Braccetti a sorpresa e interni da inventare: spunti dal ritiro della Fiorentina

Palladino chiamato a fare di necessità virtù: le due soluzioni che meritano attenzione
Fiorentina v Reggiana - Pre-Season Friendly
Fiorentina v Reggiana - Pre-Season Friendly / Gabriele Maltinti/GettyImages
facebooktwitterreddit

Quando si fa propria la divisione giochisti-risultatisti, nel valutare l'operato di un allenatore, si perdono per strada diverse altre categorie - probabilmente più efficaci - in grado di restituirci il profilo di un tecnico (nelle sue intenzioni o per circostanza). Ci sono i gestori, ci sono gli alchimisti, ci sono al contempo gli inventori, per scelta o per necessità, che si trovano a mettere mano sul materiale umano a disposizione e ad avviare una tensione tra idee astratte e possibilità concrete. Si parte da due punti fondamentali e inaggirabili: il mercato racconterà presto una storia diversa da quella attuale e, in secondo luogo, gli input tattici iniziali avranno modo di mutare forma nell'arco dei mesi. La Fiorentina è alle prese con tutti gli squilibri che caratterizzano le squadre nella loro fase embrionale, quella nel vivo del mercato: c'è carenza di interpreti in dati ruoli e - per contro - c'è abbondanza in altre zone del campo.

Roffaele Palladino
Palladino studia la sua Fiorentina / Gabriele Maltinti/GettyImages

La carenza è evidente e riguarda il centrocampo, pensando ai due interni che agiranno nel 3-4-2-1 di Palladino: Mandragora e Bianco sono i due unici elementi "di ruolo", ci sono poi un Infantino mai realmente coinvolto nel progetto (e comunque adattato) e un Amatucci che potrebbe nuovamente partire in prestito. Il mercato, come si accennava, regalerà verosimilmente due elementi che vadano a rimpiazzare i vari Arthur, Lopez, Duncan e Bonaventura ma - per non doversi svenare sul mercato a caccia di ulteriori interpreti - può tornare utile una soluzione tattica diversa (non inedita in toto ma certo inattesa). Ci riferiamo alla possibilità che Antonin Barak, recentemente rientrato dalle vacanze post-Europeo, agisca da interno e non da trequartista nel 3-4-2-1.

Un ritorno al passato

Il ceco, in viola così come nella precedente esperienza a Verona, si è mosso come trequartista nel 4-2-3-1 e nel 3-4-2-1 oppure come mezzala in un 4-3-3: tutte situazioni in cui Barak ha avuto modo di far valere le proprie doti tecniche e d'inserimento, con altri calciatori dediti alla fase d'interdizione e più coinvolti in fase di non possesso. Trovandosi a vestire i panni dell'interno nel 3-4-2-1, verosimilmente accanto a Mandragora, Barak dovrebbe riappropriarsi di compiti più frequentati in passato, con particolare riferimento all'esperienza con la maglia dell'Udinese: si trovò ad agire da interno nel 4-4-2 o persino da regista in un 3-5-2, situazioni tattiche poi abbandonate nel corso del tempo (avanzando il raggio d'azione). Palladino immagina dunque un ritorno al passato ed è probabile che approfitti della tournée inglese dei viola per provare Barak accanto a Mandragora, alternandolo a Bianco (la cui conferma in rosa non è ancora del tutto scontata).

Antonin Barak
Antonin Barak / Marco Canoniero/GettyImages

L'intelligenza tattica e la tecnica permettono a Barak di poter ricoprire anche quel ruolo, come fatto nei suoi esordi italiani, ma il ritmo talvolta compassato porta con sé qualche perplessità: il piede e l'intelligenza calcistica sono dalla sua parte, il passo non appare però in grado di dare quel dinamismo che servirà alla mediana di Palladino. Diventa interessante riprendere quanto affermato dallo stesso Barak a La Gazzetta dello Sport nei suoi primi mesi in Italia, proprio parlando del ruolo: "Mi sento un numero 8, interno di centrocampo. Noi cechi consideriamo regista il numero 6. Però accetto di giocare ovunque, non mi dispiace muovermi da numero 10, ma sono un 8". Parole che, adesso, possono fare da base di partenza "logica" per l'intuizione di Palladino e per i suoi tentativi estivi. Dalle invenzioni dettate dalla carenza a quelle, per certi versi ancor meno prevedibili, connesse all'abbondanza e alla volontà di trasformare un dualismo (anzi due) in collaborazioni virtuose.

L'esempio di Inzaghi

Si tratta in questo caso di un esperimento a cui ci stiamo abituando, valutando il lavoro fatto al Viola Park dal 10 luglio e le due amichevoli disputate: Dodò, Kayode, Biraghi e Parisi tutti insieme in campo, due come laterali e due come braccetti nella difesa a tre. Dodò e Parisi, per qualità tecniche e abilità nel saltare l'uomo, hanno agito da "quarti" di centrocampo, Kayode e Biraghi si sono reinventati come braccetti rispettivamente a destra e sinistra. Il ritorno di Martinez Quarta e l'arrivo di Pongracic ci portano a pensare che l'esperimento sia episodico: il terzetto titolare sarà quello composto da Quarta, Pongracic e Ranieri, senza bisogno di adattare altri interpreti. Rimane però la possibilità di trovare soluzioni alternative, soprattutto se Valentini arrivasse solo a gennaio: non si esclude che, anche a partita in corso, si possano veder coesistere - almeno su una delle due corsie - interpreti all'apparenza inconciliabili e solo concorrenti.

Domilson Cordeiro dos Santos known as Dodo, Michael Kayode
Dodò e Kayode insieme in campo? / Gabriele Maltinti/GettyImages

Si sottolinea tra l'altro come lo scopritore di Kayode, Andrea Ritorni, abbia affermato (a Radio Bruno) di vedere come coerente l'utilizzo del giovane viola come braccetto: la coesistenza con Dodò può essere virtuosa, pur dovendo tenere a bada l'esplosività in fase di spinta avrebbe comunque modo di sovrapporsi al brasiliano. D'altro canto è possibile anche immaginare per Biraghi una traiettoria funzionale al finale di carriera, quella che lo vedrebbe arretrare il raggio d'azione e concedersi meno sgroppate sulla fascia sinistra per agire appunto tra i tre centrali. In questo senso torna utile l'esempio dell'Inter di Inzaghi, con Dimarco, Carlos Augusto e Darmian in grado di disimpegnarsi sia come esterni a tutta fascia che in posizione più arretrata: un'ispirazione che Palladino sembra aver intercettato e su cui lavorerà ancora, per capire quanto sia replicabile anche fuori dal contesto delle amichevoli.

feed