Che tipo di centravanti serve alla Fiorentina di Italiano? Idee e suggestioni
Trovare un compromesso equilibrato, un giusto punto di vista, in mezzo a due visioni diametralmente opposte non è una missione semplice ma, d'altro canto, resta spesso valido il presupposto secondo cui la verità si troverebbe "nel mezzo". Le due versioni in questione sono facilmente riassumibili: da un lato Rocco Commisso ritiene che Cabral e Jovic abbiano sostituito degnamente Vlahovic, valutandone rendimento e costi, d'altro canto tra tifosi e addetti ai lavori serpeggiano voci critiche che, tutt'ora, vedono un "caso centravanti" che affligge la Fiorentina, un caso che richiede una reazione sul mercato.
C'è del vero in entrambe le versioni, pur con tutte le forzature del caso e le strategie retoriche atte a portare acqua al proprio mulino, a rafforzare la propria tesi. A livello economico è complesso dar torto a Commisso, Cabral e Jovic del resto hanno comportato un investimento irrisorio rispetto ai 70 milioni (più 10 di bonus) incassati per Vlahovic nel gennaio del 2022. D'altro canto si scivola appunto nella retorica forzata quando si analizza il rendimento complessivo dei due, unendoli e facendone - nel racconto - un solo calciatore.
Il tutto diventa ancor più difficile da sostenere, sul fronte del rendimento, considerando come Vlahovic (nella prima metà di stagione 2021/22, quella in viola) abbia segnato solo in campionato 17 gol in 21 partite: Cabral e Jovic sono arrivati complessivamente a quota 14 gol segnati in un intero campionato, sommando le reti di uno e quelle dell'altro. Sostenere, dunque, che la sostituzione di Vlahovic sia andata a buon fine sul fronte del rendimento richiede un certo sforzo incentrato sulla retorica (quella che ci permette di relativizzare ogni concetto, potenzialmente) e sul dominio del bilancio rispetto al campo.
Orfani di Vlahovic?
Suona piuttosto irreale, ad esempio, immaginare che Vincenzo Italiano concordi in pieno col presidente: quel che ha rappresentato Vlahovic negli ultimi mesi prima dell'addio non è stato, successivamente, ritrovato in altri centravanti che hanno indossato la maglia viola. La Fiorentina è riuscita senz'altro a compensare degnamente, lo ha fatto grazie al collettivo, al parziale aumento dell'efficacia degli esterni in zona gol e al contributo proveniente dai centrocampisti più efficaci negli inserimenti (in primis Barak e Bonaventura).
L'assenza di Vlahovic, però, non si è fatta sentire soltanto dal punto di vista meramente statistico, quello rilevabile semplicemente osservando i numeri, ma c'è un aspetto che spesso sfugge quando si analizza l'impatto che il serbo ebbe sui viola di Italiano (dopo essere esploso già in precedenza) e l'utilità che lo stesso Vlahovic potrebbe avere anche in ottica Juventus. E qui entra in ballo anche l'interrogativo sul futuro: sul tipo di centravanti di cui la Fiorentina avrebbe bisogno qualora scegliesse di rinunciare a uno tra Cabral e Jovic.
Ciò di cui i viola sono realmente orfani non vive nei gol messi a referto ma nella partecipazione alla manovra offensiva, nel tipo di calciatore che Vlahovic era diventato nel suo ultimo periodo fiorentino: un elemento in grado di attaccare sì la profondità ma anche di fare da boa, di vestire persino i panni del regista offensivo (alla Dzeko) per ispirare gli esterni offensivi e le mezzali che si inserivano, andando a costituire un ingranaggio che né Cabral né Jovic possono rappresentare con la stessa efficacia (pur in presenza di altre doti eccellenti).
I viola dunque, ancora oggi, devono misurarsi col fantasma di Vlahovic nel momento in cui si preparano a fare delle considerazioni sull'attacco della prossima stagione: un elemento come Retegui, ad esempio, può risultare intrigante e suggestivo (anche per la fascinazione tutta argentina connessa a Firenze) ma non andrebbe a incrociare quell'identikit appena descritto. Il profilo ideale, sulla carta, potrebbe risultare alternativo sia a Cabral che a Jovic, senza ricalcare le qualità delle due prime punte attualmente in rosa: un elemento su cui valga la pena investire dovrebbe unire fisico, capacità dunque di agire di sponda, e tecnica/visione di gioco superiori rispetto alle due punte attualmente in rosa.
Fuori dai binari del mercato
Il mercato, a livello di attualità, ci propone diversi nomi accostati ai viola in attacco: da Nzola a Dia passando appunto per Retegui, tutti calciatori che - per motivi diversi - potrebbero aggiungere senz'altro qualcosa, considerandone il valore in senso assoluto (e il rapporto virtuoso con Italiano, nel caso di Nzola). Volendo invece uscire dai binari del mercato e dei nomi proposti quotidianamente, come veri tormentoni, possiamo ripescare anche due idee percorse in passato dalla Fiorentina (perlomeno nel racconto mediatico delle cose di mercato).
Un profilo emblematico, per racchiudere le necessità espresse più su, può essere quello del danese Jonas Wind, classe 1999 in forza al Wolfsburg dal gennaio del 2022 dopo le ottime stagioni al Copenaghen. Ci allontaniamo in questo senso dall'identikit del bomber puro per incontrare un calciatore che, fin dai primi momenti della carriera, ha saputo brillare per qualità nel dialogo coi compagni e per visione di gioco, facendo da boa (grazie ai quasi 190 centimetri di altezza) ma spiccando anche nel controllo e nella difesa del pallone, con quell'abilità nell'abbassarsi per poi ispirare i compagni di reparto che si è vista al meglio nell'"ultimo Vlahovic" in viola.
I limiti principali si riscontrano proprio nell'assenza di doti da centravanti puro, da animale dell'area di rigore, riferendoci al senso del gol e al movimento senza palla: un profilo come Retegui, in tal senso, darebbe senz'altro qualcosa in più. Un altro profilo accostato alla Fiorentina in passato e potenzialmente interessante, al netto del grave infortunio che ne ha compromesso per intero l'ultima stagione al Wolverhampton, può essere Sasa Kalajdzic: in questo caso spiccano ovviamente i 200 cm di altezza ma, al contempo e valutando anche solo il mero fattore statistico, si può notare come in carriera l'austriaco abbia fornito un gran numero di assist ai compagni, allontanandosi dunque dal prototipo di semplice ariete dell'area di rigore.
Sorprende, nell'ex Stoccarda, proprio il paradosso tra il fisico (potenzialmente sgraziato, considerata l'altezza) e l'armonia del suo gioco, la raffinatezza con cui interpreta il ruolo di prima punta. L'incognita principale riguarda ovviamente la condizione fisica dopo una stagione persa a causa dell'infortunio rimediato al debutto col Wolverhampton, a inizio settembre: la rottura del crociato anteriore da cui sta gradualmente recuperando, in vista della nuova stagione.
I profili di Wind e di Kalajdzic, già accostati alla Fiorentina in passato anche se non con particolare insistenza, possono rappresentare un prototipo di centravanti funzionale al gioco di Italiano, permettendo di andare a riprendere caratteristiche espresse da Vlahovic e di valorizzare ancor di più gli inserimenti dei compagni (soprattutto con l'acquisto di un esterno che si riveli più prolifico e cinico di Ikoné da unire a Nico Gonzalez).