Chi è Amir Richardson e cosa darà alla Fiorentina: ruolo, profilo e caratteristiche
In mezzo ai tanti tormentoni di mercato un posto d'onore spetta anche alla ricerca della Fiorentina di rinforzi a centrocampo, necessari per compensare i tanti addii che hanno avuto luogo fin dalle prime battute della sessione estiva. La presenza dei soli Mandragora e Bianco come elementi utilizzabili da interni (col rebus Amrabat in aggiunta) ha fatto sì che la Fiorentina assecondasse, almeno in parte, gli input di Palladino: a rinforzare la mediana viola è arrivato Amir Richardson dal Reims, dopo tante voci legate a profili diversi (come Thortsvedt e Tessmann) dati a un passo dalla società gigliata.
La storia di Amir Richardson
Se Tessmann rimandava in qualche modo a un immaginario di chiaro stampo USA, dato il suo percorso a metà tra il calcio e il richiamo del football, Richardson - perlomeno a livello strettamente biografico - non è da meno: nato in Francia, cittadinanza marocchina ma anche statunitense grazie al padre, a quel Micheal Ray Richardson che negli anni '80 ha rappresentato un elemento di spicco in NBA (coi Knicks e coi Nets) e che ha vissuto proprio in Italia gli ultimi anni di una rocambolesca carriera (radiato nel 1984 dall'NBA per positività alla cocaina).
Nel caso di Tessmann il richiamo al passato negli USA raccontava di una tensione calcio-football, prima di individuare la strada maestra nel calcio, per Richardson invece il passato nel basket di alto livello del padre non si è mai tradotto in una deviazione di percorso: "Ho cominciato subito col calcio, mia madre mi ha iscritto alla scuola e mi ci sono subito appassionato, questo è lo sport per me" ha affermato lo stesso Richardson in conferenza stampa, rivendicando il distacco dal retaggio paterno, al di là di qualche campus di basket durante l'infanzia che non ha comunque interrotto l'idillio calcistico.
Se la suggestione di un legame con l'NBA degli anni '80 esercita un ovvio fascino, così come la storia del padre capace di veder crollare una carriera negli USA per poi risorgere in Italia (tra Bologna, Forlì e Livorno), spostandoci sulla giovane carriera di Richardson si può individuare in Paul Pogba il riferimento più evidente - dichiarato a chiare lettere - del giovane centrocampista di Nizza. Del resto, anche in sede di presentazione coi viola, Richardson ha voluto ribadire - pur nella completezza del proprio repertorio - di preferire la fase offensiva a quella di contenimento, di esaltarsi quando si tratta di creare e di far valere la propria tecnica.
Le caratteristiche di Amir Richardson
I punti di connessione con Pogba s'individuano anche negli albori della carriera: Richardson è emerso proprio in quel Le Havre che diede modo a Pogba di mostrare il proprio talento (in Under 16) prima di firmare il primo contratto col Manchester United. Distaccandoci dal paragone col centrocampista della Juve, parlando di un elemento ancora da formare in modo completo, si possono notare due aspetti distintivi già importanti su cui Richardson fonda il proprio gioco: innanzitutto il controllo orientato, spesso impeccabile, e in secondo luogo (aspetto fondamentale per spiegarne le buone statistiche difensive) un'intelligenza tattica da giocatore più maturo rispetto ai suoi 22 anni.
Il tutto unito a una velocità difficile da associare a un calciatore la cui statura è prossima ai 2 metri (1,97). Ci si trova poi di fronte a una curiosa contraddizione tra quanto affermato da Richardson, la sua propensione ideale per la fase offensiva e di costruzione, e statistiche ragguardevoli dal punto di vista difensivo e del recupero palla: un vero e proprio toccasana per il centrocampo di Palladino, considerando il lavoro che chiede ai suoi interni e la capacità di ripartire al meglio dopo la conquista del possesso.
Si sottolinea come Richardson, pur essendo un mancino puro, preferisca partire da destra: come interno giocherebbe dunque sul centro-destra della metà campo, con la tendenza peraltro ad allargarsi con frequenza, arrivando ad agire quasi da esterno in fase di possesso anziché percorrere le vie centrali (non a caso ha giocato spesso da mezzala in un 4-3-3 o in un 4-3-1-2). Il fisico, al di là della statura da cestista, è tutt'altro che statuario ed è evidente che la crescita di Richardson passi anche da un lavoro legato allo sviluppo muscolare e al rafforzamento, considerando come nell'ultima Ligue 1 siano state solo tre le occasioni in cui è rimasto in campo per 90 minuti: condivide con Colpani una tendenza a non gestire al meglio le energie, calando nel finale.
Come si inserirà nella Fiorentina?
Non ci sono ambiguità o dubbi su quello che sarà il suo ruolo: interno di destra nel 3-4-2-1 di Palladino, un ruolo non certo alieno rispetto a quanto visto fin qui anche se probabilmente più di sacrificio rispetto a quello di mezzala occupato più spesso, tale da dargli più libertà in fase offensiva e più occasioni per sfruttare la suddetta tendenza ad allargarsi in fase di possesso. Una possibile coesistenza con Amrabat, per una mediana tutta marocchina, appare ideale per permettere al classe 2002 di potersi concedere qualche sortita offensiva in più, col più esperto connazionale notoriamente efficace e generoso in interdizione.
Rispetto a Tessmann, profilo apparso a un passo dai viola e poi tramontato per via delle commissioni, appare meno efficace quando si tratta di ricercare la verticalità: dà il meglio di sé invece quando si trova ad aprire il gioco col mancino, oltre che nella difesa della palla grazie all'utilizzo del corpo, come ribadito del resto dal calciatore in conferenza stampa. Le sue statistiche realizzative fin qui ci parlano di tre gol nelle ultime due stagioni, a livello di assist in Ligue 1 non è riuscito a farsi valere dopo i quattro passaggi decisivi forniti ai compagni nell'ultima stagione al Le Havre in Ligue 2 ed è evidente come non sia un calciatore da ultimo passaggio o da filtrante decisivo. Meno 10 rispetto a Pogba, insomma, ma con una tecnica notevole e un'attenzione difensiva tale da renderlo già un profilo completo (e con grandi margini di crescita).