Calvo (dirigente Juventus) sul main sponsor e sulla situazione economica bianconera
Francesco Calvo, managing director revenue & football development, in una lunga intervista a Forbes ha parlato della situazione economica della Juventus dopo l'esclusione dalle competizioni europee della scorsa stagione. Si è arlato anche di sponsor, di futuri ricavi legati al Mondiale per Club, di infrastrutture e diritti televisivi.
"Sono stati due anni molto complicati in cui abbiamo registrato, a causa dei dieci punti di penalizzazione, perdite tangibili da circa 115 milioni di euro e intangibili legate al brand e alla sua appetibilità sul mercato. Se il mondo del calcio ha la memoria corta, perché legato ai risultati, lo stesso non si può dire dell'industria delle sponsorizzazioni dove la reputazione del brand e la programmazione sono fondamentali. Siamo stati penalizzati perché non abbiamo avuto modo di programmare, ma le sensazioni sono positive: abbiamo diverse trattative in fase avanzata".
La Juventus può contare su una base ottima "grazie ai tanti investimenti degli ultimi anni. Da quelli legati alle persone a quelli infrastrutturali, stimati in circa 200 milioni di euro: lo stadio, i centri sportivi, la sede, il J Medical, il J Hotel, fino a tutto l'ecosistema digitale sfociato nella nascita di Juventus Creator Lab".
"Oltre ad aver intrapreso una strategia opposta rispetto ad altri club, abbiamo avuto il merito di cavalcare la spinta dell'arrivo di Cristiano Ronaldo. Operazione che nonostante la pandemia ci ha permesso di accrescere la rinoscibilità del brand nel mondo".
"Il calcio segue il ritmo di crescita del proprio Paese e in Itala il PIL non ha subito rialzi importanti negli ultimi anni. Aggiungiamo anche la competitività degli operatori, lo scarso sviluppo tecnologico, le infrastrutture del Paese e la mancanza di integrazione con i servizi di connettività, aspetto molto impattante all'estero. Non dimentichiamo poi i costi degli abbonati, che al di fuori dell'Italia sono molto più alti, la pirateria su cui però si sta facendo un ottimo lavoro, e la scarsa managerialità all'interno dell'Assemblea di Lega".
"C'è la necessità di rivedere i format di tutti i campionati professionistici. Il sistema italiano così come è, è economicamente insostenibile. Basti pensare che una squadra di Lega Pro perde in media 1,5 milioni di euro l'anno, fatturando dai 2 ai 4 milioni di euro. Bisognerebbe rivedere tutto ciò che concerne le mutualità e incentivare una revisione dei contratti di lavoro, che devono essere flessibili- Se una società retrocede dalla Serie A alla Serie B deve poter dimezzare le cifre dei contratti dei lavoratori".
"Al termine della stagione 2025-26, che si concluderà con i Mondiali negli Stati Uniti, Canada e Messico, i calciatori - stipendiati al 100% dai club - giocheranno per il 75% del tempo con le loro squadre e il 25% con le nazionali e i rischi sono tutti a carico dei club. Non va bene".
I club in mano a proprietà straniere "è una tendenza che permette al sistema Italia di aumentare gli investimenti infrastrutturali. Lo stiamo vedendo con il Viola Park della Fiorentina e con i progetti degli stadi di Bologna e Roma. L'industria sport in Europa è ancora molto frammentata perché è più concentrata sui risultati sportivi che sul business. C'è più opportunità di scovare opportunità di investimento rispetto agli Stati Uniti, dove le cifre in ballo ormai sono da capogiro".
"Il Mondiale per Club 2025 è una grande opportunità per noi, ma parlare adesso di cifre è impossibile. Ci sono stime di ricavi e di costi, ma ancora non si sa nulla sulla redistribuzione. Il nuovo format della Champions League sarà divertente, interessante e imprevedibile. Ovviamente sono tutte analisi che si faranno successivamente. Sono molto curioso perché rappresenta un grosso passo avanti".