con la Svizzera nel girone fa i conti con un grido strozzato in gola: Bonucci segna, corre, si sciacqua la bocca, ma il VAR preme rewind e annulla tutto per fuorigioco di Chiellini e Di Lorenzo, autori di deviazioni influenti. L'Italia tiene palla ma tergiversa, Immobile prova a imitare Lukaku spalle alla porta ma gli esiti sono quelli immaginabili, De Bruyne e il vero Lukaku vanno avanti a folate e chiamano Donnarumma a due ottimi interventi. Gigio poco impiegato fin qui agli Europei? Oggi il film sembra diverso.
DUE MAGIE E UN BOCCONE AMARO - Chiellini e Bonucci si danno il cinque per ogni singolo attimo in cui Lukaku viene controllato e fanno bene. Ed evidentemente a Barella fa bene allenarsi con Lukaku perché difende il pallone, fa una magia, se lo porta avanti e col destro batte Courtois: è tutto buono, Vialli può correre ad abbracciare Mancini, è il 33'. E allora alle magie si risponde con le magie: Chiesa prova il tiro a giro, recuperando palla al limite e sfiorando la porta, ma poi Insigne gli spiega come funziona e, dopo aver saltato Tielemans, fa partire il suo tiro, quella parabola lì che ormai conosciamo a memoria, e supera Courtois. Neanche il tempo di gioire e arriva la doccia fredda: Di Lorenzo accenna una spinta su Doku, il piccolo belga vola via e l'arbitro dà rigore. Lukaku è freddo dal dischetto, non sbaglia del resto un rigore da Euro 2000, e regala così un intervallo agrodolce agli Azzurri, rischiando di invertire l'inerzia del match. Ovvero: come essere in vantaggio ma non poterselo godere.
SPINAZZOLA, PROVVIDENZA E LACRIME - L'Italia sa di non doversi far prendere dal nervosismo e riesce a seguire quanto di buono fatto nel primo tempo, Mancini dal canto proprio è una maschera: lo vedi nella pubblicità delle Poste, col suo sorriso rassicurante, e ti stupisci a vederlo turbato, spiritato a bordocampo. Quando Lukaku è solo davanti alla porta, a pochi passi dal gol, c'è chi vede già la rete gonfiarsi ma Spinazzola no, devia con muscoli che neanche sapeva di avere e viene schiaffeggiato dai compagni per riconoscenza, nei successivi 5 minuti. Una riconoscenza che al 66' potrebbe tramutarsi in devozione eterna, il tiro al volo dell'esterno giallorosso però esce e non di molto. Nel finale esce Immobile e dentro Belotti, Mancini poi è costretto a togliere Spinazzola: l'esterno si invola a velocità supersonica e inciampa, capisce subito l'entità del problema e, a terra, scoppia in lacrime. Di fatto capisce che il suo Europeo finisce qui, comunque vada questo quarto di finale.
Il finale è un'affannosa e lunga attesa del triplice fischio, i cinque minuti di recupero paralizzano l'orologio, e Mancini dimentica il 4-3-3, il controllo sulla partita e la leggerezza: dentro Toloi, fuori Chiesa ed è apnea. Un'apnea che diventa gioia: corner, anche Courtois in attacco, ma la palla è fuori e Donnarumma non aspetta neanche il fischio finale. Esulta come un forsennato, è fa bene: l'Italia è in semifinale.