Chiellini ricorda la vittoria dell'Italia nel 2021 e parla dell'attuale gruppo

Le parole di Chiellini alla stampa tedesca prima dell'inizio degli Europei in Germania.
Giorgio Chiellini
Giorgio Chiellini / Shaun Clark/GettyImages
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Giorgio Chiellini, ex difensore della Juventus e della Nazionale, ha parlato a Suddeutsche Zeitung in Germania in vista dell'inizio di Euro 2024. Il difensore italiano ha ripercorso il successo del 2021, quando l'Italia è riuscita a trionfare nella finalissima di Wembley contro l'Inghilterra di Southgate. Chiellini ha anche parlato di Gianluca Vialli e del gruppo speciale azzurro della scorsa edizione della competizione, prima di soffermarsi sul gruppo del ct Spalletti.

Sull'Italia e sui successi del 2006 e del 2020: “Quella finale vista a Berlino è stata fantastica, ma il ricordo più bello per me è la serata di Wembley tre anni fa, sul campo. In quel torneo abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, però dall’inizio alla fine nessuna squadra è stata costante come la nostra”.

Sull'Europeo vinto a Wembley e sul gruppo creato da Mancini: “Aveva creato il gruppo, rendendolo speciale in circostanze difficili. Quell’Europeo ha rappresentato il culmine di un percorso di tre anni, iniziato con una grande delusione: la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018. Lui ha avuto il coraggio di credere in noi giocatori e di integrarne di nuovi giocatori durante tutto il suo mandato, ma soprattutto durante quel torneo. Penso a Federico Chiesa, che era in panchina all’inizio, e poi a me: ho saltato due partite per infortunio, col Galles e con l’Austria. Ci piaceva tenere palla. Verratti, Jorginho, Insigne, Barella: erano tutti giocatori tecnici e di qualità. Sapevamo anche difendere, quando era necessario, e siamo stati in grado di battere in semifinale un avversario come la Spagna, che era più forte di noi col pallone. Ma quella è stata una grande eccezione.Gli spagnoli hanno avuto il 70% di possesso palla e il loro Dani Olmo era quasi inarrestabile. Ci sembrava di non potere più toccare il pallone. Forse Jorginho e Verratti ne soffrivano, io invece ci sguazzavo, come un pesce nell’acqua. In fin dei conti, il calcio è fare gol. Non si vince col possesso palla”.

Su Vialli: “Gianluca era incredibilmente importante per tutti noi. Ha lasciato un ricordo indelebile nelle nostre vite. Non solo completava Mancini in modo meraviglioso. Era anche un oratore fantastico. Entrava nei nostri cuori con ogni parola dei suoi discorsi”.

Sul non aver centrato la qualificazione al Mondiale in Qatar: “Eravamo ancora ebbri di felicità per l’Europeo, quando pareggiammo in casa con la Bulgaria nella prima partita di qualificazione. Poi ci siamo resi conto del fatto che giocare con l’entusiasmo della vittoria e inseguire un sogno è completamente diverso dal dovere sopportare la pressione di evitare una “tragedia” sportiva. Non siamo riusciti a gestire questa situazione: i due rigori sbagliati nelle due partite cruciali contro la Svizzera lo dimostrano. In più, rispetto all’Europeo, alcuni tra noi non erano in forma, bisogna essere onesti”.

Sul ct Spalletti: "La cosa importante è che, dopo il trauma, l’Italia sia stata fortunata nel trovare libero Luciano Spalletti, che aveva appena raggiunto l’apice con lo scudetto del Napoli. La sua nomina è stata un meritato riconoscimento meritato, ma anche la soluzione ai problemi della Nazionale”.

Sulla situazione di Tonali e Fagioli: “Mi dispiace per loro due: trovarsi di fronte a un problema così grande alla loro età non è facile. Sono bravi ragazzi, che hanno sbagliato, ci sono limiti che non si possono superare. È anche giusto pagare per gli errori e imparare la lezione. Non dobbiamo dimenticare: stiamo parlando di un problema sociale”.

Sugli infortuni prima dell'europeo: “Questi infortuni, a così breve distanza dall’inizio del torneo, pesano, anche perché nel caso di Acerbi hanno spezzato il blocco Inter, fatto di giocatori che si conoscono a fondo. Buongiorno ha fatto un buon lavoro e Gianluca Mancini ha acquisito esperienza internazionale con la Roma. Spalletti ha già fatto qualche esperimento e troverà l’assetto ideale”.

Sul gruppo: “Abbiamo diversi giocatori giovani con molta esperienza: Donnarumma, Bastoni e Barella. E Jorginho può essere il faro di questo gruppo, una specie di papà. Davanti abbiamo ragazzi come Chiesa e Scamacca, che possono segnare in qualsiasi momento. Spero in una squadra frizzante. Ha l’età giusta per la spensieratezze e nello stesso tempo non ha ancora l’età per pensare troppo”.

Sul talento azzurro: “Credo che tutto il mondo ci invidi per i giocatori che ho citato. Non credo che tre anni fa avessimo più talento. Forse avevamo più esperienza grazie a giocatori come Bonucci o Verratti. Ma anche giocatori come Chiesa e Barella nel frattempo l’hanno acquisita, come Bastoni e Donnarumma hanno un livello internazionale ancora più alto. E i più giovani hanno esperienza anche loro”.

Sulle nazionali favorite in vista di Euro 2024: “Soprattutto Francia e Inghilterra, ma anche il Portogallo: sono le mie tre favorite. Le altre sono appena dietro di loro: la Germania gioca in casa e la Spagna forse non è più nel periodo d'oro di dieci o quindici anni fa, però è ancora forte".

Sul perno centrale dell'attacco: "Non abbiamo un numero 9 implacabile? Lo si diceva tre anni fa, anche se avevamo Immobile.Vediamo come si comporta Gianluca Scamacca, che ha vinto l'Europa League con l’Atalanta Bergamo. Non bisogna caricarlo di troppe responsabilità, ma ha avuto tre o quattro mesi molto buoni. E ci sono anche Chiesa e Retegui sono ancora qui. Comunque non siamo l’unica squadra con questa teorica incertezza”.

Sull'addio al calcio: “Se fosse stato per me, avrei giocato fino a 50 o 60 anni. Ma quando ho cominciato a sentire che non ero più fisicamente in grado di farlo, ho deciso di lasciare la Juventus e di andare in America. Avrei potuto continuare ancora, ma ho così tanti progetti in testa che è arrivato il momento di lasciare".


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