Cardinale esclude la cessione del Milan e dice la sua sul futuro di Pioli

Gerry Cardinale
Gerry Cardinale / Scott Taetsch/GettyImages
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Sono molti i temi toccati da Gerry Cardinale nell'intervista concessa a Il Corriere della Sera. Il numero uno di RedBird ha infatti parlato della recente vittoria del Milan nel match di Europa League contro il Rennes, per poi spostarsi su temi extra-campo, come la costruzione del nuovo stadio e le voci circa una possibile cessione del club rossonero.

Sulla vittoria convincente in Europa League: "Sono molto soddisfatto di quello che ho visto, partite così danno ai giocatori tanta fiducia, ci voleva. Malgrado i molti nuovi innesti il gruppo sta facendo progressi”.

Sul futuro di Pioli: “Abbiamo cambiato tanto e ci vuole tempo per creare un team coeso. Siamo comunque in crescita, vicini al secondo posto, e di questo va dato merito a giocatori, staff, allenatore. Sarò soddisfatto quando vinceremo la Champions. Manon essere contento in un certa fase non si traduce necessariamente nel licenziare l’allenatore. Credo che Pioli stia facendo un buon lavoro in una situazione non facile, con una squadra molto rinnovata, non cedo alla tentazione di licenziare qualcuno tanto per cambiare qualcosa.Io dico: il campionato è ancora lungo, può succedere di tutto, stiamo a vedere. Dobbiamo migliorare in tante cose, con gli infortuni per esempio. Tutti, a partire da me, devono fare un lavoro migliore. Ma io non mi licenzierò, sarò qui per tanto tempo. Nessuno vuole vincere più di me”.

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Sulla possibile cessione del Milan: "Voglio essere categorico: è completamente falso. Sono qui per starci a lungo, ho un lavoro da fare. Mi sono impegnato a riportare il Milan in vetta alla serie A e all’Europa e non mi fermerò prima di aver raggiunto questi risultati. E quando li avremo raggiunti, vorrò raggiungerli ancora. È per i tifosi che mi dispiace, perché vengono indotti a pensare a un’instabilità che non c’è ventilando cambiamenti non veritieri nella struttura societaria. Io non mi lascio distrarre e resto concentrato sulle cose da fare. Prenda ad esempio anche la storia del vendor loan sottoscritto con Elliott; sono io che l’ho voluto, perché Elliott ha fatto un grande lavoro. Nessuno mi ha messo una pistola alla tempia. Si può non essere d’accordo con le mie strategie, ma non inventarle. Sono un esperto di corporate finance: supporre che a 18 mesi da queste scelte io stia incontrando difficoltà è privo di fondamento. Sarebbe meglio stimolare dibattiti su come riportare la Serie A a essere un campionato di riferimento, o sull’importanza per i club di stadi moderni”.

Sul nuovo stadio: “Sono molto soddisfatto dei progressi che stiamo facendo, decisamente tanti in 18 mesi, per arrivare a costruire il primo nuovo stadio in Italia dal 2011, con 70.000 posti. Riconsiderare San Siro? Non credo a questo punto, ma ogni opzione merita attenzione”.