Chi è Tommaso Martinelli: profilo e storia del giovanissimo portiere della Fiorentina
Succede spesso, il calcio in questo senso rappresenta il migliore dei maestri, che una serie di circostanze fortuite s'incrocino e finiscano per esaltare ciò che il talento e l'impegno hanno costruito. Di fronte a delle basi solide insomma, quelle che scomodano la roboante etichetta di predestinato, può anche succedere che gli incastri siano quelli giusti e che le prospettive si aprano dunque in modo ancor più dirompente, in modo ancor più precoce: quanto sta accadendo in casa Fiorentina, pensando alla gerarchia dei portieri, potrebbe insomma regalare presto spazio e soddisfazioni al 2006 Tommaso Martinelli.
Sempre un passo avanti
Un predestinato, si diceva, poiché capace di bruciare le tappe e di diventare già portiere titolare della Primavera gigliata di Aquilani, dopo aver già giocato sotto età in U17 dell'arco della stagione scorsa. I segni di un futuro assicurato si trovano nel discorso anagrafico, del resto anche in Primavera è il più giovane in rosa, ma anche nelle attenzioni a lui rivolte da chi è già fuori dal giro delle giovanili e da chi ha un ruolo cruciale nel calcio dei big: da un lato Vincenzo Italiano, tecnico della prima squadra viola, dall'altro il CT della Nazionale azzurra Roberto Mancini.
Quest'ultimo ha già avuto modo di osservare Martinelli in azione nel corso dell'ultimo stage della Nazionale, sancendo di fatto un ulteriore step all'interno di un percorso già avviato dal ragazzo di Bagno a Ripoli all'interno delle rappresentative azzurre. Al contempo si sottolinea anche come, in estate, Martinelli sia stato il più giovane tra gli aggregati ai ritiri delle varie squadre di Serie A. Italiano stesso ed il suo staff, insomma, hanno già dimostrato di credere in Martinelli anche al di là dell'epiteto usato dal tecnico in conferenza stampa, "il ragazzino".
Alla larga dalle pressioni
Niente che fosse atto a svilirne le doti, con quell'epiteto, ma tutta la necessità del caso di evitare che il suo profilo resti vittima di un'eccessiva spinta mediatica o di attese che siano troppo pesanti per un classe 2006, appena diciassettenne. Del resto, e qui si trova la ragione dell'eco mediatica attorno a Martinelli, abbondano già i riferimenti a quel Gianluigi Donnarumma in grado di prendersi a suo tempo (a 17 anni, appunto) la titolarità tra i pali di un club prestigioso come il Milan.
Un paragone e un'idea da tenere valida soltanto come auspicio positivo, come storia di successo e di coraggio, ma che non può diventare un epilogo scontato o un pungolo costante per il giovanissimo fiorentino. E rimarchiamo proprio sulla fiorentinità, a livello di provenienza come di tifo, per ribadire un'altra ragione per cui le pressioni potrebbero poi rivelarsi deleterie: è noto come sia difficile rivelarsi - ancor di più in un calcio globale come quello odierno - dei credibili profeti in patria.
Gerarchie in movimento
Un doppio monito, dunque, va ribadito rispetto al rischio di farsi prendere la mano: l'ombra di Donnarumma e la difficoltà a imporsi "a casa propria" rappresentano già in sé due ostacoli duri da oltrepassare. Tornando agli aspetti virtuosi però, quelli che condurranno comunque a una presenza sempre più costante a margine della prima squadra, riconosciamo le doti di un portiere che spicca per stazza (194 cm) e che ha già dimostrato doti rare di reattività e grandi capacità di dominare l'area, con coraggio e personalità.
I margini di miglioramento e le possibilità per affinare lo stile sono potenzialmente illimitati, grazie alla carta d'identità, e una gerarchia tra i pali viola in fase di ridiscussione (con Gollini sul piede di partenza) potrebbe fornire davvero un grande assist per mettersi in luce e arrivare almeno all'esordio, con Terracciano come ideale "chioccia".