Chi è Giuliano Simeone, il figlio del Cholo alle Olimpiadi con l'Argentina
Un sogno olimpico che allunga l'estate degli argentini, tra i tifosi più focosi del mondo soprattutto per ciò che concerne la Nazionale. Un'epoca irripetibile per essere fan della Selección del presente, con un interesse che si estende in parte anche a quella del futuro. I Giochi Olimpici di Parigi 2024 sono iniziati con una bella dose di dramma e caos nell'esordio albiceleste contro il Marocco.
Una gara interrotta innumerevoli volte, con 15 minuti di recupero e un pareggio arrivato quasi all'ultimo istante, capace di far esplodere di gioia i tifosi argentini e di rabbia quelli marocchini. Un gol irregolare, inizialmente confermato e poi annullato due ore dopo l'interruzione della sfida. La peggiore delle presentazioni per un torneo che è da anni alla ricerca di una credibilità che riduca la differenza di status con i tornei simili.
Alla fine, il risultato ufficiale è stato di 1-2 per il Marocco di Hakimi, e l'unica rete albiceleste a referto è quindi diventata quella di Giuliano Simeone, un tap-in da pochi passi capace di spianare la strada alla rimonta.
La convocazione alle Olimpiadi
Prima di giugno non era mai stato convocato con l'Argentina, nemmeno con le nazionali giovanili. Giuliano Simeone, nato a Roma il 18 dicembre del 2002, si è recentemente raccontato a Olé, citando vari passaggi della sua breve carriera, tra cui anche il momento della convocazione per i Giochi Olimpici di Parigi 2024.
Il messaggio del preparatore atletico Pablo e l'incontenibile felicità mentre era con la fidanzata; un sogno, olimpico, che diventa realtà. Nelle 3 sfide finora disputate con l'U23, il figlio d'arte ha realizzato altrettanti gol; una doppietta nelle amichevoli di preparazione con il Paraguay e il sigillo all'esordio contro il Marocco.
Nonostante si tratti di una Nazionale quasi del tutto giovanile, non è facile imporsi come titolare nel suo ruolo. Oltre alla stella del Manchester City Julian Alvaréz, a disposizione di Mascherano c'è anche l'attaccante della Fiorentina Lucas Beltrán. Non un problema per Giuliano Simeone che, interrogato sulla questione ruolo ha espresso una chiara preferenza: "Ovunque mi mettano darò il massimo. La verità è che mi piace di più giocare largo, come se fossi un esterno o un interno per sfruttare la velocità sulla fascia".
Duttilità che non ricorda quella del fratello, una prima punta diventata piuttosto difficile da adattare in altre posizioni negli ultimi anni. Con lui (Giovanni), ma soprattutto con il padre (Diego) ha già in comune la partecipazione alle Olimpiadi. 28 anni dopo l'ultima volta, Giovanni non ci era riuscito, un altro Simeone è riuscito a esultare all'esordio in un torneo Olimpico.
Il grave infortunio e la fasciatura alla Suarez
L'anno scorso era l'Alavés ad annunciarlo come nuovo rinforzo per l'imminente stagione, da iniziare finalmente in Liga dopo un anno (positivo) di gavetta con il Real Saragozza in Segunda. Il ritiro estivo sembrava regalare un altro Simeone pronto a imporsi nel calcio professionistico, prima che un gravissimo infortunio rimediato in amichevole contro il Burgos gli tarpasse le ali.
Un'entrata priva di senso, costata al Cholito in questione mesi di lavoro per tornare a disposizione della squadra di Vitoria. Un infortunio vissuto come un ostacolo inatteso da superare per poter giocare in Primera e la convocazione nella Nazionale Olimpica quasi come premio all'impegno per non aver mai smesso di crederci.
Tornato in campo a gennaio, Simeone è riuscito a segnare un solo gol con l'Alavés, fornendo due assist e operando principalmente come ala sinistra. La valutazione di mercato transfermarkt è attualmente di 3 milioni di euro e, dopo un lungo infortunio e una concorrenza così agguerrita nelle fila dell'Atletico Madrid, è molto probabile che la società colchonera decida per un altro prestito che gli permetta di crescere con regolarità altrove.
A Madrid, dove suo padre allena da oltre una decade, ha conosciuto qualche anno fa il pistolero Luis Suarez, eroe della Liga vinta dall'Atleti nel 2021. Con lui, raccconta a Olé, l'aneddoto riguardante la fasciatura che copre sempre la sua mano destra. "Quando ero nelle giovanili dell'Atletico, giocavo ma non avevo fortuna con i gol. Più o meno in quel momento mi convocarono con la prima squadra e un giorno, mentre facevo colazione, chiesi a Suarez perché giocava con la mano bendata. Lui mi rispose che un giorno se la bendò, segnò una tripletta e non si tolse mai più la fasciatura... Quindi io, che ero in un periodo negativo con gol dissi 'provo' e mi misi la fasciatura sul polso. Quella volta vincemmo e segnai una doppietta.. Da lì in poi ho sempre giocato con la mano fasciata".