Cambio di mentalità o fortuna: come ci sono arrivate cinque italiane in semifinale?
L'Italia alla conquista dell'Europa. L'abbiamo letto quasi ovunque, e ormai a ragione. La Serie A è in Semifinale in tutte e tre le competizioni europee. In Finale di Champions ci sarà sicuramente un'italiana, con il derby milanese che deciderà quale tra Inter e Milan. Per arrivare all'ultimo atto di Europa League, saranno invece Juventus e Roma ad affrontare, da favorite, rispettivamente Siviglia e Bayer Leverkusen. Resta la Fiorentina, che giocherà con il favore del pronostico contro il Basilea, 8 anni dopo l'ultima Semifinale europea dei viola.
Percorsi illustri, stentati, a tratti anche fortunati. Percorsi invece interrotti per la prima e la seconda della nostra Serie A (Napoli e Lazio) in modi differenti. Gli azzurri sono stati eliminati ai Quarti di Champions dal Milan, dopo aver brillato nelle precedenti 8 partite. I biancocelesti sono invece retrocessi in Conference League e, dopo aver superato i Playoff contro il Cluj, hanno perso nel doppio confronto con l'Az Alkmaar, oggi semifinalista.
Su 12, ne restano 5, e non può trattarsi di casualità, o forse sì? In uno sport caotico come il calcio è indubbio che il fattore caso non possa essere messo da parte. La domanda che sorge spontanea è però la seguente: "l'Italia ha colmato il gap con gli altri paesi in Europa?". Probabilmente ancora no, per quanto riguarda la Champions League (raggiungere lo status di Manchester City o Real Madrid non è una condizione che si può costruire in un anno). Per Europa e Conference League invece si può affermare le squadre di Serie A si può affrontare un discorso diverso. Le italiane rientrano tra le compagini principali, prima e dopo i gironi. Analizziamo il percorso di ognuna.
Milan
Un girone alla portata, contro Chelsea, Salisburgo e Dinamo Zagabria, iniziato bene, stentato in mezzo e concluso nel migliore dei modi. Poi la doppia sfida con il Tottenham agli Ottavi nel momento peggiore della recente storia rossonera. Il confronto con Antonio Conte ha dato stimoli e consapevolezza a un Milan che a gennaio aveva perso la bussola. Ritrovati mentalmente i suoi ragazzi, Pioli ha punito la squadra più forte del campionato ai Quarti di Finale, meritando, con un po' di fortuna e una grande svista arbitrale. I rossoneri sono la compagine con più individualità importanti in Italia che, quando giocano insieme per la stessa causa, sono in grado di alzare l'asticella verso vette che forse non abbiamo ancora visto.
Il bagaglio la squadra di Pioli l'ha riempito l'anno scorso, costretta a digerire l'eliminazione nel girone di Champions. Poi la vittoria della Serie A da sfavorita e una crescita che sembrava essersi interrotta. Alla fine non era così, si è visto nelle notti europee.
Inter
Le squadre possono avere diverse facce. L'Inter ne ha, semplificando, principalmente due. C'è quella di squadra fragile, incapace di uscire nel breve dai momenti critici; e quella di squadra perfetta nella gara secca, capace di battere chiunque, o almeno spaventarlo. Fuori il Barcellona dal proprio girone di Champions, i nerazzurri nel percorso europeo hanno perso soltanto due partite (entrambe indolori contro il Bayern Monaco). Tra Ottavi e Quarti la squadra di Inzaghi ha traumatizzato il Portogallo eliminando sia Porto che Benfica, con prestazioni sorprendenti a cui non ha mai smesso di alternare figuracce in campionato.
Superata però la metà di aprile, giocare determinate partite è l'unica cosa che conta. L'Inter, molto diversa da quella che si immaginava a inizio anno (con Darmian, Acerbi, Dimarco, Mkhitaryan e Dzeko titolari) le giocherà e, anche eventualmente perderle sarà fondamentale per la crescita futura.
Juventus
Discorso completamente diverso per la Juventus che ha vissuto una stagione tremendemente particolare. Le vicende extracampo hanno investito il club bianconero, sommerso di critiche per il mancato passaggio del turno nel girone di Champions League, e poi esaltato per i i risultati in Serie A e in Europa League. Nella seconda competizione europea la squadra di Allegri non ha mai perso, passando il turno senza problemi con Nantes e Friburgo, e in modo un po' rocambolesco contro lo Sporting Lisbona.
A questi livelli un po' di fortuna non deve mancare, ma non è ovviamente l'arma principale a cui deve affidarsi una squadra come la Juventus. C'è una solidità che mancava da anni, un Di Maria in più, un Danilo e un Rabiot mai visti prima. In EL i bianconeri sono scesi da favoriti, insieme a Barcellona e Arsenal, e sono gli unici a essere rimasti.
Roma
In Europa la Roma di José Mourinho si trasforma. Lo abbiamo visto l'anno scorso in Conference, quando c'erano dei dubbi leciti riguardo al valore degli avversari. Lo stiamo constatando nella stagione corrente in Europa League, in cui il livello è indubbiamente più alto e in cui i giallorossi stanno dimostrando ciò che tutti i tifosi speravano a inizio stagione. Nel girone c'è stato qualche inciampo che ha costretto Pellegrini e compagni al secondo posto.
Nella fase finale però i giallorossi hanno overperformato, segnando 8 gol in 6 partite e subendone 3. La Roma ha perso (immeritatamente) due partite fuori casa (contro il Salisburgo e il Feyenoord) per poi ribaltare il parziale altrettante volte nella bolgia dello Stadio Olimpico. Fuori casa non segna, in casa è devastante. Una squadra che si fa guidare da José Mourinho e dai suoi tifosi, verso un altro sogno europeo che a inizio stagione si divideva tra dubbi e speranze.
Fiorentina
Speranze d'Europa che la Fiorentina ha costruito passo dopo passo, mettendo in campo prestazioni sempre più convincenti in Conference League e di conseguenza anche in campionato. Un cammino stentatissimo nel girone d'andata di Serie A, ha avuto come opposto quello quasi perfetto nella fase a gruppi della terza competizione europea. La Coppa è iniziata ad agosto e ha aiutato la squadra viola, cresciuta nel tempo, per diventare ora una delle due favorite alla vittoria finale.
Dalle qualificazioni contro il Twente alla sconfitta in Turchia, passando per i turni a eliminazione diretta Braga, Sivasspor e, ultimo, Lech Poznan, che ha causato uno spavento non indifferente al Franchi. Anche le sconfitte a volte aiutano a crescere, ma a volte è meglio spaventarsi soltanto, soprattutto quando le chances di portare a casa il trofeo sono veramente concrete.