Il business delle scuole calcio: ecco come (non) crescono i giovani
La mancata qualificazione a Qatar 2022 porta ognuno di noi a riflettere sullo stato del calcio italiano. Non basterebbero infatti l'esonero del Commissario Tecnico o le dimissioni di questo o quel dirigente: per risollevare le sorti del pallone nella Penisola bisogna lavorare sulle sue radici profonde e serve farlo in fretta.
In un articolo pubblicato sull'edizione odierna, La Repubblica le condizioni in cui versano le scuole calcio, ossia quelle che dovrebbero essere le fucine dei futuri giocatori della Nazionale. Il quadro delineato dal quotidiano è dei più tragici: si stima infatti che, dopo il Mondiale del 2014 (l'ultimo al quale l'Italia ha preso parte), si sono persi per strada circa 44mila iscritti.
44mila bambini che hanno smesso di giocare a pallone, questo è gravissimo. Ma com'è successo? Non è una questione di passione che viene meno nei giovani, ma una scelta obbligata per le famiglie che non riescono più a sostenere gli enormi costi che seguire una scuola calcio comporta. Sempre La Repubblica rivela infatti che un'academy arriva a pesare per 800-900 euro l'anno d'iscrizione per bambino: una cifra che non tutti possono permettersi.
Queste somme però non vengono neanche investite a livello giovanile, perché spendere quasi 1000€ all'anno per usufruire di impianti all'avanguardia, personale preparatissimo, trasferte pagate e ogni altro tipo di vantaggio sarebbe anche spiegabile; invece le quote d'iscrizione servono per finanziare le prime squadre che, nella stragrande maggioranza dei casi, militano in promozione.
In questo modo "calciatori" di 30/40 anni godono di qualsiasi tipo di comfort, mentre i bambini si ritrovano a cambiarsi in spogliatoi fatiscenti, a doversi pagare tutte le trasferte e a seguire gli ordini di allenatori improvvisati. Per rientrare infatti nelle spese i responsabili delle scuole calcio non si rivolgono nemmeno più ad allenatori veri e propri, ma si appellano a semplici appassionati che si improvvisano ogni domenica.
Quando i ragazzi entrano in un'età più matura il business si fa persino più losco. Capita puntualmente che giovani di 20 anni debbano pagare di tasca propria per poter sostenere un provino oppure per firmare un contratto con quello o l'altro club. Visto che i contratti sono vincolanti fino ai 25 anni, spesso bisogna pagare anche per cambiare squadra. Si parla di migliaia di euro, che ovviamente circolano in nero, che passano nelle mani di dirigenti senza scrupoli.
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