Chi è Rodri Sanchez? "Il canterano di tutti" che piace al Napoli
Rodri Sanchez, fantasista o esterno mancino, è nelle idee del Napoli di Rudi Garcia. O almeno sono queste le voci che circolano nelle ultime ore riguardo il mercato partenopeo. Un calciatore di piede sinistro, molto tecnico e veloce nello stretto, che possa agire sia sulla linea della trequarti in posizione centrale, da '10', sia sulla corsia di destra, dove ormai è abituato ad adattarsi.
In questi giorni sta disputando da titolare l'Europeo U21 con la Nazionale spagnola, indossando proprio quel numero e partendo dalla fascia destra per esaltare le sue caratteristiche migliori tagliando dentro al campo. Prima di partire con i suoi compagni ha rilasciato un'intervista a Relevo, toccando svariati temi, dal numero di Joaquin al suo faticoso percorso per arrivare tra i professionisti.
Un'infanzia e un'adolescenza trascorsa in giro per le Academy dei principali club spagnoli, i problemi che l'hanno quasi portare a scrivere la parola fine e l'esplosione con la maglia del Real Betis. L'esordio all'Europeo contro la Romania (3-0) è stato pazzesco e contro la Croazia (1-0) si è subito ripetuto. Non ha segnato o fornito assist in nessuna delle due gare, ma è stato eletto comunque migliore in campo.
Rendimento che si lega alla crescita di questa stagione, la sua terza con il Betis. Un anno da più di 2000 minuti, 2 gol e 7 assist in tutte le competizioni. Bottino rivedibile si potrebbe, a ragione, pensare. Condivisibile se non fosse che il classe 2000 deve coesistere in quella posizione con due mancini del calibro di Sergio Canales e Nabil Fekir (oppure adattarsi a sinistra).
Due calciatori d'esperienza e che ti aiutano, come ha rivelato a Relevo: "Mi aiutano un sacco. Negli allenamenti di parlano, ti dicono... e dopo sei tu a doverlo mettere in pratica. È chiaro che bisogna ascoltarli (risa). Sono calciatori con esperienza, Fekir è campione del Mondo e Canales ha appena vinto la Nations League. Sono compagni molto bravi".
Non solo loro però, perché l'attenzione nella lunga stagione bética si è concentrata sull'addio della leggenda del club e del calcio spagnolo Joaquin Sanchez, che ha lasciato gli scarpini dopo essere diventato il calciatore più presente della storia della Liga. Insieme a quelli, ha abbandonato anche la 17 e, contrariamente a quanto accade per i numeri pesanti, sembra esserci la fila per indossarla: "Se me la danno... Ci sono più compagni che la vogliono perché è un numero molto simbolico e io sarei onoratissimo di prenderlo. Sarebbe una responsabiltà che mi assumerei con entusiasmo. Ovviamente la mia prima opzione, questo è chiaro".
L'ipotesi della 17, che per il Betis va forse considerata come la 7 del Manchester United, e l'interesse del Napoli. Un'estate abbastanza ambiziosa per Rodri Sanchez che non può definirsi canterano di una singola squadra, ma di tante, come emerso dagli aneddoti raccontati a Relevo riguardo la costruzione della sua adolescenza da calciatore delle giovanili.
Il suo percorso inizia a 10 anni, quando decide di andare via da Talayuela, in Estremadura, per provare nella Scuola Calcio del Real Madrid. I blancos gli consigliano il Canillas, una scuola calcio associata per rivalutarlo a fine anno, ma quando succede si presenta anche l'Atletico che a 12 anni lo convince a giocare con i colchoneros: "In quella stagione conclusi un buon anno e vennero sia Atletico che Real, però al Real dissi di no. Non mi avevano voluto l'estate prima e quindi scelsi l'Atletico. Il Real non aveva creduto in me".
Con l'Atletico Madrid gioca bene, ma si presenta un problema logistico dopo un paio d'anni. Per i giovani della sua età non era ancora previsto l'alloggio e Rodri rinuncia a farsi 400km in macchina tutti i giorni. I motivi sono la stanchezza, unita ai pericoli dell'autostrada: "Arrivavamo a casa alle due di mattina e avevamo tanti spaventi lungo la strada. Era molto difficile".
Chi è desiderato da Real Madrid e Atletico raramente fa fatica a trovare una compagine professionista che creda in lui. E quindi l'Espanyol a 13 anni, il Barcellona a 15, il Deportivo la Coruña a 16 prima di tornare a Talayuela, in Estremadura. A la Coruña condivide l'alloggio con universitari perché la maggior parte dei calciatori del club proviene dalla Galizia e non familiarizza con i nuovi compagni. Il momento di dire basta arriva durante Natale. Non vuole tornare lì, non ce la fa più, ha bisogno di recuperare la stabilità mentale.
A Talayuela chiede aiuto, si interessa il Betis che a luglio lo firma per regalargli l'occasione della sua carriera. Il passaggio sulla salute mentale è uno dei più significativi dell'intervista ed evidenzia una situazione più comune tra i giovani di quello che pensiamo: "Bisogna avere la salute mentale per qualsiasi cosa nella vita, però nel calcio è superimportante: i viaggi, le persone a cui piace molto uscire e divertirsi... Hai i tuoi giorni, la tua este, ma devi essere preparato per i ritiri lunghi, per non giocare, per gli infortuni... Tutto ti si può mettere in salita e arrivi a non sopportarlo più. E devi cercari aiuto, da solo non ce la fai. Puoi essere maturo e avere cose molto belle però a volte c'è bisogno di alzare la mano".
Rodri Sanchez quella mano è riuscito ad alzarla e oggi è ancora dei migliori talenti spagnoli della sua generazione.