Claudio Ranieri unisce Cagliari
C'è un qualcosa di mistico quando parla Claudio Ranieri. La saggezza e la sincerità con cui comunica lo rendono un personaggio amato in più luoghi. Facile, penserete, dopo il miracolo Leicester in Premier League. Incide in maniera forte, sia chiaro, ma da quell'evento sono trascorsi più di 7 anni, l'allenatore romano ha attraversato momenti bui e ha subìto critiche ed esoneri. Si è rimesso in gioco, ripartendo da Cagliari in una situazione complicatissima e concludendo la sua prima parte di avventura con la votazione unanime del Consiglio Comunale che l'ha reso cittadino onorario del capoluogo sardo.
E tornato a Cagliari a gennaio scorso, ha preso in mano una squadra che doveva lottare per la promozione, incapace però di dare continuità ai risultati. Sei le sconfitte e sei le vittorie di Fabio Liverani nel girone di andata e un'identità evanescente che non permetteva di sperare. Troppo poco per pensare a un recupero impossibile sulle posizioni per la promozione diretta, un recupero che non sarebbe arrivato nemmeno con Claudio Ranieri.
Questa è una delle prime uscite della presentazione dell'allentore che, a mesi di distanza, ora torna inevitabilmente attuale. Come trasformare il Cagliari in una squadra di guerrieri? - chiede il giornalista. Mi dia tempo - la risposta ripetuta più volte dal tecnico. Il tempo è stato concesso e da quel giorno in poi Ranieri ha perso soltanto due gare nel campionato di Serie B (Finali comprese), concludendo tra i festeggiamenti un Playoff storico con rimonte al cardiopalma.
Il finale perfetto. Le lacrime di commozione al San Nicola di Bari in un clima infernale, la gioia dei calciatori e la lucidità di andare a chiedere rispetto dei pugliesi alla sua tifoseria, in un momento di euforia che pochissimi sarebbero riusciti a contenere.
Claudio Ranieri è tutto questo. Un uomo in grado di vivere le emozioni senza filtri, come si evince dalla sua lunga intervista per la serie Dazn Heroes di inizio stagione, La mia isola felice condotta da Nicola Sechi. A Claudio Ranieri probabilmente verranno anteposte (ingiustamente) fino alla fine della sua carriera le doti da persona perbene a quelle di ottimo allenatore. Verrà etichettato ancora a lungo del discorso popolare come portatore di principi antiquati, nonostante sia stato in grado di ribaltare completamente una squadra in pochi mesi. Come fautore di quel 4-4-2 che in realtà durante la gara si trasforma in molto altro.
Ed è in questo contesto, con il Cagliari ultimo e in difficoltà, che le sue parole sembrano ancora una volta azzeccate. In vista della settima gara di Serie A contro la Fiorentina, si è seduto in conferenza stampa e ha condotto un monologo d'apertura per chiarire il punto della situazione. Ha usato una domanda vecchia - espressa da un giornalista in occasione della sfida con il Milan: non è che lei fa da parafulmine ai suoi giocatori e i suoi giocatori dopo ne approfittano? Ha intravisto una possibile crepa dell'ambiente con i giocatori, velatamente indiziati di poco impegno, e si è esposto subito, senza che nessuno lo chiedesse, a difesa del gruppo, chiedendo unità di intenti.
Un discorso di cinque minuti pulito e pronunciato con voce ferma, di chi ha il pieno controllo della situazione, nonostante la classifica possa far pensare il contrario. Di chi gode di uno status di intoccabile e si mette comunque inn discussione per difendere tutti. Un'analisi puntuale che restituisce ottimismo e speranza a chi lo aveva perso per qualche minuto, che ammonisce i disfattisti, e con la quale siamo d'accordo praticamente su tutta la linea.
Davide Nicola, Giovanni Stroppa, Davide Ballardini, Fabio Grosso, sono solo alcuni dei nomi più recenti, capaci di toccare il paradiso, di prendere per mano una piazza, per poi ricadere nell'incertezza, abbandonati al proprio destino (non confermati o esonerati). Allenatori a cui il più delle volte non è stato concesso tempo o fiducia, e i cui successori hanno inciso in maniera positiva.
Ranieri chiede sostegno e fiducia, vicinanza e critiche; in cambio chiarisce che c'è ancora tempo per recuperare e promette che in relazione all'essere il parafulmine dei calciatori se me ne accorgessi me ne andrei via il giorno stesso. Un patto di fiducia con uomo di cui ci si può fidare.