Bergomi a cuore aperto, da Calciopoli ad un ritorno all'Inter... impossibile
Per tutti è Lo Zio, ma Beppe Bergomi, oltre ad essere un apprezzato telecronista di Sky, è soprattutto l'ex capitano dell'Inter. Intervenuto con una lunga intervista a Radio Nerazzurra ha parlato di tutti gli argomenti che riguardano la sua ex squadra, anche dei motivi che non gli hanno permesso di ritornare da dirigente.
Il compagno a cui sei più legato e quello più ingestibile?
"Con Riccardo Ferri siamo arrivati nello stesso giorno, a 14 anni. Abbiamo fatto quasi tutta la carriera assieme e siamo amici ancora adesso. L'ingestibile direi Centofanti, ma anche Nicolino Berti che ingestibile lo direi ancora. Il più simpatico di tutti dico Nazareno Canuti, poteva stare un'ora a preparare uno scherzo da farti".
Si può pensare a un cambio di modulo per l'Inter?
"A partita in corso si può provare a cambiare, ma ora che già sei in ritardo toccare dei meccanismi diventa difficili. Capisco Conte, anche se in alcune situazioni si potrebbe pensare a dei piccoli spostamenti. Se passi a quattro devi comunque abituare i terzini a giocare in maniera diversa".
Ronaldo aveva punti deboli?
"E' stato il giocatore con la tecnica in velocità più forte che ho visto. Noi sapevamo che era immarcabile - si legge su fcinternews.it -. Un giocatore così non l'ho mai visto. Il più forte in assoluto per me è stato Matthaus perché aveva la mentalità vincente, ma Ronaldo è stato straordinario".
Avete mai toccato con alcuni ex calciatori della Juventus l'argomento Calciopoli?
"E' un argomento abbastanza spinoso, spesso cercano di sorvolare. Io nei miei anni non ho vissuto Calciopoli, ma nel '98 sentivi che qualcosa non quadrava nel sistema. Non so se sono negazionisti, ma quell'anno la Juventus era talmente forte che poteva vincere anche in maniera diversa. Mi fermo qui".
Quale mister ha raccolto meno consensi di quanto meritato all'Inter?
"Io sono legato un po' a tutti. A Gigi Simoni sono legatissimo, ha fatto un grande lavoro e forse non glielo hanno fatto completare. Non so se l'anno con Simoni saremmo andati avanti in Champions. E' vero che siamo stati eliminati dal Manchester United in una partita particolare, soprattutto quella d'andata. Io a 35 anni ho fatto un Mondiale alla fine di quella stagione. Si è presentato dicendomi che non gli interessava dell'età ma come si giocava e io feci un anno straordinario. Poi l'unico allenatore per cui ho pianto è stato Gigi Radice. Dopo una partenza pessima siamo andati tutti da Mazzola e Beltrami per chiedere di tenerlo. Da lì siamo arrivati terzi ma col cambio di proprietà Pellegrini aveva già contattato Castagner".
Quanta fatica fai ad essere super partes quando fai le cronache dell'Inter?
"Ieri sera ho fatto un collegamento con un oratorio ed è venuta fuori questa domanda. Dico sempre le stesse cose: io nel cuore ho la mia squadra, ma lavoro per una tv che vive di abbonamenti. Loro fanno ricerche di mercato, quando tu firmi un contratto devi andare con le tue conoscenze, essendo più imparziale possibile. Anche la critica è sempre fatta in maniera costruttiva, tutti non li puoi accontentare. L'anno scorso ho fatto un percorso con l'Atalanta, mi sono divertito tantissimo ma non se n'è accorto nessuno. Se parlo di Inter e Juventus subentrano dei problemi, ma questo lo sa anche l'azienda. Poi quello che ho nel cuore lo so io".
Una valutazione su Eriksen.
"Il modulo lo condiziona, ne sono convinto anch'io. Il problema nel cambiarlo sono le due punte, che sono la forza dell'Inter. In un 4-2-3-1 dove metti quello che resta tra Lautaro e Lukaku? Per me Eriksen è un "sotto leader", che ha bisogno di sentirsi coinvolto sennò fa fatica. Però onestamente dal Tottenham avrei preso Son o Kane, non Eriksen. Son se viene all'Inter fa bene. Io ho avuto a che fare con Bergkamp, la società mi ha chiesto di aiutarlo. Uscivo con lui e la moglie, ho provato a insegnargli l'italiano ma l'ha imparato la moglie e non lui. Figurati se ce l'ho con Eriksen, se fa bene io sono felice ma vedo che fa fatica a incastrarsi in questo sistema di gioco e nella nostra cultura calcistica. Se ci pensi in passato le scelte di Moratti andavano verso tipi di giocatori come Baggio, Djorkaeff, Recoba. Forse la storia dell'Inter va più verso i Matthaeus o i Barella, però Beccalossi ha fatto bene. Dipende sempre da cosa hai dentro. Ripeto che se Eriksen dimostra di poter far bene sono il primo ad essere contento. All'Inter mi hanno detto che era un'opportunità di mercato, ma l'ha voluto Conte? Non lo sapremo mai".
Ti aspettavi l'esplosione di Lukaku?
"Assolutamente perché nel nostro calcio quelli che vanno sopra l'1.90 dominano. La forza fisica fa la differenza. Ibrahimovic se lo porti in Inghilterra non va così bene. Ieri mi hanno chiesto per la Gazzetta se sarà più determinante Lukaku, Ibrahimovic o Ronaldo e io ho detto l'interista perché condiziona ancora di più il gioco della squadra".
Se l'Inter ti chiamasse ti piacerebbe lavorare per il club?
"Per me è finita, nel senso che mi sono messo il cuore in pace. L'ultimo ad averci provato è stato Sabatini. Gli ho detto anche delle incomprensioni del passato, che nascono sempre dalle telecronache. Alla fine mi ha detto che non c'erano le possibilità e allora mi sono messo il cuore in pace. Chi ci ha provato ancora di più è stato il povero Giacinto Facchetti ma non c'è stato nulla da fare".
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