Chi tra i convocati di Mancini non avrebbe meritato la Nazionale?
Il tempo dei dubbi è giunto al termine, l'Italia è chiamata ad affrontare i demoni di un passato molto recente e si lancia nelle due settimane di calcio internazionale che regaleranno o meno la qualificazione ai prossimi mondiali di Qatar 2022. Non sono state poche le difficoltà di scelta del commissario tecnico Roberto Mancini, il quale ha dovuto far fronte a diverse assenze focali all'interno dello scacchiere campione d'Europa come quelle di Di Lorenzo, Toloi, Bernardeschi e dei lungodegenti Chiesa e Spinazzola.
Dissipati le ultime incognite, il ct Mancini ha diramato una lista di ben 33 giocatori che a Coverciano lotteranno fianco a fianco con un unico obiettivo: raggiungere la fase finale dei Mondiali 2022 ed evitare di bissare quanto accaduto contro la Svezia nel novembre del 2017 - ferita ad oggi ancora aperta. Tante sono le conferme del tecnico azzurro, la cui idea era quella di riproporre il più possibile lo zoccolo duro che in estate è salito sul tetto d'Europa. Un po' per necessità e un po' per scelta personale, però, non mancano gli outsider in questa formazione. Da Luiz Felipe e Joao Pedro alla prima convocazione dopo lo stage di gennaio al ritorno di Zaccagni dopo un anno e mezzo, passando anche per i ritorni di Politano, Sensi e Gollini.
Le critiche, seppur velate, non sono mancate in rete sulle scelte del commissario tecnico, reo di aver lasciato a casa validi elementi premiando difatto atleti meno "meritevoli" in questa stagione. Ricordando con rispetto di causa che le scelte sono comunque frutto di una valutazione soggettiva, abbiamo cercato di analizzare quali elementi della compagine italiana potrebbero non aver meritato la convocazione in Nazionale.
1. Pierluigi Gollini
Non è ben chiaro quale sia la sua posizione nella gerarchia dei portieri (parte alla pari al momento con Cragno e Sirigu dietro Donnarumma), ma la sua convocazione lascia un po' l'amaro in bocca.
L'estremo difensore ex Atalanta non sta lasciando al momento un ottimo ricordo di sé al Tottenham, dove non gioca titolare dalla semifinale di ritorno di EFL persa 1-0 contro il Chelsea dello scorso 12 gennaio. Acquistato difatti a titolo temporaneo per iniziare a programmare il post Lloris, Gollini ha perso dopo solo dieci apparizioni la fiducia della tifoseria, che ancora gli recrimina il grave errore che regalò ad inizio gennaio la vittoria in semifinale al Chelsea.
La dedizione e le qualità del giocatore, che in estate potrebbe tornare anche in Italia in virtù di quanto poco fatto vedere in Inghilterra, non si mettono in discussione, come anche la professionalità. Nonostante ciò, se in questo turno si fosse letto un nome diverso dal suo tra i convocati di Mancini nessuno sarebbe rimasto avrebbe sorpreso.
2. Mattia De Sciglio (un po' forzato)
Spieghiamo subito il perché del "forzato". Mattia sta vivendo alla Juventus con tutte le probabilità del caso la sua migliore stagione in bianconero, dimostrandosi in parte decisamente più affidabile di altri elementi in rosa come Luca Pellegrini (più volte alle prese con noie muscolari) e Alex Sandro (molte volte infortunato e poco performante quando schierato in campo da mister Allegri). Questo non dovrebbe far sorprendere chi guarda oggettivamente alle chiamate di Mancini per il doppio confronto playoff, in quanto sulla destra si presenta un esterno che ha dimostrato quest'anno di esser cresciuto sia difensivamente che in zona offensiva.
Dall'altro lato però, la sua chiamata in azzurro ha chiuso letteralmente la porta in faccia a colui che avrebbe meritato, campionato alla mano, di ottenere l'eredità dell'infortunato Di Lorenzo. Parliamo di Davide Calabria, estromesso dai 33 eletti di Mancini e quindi escluso dalla corsa a Qatar 2022. Il ct Mancini ha motivato la sua esclusione sostenendo: "Ho cercato di portare chi poteva essere più utile. Non abbiamo tanto spazio per provare cose nuove, abbiamo solo due allenamenti". Un ragionamento a cui sembra impossibile torcere un solo filo, se non parlassimo di due terzini entrambi convocati per lo stage di gennaio, con caratteristiche tattiche simili (entrambi in grado di giocare sia a destra che a sinistra, in base alle esigenze) e dunque con le stesse possibilità di essere contattati per rispondere della convocazione. Dal suo canto però, Calabria si è conquistato il Milan a suon di ottime prestazioni e di capacità di adattamento, che gli hanno permesso di rispondere positivamente ad ogni richiesta di mister Pioli e di diventare uno dei migliori terzini destri della Serie A.
La chiamata di De Sciglio, dunque, non crea e non dovrebbe chissà quale scalpore, ma a conti fatti c'è chi meritava quel posto più di lui quest'anno.
3. Il duo Acerbi - Luiz Felipe
Il duo della Lazio è quello che in gergo si potrebbe definire come "le circostanze del caso". Vedere convocati in Nazionale i due centrali della terza peggior difesa della top 10 della Serie A (45 i gol subiti finora, davanti solamente ai 47 dell'Hellas Verona e ai 49 del Sassuolo) non lascia certamente soddisfatti i tifosi azzurri, già in parte preoccupati dalla potenza offensiva di un ipotetico Portogallo in finale - anche se prima c'è da superare l'ostacolo Macedonia.
La verità è però che la Nazionale, ora come ora, ha un estremo bisogno del duo originariamente agli ordini di Maurizio Sarri. Bonucci e Chiellini restano infatti ad oggi delle incognite, con il primo ancora alle prese con un'elongazione del soleo sinistro ed il secondo tornato in campo con la Salernitana solamente per 45'. Bastoni e Mancini, invece, non convincono al 100%: il nerazzurro sembra aver perso lucidità con il passare delle giornate alla corte di Inzaghi; il centrale romano, invece, è figlio in questo campionato di uno schieramento tattico diverso, dove con Mourinho è tornato ad occupare il ruolo di centrodestra nella difesa a tre.
Al netto di ciò, Luiz Felipe e Acerbi si presentano come i primi naturali sostituti di Bonucci e Chiellini. I due sono il provvedimento di emergenza azzurro per rispondere ai problemi della retroguardia.
4. Il dubbio Pessina
Il centrocampo è probabilmente l'unico reparto dove le scelte di Mancini sembrano inattaccabili. Il tecnico azzurro ha puntato forte sul blocco vincitore degli europei, confermando in mediana anche Cristante - che per caratteristiche rispecchia perfettamente il centrocampista richiesto dal commissario tecnico.
Potrebbe lasciare qualche dubbio solo la decisione di affidare la propria fiducia, nonostante delle prestazioni non esaltanti ultimamente, nuovamente a Pessina (seguendo lo stesso gioco disegnato in occasione di De Sciglio - Calabria). L'atalantino, anche perché obbligato a giocare molto più distante dallo specchio di porta, è sembrato un lontano parente del Pessina che l'anno scorso aveva conquistato l'Europeo superando diversi candidati tra le gerarchie.
Mister Mancini si affida, proprio per l'esperienza maturata in estate e nel periodo precedente, al centrocampista bergamasco, rifiutando così la possibilità di chiamare due possibili sostituti che sulla carta almeno avrebbero meritato di più la convocazione: Tommaso Pobega del Torino e Davide Frattesi del Sassuolo.
Il primo quest'anno ha convinto con Juric soprattutto in una zona del terreno di gioco più avanzata - giocando sulla linea di Brekalo, un'opzione che però tatticamente il gioco di Mancini non prevede - ma ha dimostrato di riuscire a coprire grandi zone di campo con la sua intensità (e ciò lo rende in partenza il sostituto naturale di Barella).
Frattesi, invece, ha mostrato di essere in grado di gestire con intelligenza la mediana neroverde del tecnico Dionisi, ma le continue disattenzioni che lo colpiscono nella propria metà campo sono un biglietto da visita non ottimale per un allenatore che non ha tempo per limare i piccoli dettagli dei singoli.
5. Andrea Belotti
Se c'è da individuare un attaccante che non meriterebbe la maglia azzurra quello è proprio il Gallo - sì, per quanto fatto vedere finora Joao Pedro la merita di più.
L'attaccante del Torino, tornato definitivamente in campo dopo aver saltato una buona fetta di stagione per due importanti infortuni, non sembra aver dato quello sprint in più alla formazione di Ivan Juric in campionato, che si è trovata diverse volte ad essere addirittura più prolifica senza il suo numero nove.
La grinta e la ferocia con cui lotta su ogni pallone non si discutono, ma non fanno dimenticare come il Gallo già nel corso degli europei sembrava non adattarsi agli schemi di Mancini. Una forma fisica ora in via di definizione ed un'attinenza non perfetta al gioco azzurro lo rendono un elemento non effettivamente necessario alla spedizione, considerando anche la grande quantità di elementi presente a Coverciano che potrebbero occupare il suo ruolo - Immobile resta il titolare, Scamacca lo segue a ruota; Raspadori e Joao Pedro possono tranquillamente adattarsi in quella zona.
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