Colpani, Szczesny e le strade di nuovo unite: Nesta e Galliani si ritrovano al Monza

Così Nesta e Galliani nel corso della conferenza stampa a Monza.
Alessandro Nesta
Alessandro Nesta / Luca Amedeo Bizzarri/GettyImages
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Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi....ritornano. Alessandro Nesta e Adriano Galliani si ritrovano a lavorare insieme: l'amministratore delegato dei brianzoli incontra nuovamente l'ex calciatore e ora allenatore dopo la parentesi al Milan nell'era di Silvio Berlusconi. Galliani ripone la massima fiducia su Nesta e spiega ai giornalisti - nella consueta conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore - ciò che l'ha spinto a scegliere proprio l'ex difensore rossonero al posto di Raffaele Palladino (accasatosi con la Fiorentina) come nuovo tecnico del Monza. Parole anche sul futuro di Colpani e sull'affare Szczesny.

Le parole di Alessandro Nesta nella conferenza stampa

Sull'inizio di questa nuova avventura in Brianza: "Per me significa molto. E' la prima volta che faccio la Serie A da allenatore, ho lavorato tanto per arrivare a questo livello e spero di arrivarci preparato. Ho studiato molto, col mio staff. Lavorare con Galliani è un piacere, ma anche una responsabilità, che sento doppia. Ho visto il centro sportivo e vedo la mano del presidente, che dove è passato ha lasciato qualcosa di veramente importante. Il centro sportivo che ho visto non ce l'hanno tutti, lo stadio è molto diverso da quello che ricordavo".

Sul rapporto con Galliani: "E' un rapporto strano, 20 anni dopo facciamo un'altra conferenza stampa di presentazione. Abbiamo vinto tanto e perso tanto, siamo caduti e ci siamo rialzati. E' stato un percorso stupendo: ritrovarsi da allenatore dopo 20 anni è strano, ma non mi ha chiesto niente".

Sulla chiamata del Monza e sulla prima apparizione come giocatore del Milan: "Diversissimo, da giocatore fu un giorno particolare: quel giorno andammo a Controcampo mi pare, iniziata la trasmissione non sorridevo molto perché andare via da Roma era complicato per me. Ricordo che dopo la pubblicità Galliani mi disse che al Milan c'erano solo giocatori felici. Stavolta è molto diverso, ci facciamo grandi risate ed è durata due secondi. Quando mi ha chiamato non mi sembrava vero: ho fatto la gavetta, sono stato in B a sudare e quando arriva una chiamata dal Monza non devi dire niente, pensi che è vero e ci vai".

Sulla conversazione con Palladino e sul passato da calciatore: "Lo studio. Fare il calciatore ti porta dei vantaggi, ma se non studi, non guardi e non provi non cresci. Mi porto dietro un grande entusiasmo: è l'occasione della mia vita, ho lavorato per arrivare in queste condizioni e sfruttarla al massimo. Ho parlato con Palladino, perché l'ho chiamato: la prima cosa che gli ho detto è che ha fatto troppi punti... E' stato carinissimo, ha lavorato benissimo qui e so che dopo di lui è dura: ha fatto talmente bene che è tosta".

Sull'identità: "Io ho un'idea, che la squadra abbia giocato al meglio col 3-5-2. Però la prima cosa che faremo col mio staff è cercare di capire dove può fare meglio ciascun giocatore. Lo capiremo meglio durante il ritiro: tutti a inizio anno, a luglio, parlano di dominio e di giocare uomo su uomo. Poi magari alla quarta giornata si tirano indietro e fanno un altro calcio. Noi non facciamo proclami".

Su Maldini: "No, ci siamo sentiti un mese fa. Abbiamo parlato di altro, ma anche di Monza e gli avevo chiesto qualcosa. No, Paolo fa il papà: i procuratori, i presidenti, i direttori fanno altro".

Sulla preparazione in vista della stagione che verrà e sul calcio estivo: "Era calcio d'agosto, abbiamo vinto ma il calcio d'agosto ti frega. Non ti devi mai far ingannare da quelle partite. Se posso stare in Serie A lo dirà il tempo: so che c'è dello scetticismo perché non ci ho mai allenato, è normale e lo potete dire perché non sono permaloso. Cerco la pressione da quando sono arrivato, altrimenti sarei rimasto a Miami. So che c'è e sono abituato alle critiche, da calciatore e da allenatore: me la suderò come ho fatto gli altri anni".

Sul gruppo e se c'è un giocatore più affascinante tecnicamente: "No. Ho studiato la rosa e ci sono tanti giocatori di talento, poi c'è quello più giovane che ti dà più gusto allenare, ma il Monza è fatto di un gruppo di esperti e di bravi giovani. Non ho chiesto nulla, so che Galliani farà di tutto per mettere il Monza nelle migliori condizioni. Abbiamo parlato di cosa potremmo migliorare, ma faremo in base a quello che possiamo".

Sulla nazionale a Euro 2024: "Ho parlato con i giocatori del Monza vicini alla Nazionale e sono un po' delusi, faranno di tutto per riconquistarsi il posto. Della Nazionale dico solo che è un peccato, spero non sia data solo la colpa a Spalletti perché il problema mi pare grande".

Sul modello: "No, sotto l'aspetto tattico no. Sulla gestione, come sul cercare di tirare fuori il meglio dai giocatori, credo di sì. Prendo spunto da Ancelotti, da Eriksson, da Zeman: tutte persone che mi hanno trattato bene e hanno tirato fuori il meglio da me per questo. Io ho imparato questo da questi allenatori: mi hanno capito nei momenti difficili e spero di portare lo stesso approccio anche qui".

Su Colpani: "L'ho seguito l'anno scorso, oggi è un giocatore importante che ha fatto vedere di poter fare la differenza. Il mercato lo fanno il direttore, ogni giocatore ha le sue ambizioni: per adesso è un giocatore nostro e lo alleno".

Sul primo contatto: "Quando Palladino è andato via".

Sui giovani: "Quelli forti con me giocano, nessun dubbio. Al di là dell'età: i giovani italiani spero si tirino fuori e non tirino più scuse. AI miei tempi gli stranieri erano Montero, Stam, eccetera: oggi ci sono meno stranieri forti che vengono e non voglio più dare alibi ai nostri ragazzi".

Sulla cadetteria: "Per me la Serie B è cresciuta tantissimo. Le proprietà straniere hanno portato tanti soldi, io l'ho fatta anni fa e il livello era diverso. L'anno scorso avevamo giovani molto interessanti alla Reggiana, abbiamo rimandato alla Fiorentina, al Genoa o al Sassuolo giocatori pronti. La B forma, sta ai procuratori e ai ragazzi di avere un po' di umiltà, andare in B per un anno e farsi le ossa per giocarsi in A".

Sul ruolo avuto da calciatore e le caratteristiche: "Deformazione professionale? No. I primi anni dicevano che non sapevo difendere, è la prima cosa che mi hanno detto. Poi mi ci sono dedicato, perché non mi piaceva fare la fase difensiva: l'ho fatta per una vita da calciatore e mi sono stufato".

Sul concetto di "calciatore completo": "Conta tutto, creare un calciatore completo non è facile. Credo che il grande lavoro sia dare libertà ai ragazzini sin dall'inizio: io credo la testa faccia la differenza, l'allenatore oltre a fare tattica deve creare un ambiente in cui i giocatori si devono sentire forti. Il cervello condiziona tutto, ho avuto compagni di squadra che tecnicamente magari non erano fortissimi ma stratosferici a livello di testa. Creare giocatori solo con la tecnica o la tattica credo sia un po' naif: bisogna creare uomini forti, che non si spaventano".

Su Andrea Carboni: "L'ho seguito, l'anno scorso ha fatto una grande stagione e credo tantissimo in lui".

Sul costruire l'azione dalla difesa: "Mi pare non le piaccia la costruzione dal basso: si metta l'anima in pace, la faremo anche quest'anno. Io credo che non vada estremizzato nulla, che i giocatori non vadano messi in difficoltà. Poi se si può fare si fa: la costruzione dal basso non si fa per risultare belli, ma perché dev'essere efficace. Se non è il caso non si fa. Ma occhio che potremmo farla".

Su cosa vuole portare umanamente: "Voglio portare il mio modo di essere. Sono sempre stato lo stesso e penso di essere una brava persona, chi ha seguito il Milan lo sa. Spero che da domani si parli del mio futuro e del mio presente, non del mio passato anche perché purtroppo non posso più giocare".

Le dichiarazioni di Galliani alla conferenza stampa di presentazione di Nesta

Sull'aver scelto Nesta: "Abbiamo scelto Nesta perché abbiamo fatto un sacco di analisi, sullo stile di gioco degli allenatori che avevamo messo nel mirino e abbiamo capito che l'allenatore che - come stile di gioco - era più simile a Palladino era Nesta. Da qui la scelta: io penso che se una squadra non vuole cambiare decine di giocatori e vuole mantenere la struttura portante, è bene scegliere un allenatore con lo stesso credo calcistico. Abbiamo visto dei dati che erano gli stessi del Monza ed ecco perché oggi è l'allenatore del Monza".

Su cosa ha chiesto espressamente Nesta: "Per adesso niente, ho scelto la data di oggi perché 18 anni fa l'Italia di Nesta diventava Campione del Mondo. E' uno dei pochi giocatori ad aver vinto il Mondiale con l'Italia e anche con il Milan, è campione europeo in Under 21 con Cesare Maldini in panchina. Alessandro, al di là delle Champions League, è Campione del Mondo con un gol: quando battiamo il Boca Juniors a Yokohama nel 2007 segna anche lui. Io l'ho corteggiato, ma ho fatto meno fatica rispetto al 2002: all'epoca fu durissimo portarlo a casa. Io considero Nesta uno dei più grandi difensori al mondo, avevamo capito con Ancelotti che se fosse arrivato avremmo vinto la Champions. Ha fatto 10 anni di Milan, 224 partite: un percorso da giocatore straordinario. E gli auguro, ma credo e spero che faccia un percorso simile da allenatore. Tutti quelli che l'hanno avuto ne sono felicissimi: è un allenatore bravissimo, che farà sicuramente bene. Voglio salutare Palladino, a cui voglio bene: Nesta ha ricordato di non aver mai allenato in A, ma l'ha fatto in B in altre piazze. Raffaele non aveva mai allenato altro che il settore giovanile e voglio ricordare Arrigo Sacchi. Le scelte nostre, mie e di Berlusconi, sono sempre state così: Sacchi non aveva mai allenato in A e ha vinto qualcosa. Palladino non aveva mai allenato in Serie A, Nesta non ha mai allenato in A. L'importante è allenare il Monza. Tra l'altro vorrei correggere una cosa: il Monza ha avuto come allenatori due campioni del mondo, Nesta non è il primo perché ai tempi del Simmenthal Monza abbiamo avuto Pietro Rava, che vince nel 1934, ed Eraldo Monzeglio, che vince nel '34 e nel '38. Erano due difensori, uno molto forte come Rava e uno molto tecnico come Monzeglio. Nesta da giocatore era forte e tecnico: era lui che guidava Thiago Silva, non il contrario. Era stratosferico e farà bene di sicuro".

Sulla trattativa e le motivazioni: "Nella scelta sono stato abituato dal lavoro di Modesto e Franco, mi hanno portato i dati di tre allenatori che erano in shortlist. La scelta è stata Nesta: 3-4-2-1 e speriamo di fare altri 97 nei prossimi due anni. Ad Alessandro auguro e chiedo 97 punti nei prossimi due campionati".

Il ricordo sempre vivo di Berlusconi: "Ne parlo sempre al presente e non al passato, è la mia vita dal 1979. Pensate che io sono seduto in Senato nel posto che era di Silvio Berlusconi: ogni mattina, quando mi alzo e devo fare delle cose, penso a cosa avrebbe fatto lui, perché io l'ho sempre definito il mio maestro di vita. Credo che lui sia contento della scelta di Nesta, ne sono sicurissimo. Non è piaggeria: nessuno può non aver capito che se il Monza non è andato in A in 110 anni e ci va con Berlusconi, e ora stiamo per affrontare il terzo anno di Serie A, un motivo ci sarà. Ciascuno può dare le risposte che vuole, ma questa è la realtà. Una città che non ha mai avuto la Serie A: arriva Silvio Berlusconi, lo promette e il Monza va in A. E' quello che disse al Milan, che sarebbe diventato il primo club al mondo, e lo è diventato. È quello che scese in politica dicendo che avrebbe vinto le elezioni l'anno dopo e l'ha fatto. Io ho avuto la fortuna di aver incrociato la mia vita con quella di un genio, siamo qui e cerchiamo di onorare la sua memoria. Io ho visto due volte luccicare gli occhi di Silvio Berlusconi più di tutte le altre: nell'89 per la prima Champions, e due anni fa a Pisa. La promozione del Monza in Serie A per lui è stata l'ultima grande gioia e ha visto il Monza battere la Juventus, battere l'Inter, battere il Milan, battere il Napoli. È qualcosa per cui andrà ricordato per sempre, ma adesso basta sennò mi commuovo. Quando ne parlo succede davvero, è stato un rapporto straordinario per 45 anni".

Sulla nazionale e sul rapporto complicato tra italiani e stranieri in A: "La Nazionale è diventata tema di scontro politico e questo non va bene. Cacare la mano è diventato ormai un fatto uscito dalla normale dialettica di partite vinte o perse. Per quanto mi riguarda preferisco evitare l'argomento, per questo motivo. E' diventato uno scontro all'interno del sistema".

Sul futuro di Colpani: "Non c'è nessuna trattativa in corso con la Fiorentina, è inutile parlare di mercato perché da qui al 30 agosto può succedere tutto e il contrario di tutto. In questo momento non c'è nessuna trattativa che riguardi Colpani con nessuna squadra, compresa la Fiorentina. Poi questo non vuol dire nulla, ma al momento è così".

Sul primo contatto avuto con Nesta: "Solo dopo la decisione di Palladino, che ha scelto di andare in una squadra blasonata come la Fiorentina. Siamo sicuri di aver fatto bene con l'ingresso di Alessandro".

Sul calendario sempre fitto per le società: "Io partirei da un fatto. I campionati sono rimasti gli stessi, nel 2004 c'erano venti squadre come oggi. Al massimo sono diminuite le partite di Coppa Italia. Sono aumentate molto le partite internazionali: è quello che chiede il mercato e attraverso queste competizioni arrivano montagne di soldi. È un problema: chi fa le competizioni internazionali fattura molto di più, gli altri molto di meno. E' chiaro ed evidente che ciascun ente che organizza le proprie competizioni, la Fifa o la Uefa, ha interesse per espandere le proprie competizioni. Ricordo quando ero presidente di Lega: le settimane le riempie prima la FIFA, poi la UEFA, poi devi trovare gli incastri. E' un tavolo difficilissimo, è un argomento del quale si potrebbe discutere per ore: non è attraverso la riduzione delle squadre di Serie A che si risolve, perché il campionato è sempre stato di venti squadre e sono le altre competizioni che sono cambiate. Capisco che chi fa partite internazionali ha interesse a farne sempre di più, anche per questioni legate ai diritti TV. Le tv non investono più di prima, se lo fanno sulla Champions non investono sui campionati. È una coperta sempre più corta, anche questo meriterebbe una discussione che può andare avanti per ore: oggi parliamo del nostro allenatore".

Sull'affare Szczesny: "Intanto bisogna mettersi d'accordo su cosa sia una trattativa. Se si fa riferimento al vocabolario, sedersi e cominciare a parlare, non esiste nessuna trattativa per Szczesny. Poi chiacchiere con uno, con un direttore sportivo o altro, sono tutte cose in divenire. Ma non c'è nessuna trattativa in corso per Szczesny, intendendo per trattativa una trattativa".

Su Daniel Maldini che può tornare al Monza: "Siamo alle suggestioni e non a una trattativa, vediamo. In attacco siamo in tanti, è partito Carboni e non si sa cosa succede, ma nel sottopunta di destra a piede invertito oltre a Colpani abbiamo Forson, ci crediamo molto e siamo stracoperti. A sinistra hai Dany Mota, Caprari e Vignato. Davanti hai sempre Mota che può fare la prima punta, poi Petagna e Djuric. Non vedo dove siamo corti: siamo tanti. In questo momento siamo sette, a parte i vari Maric, Mancuso e altri che partiranno, ma siamo sette giocatori per tre ruoli. Numericamente, il Monza è coperto in tutti i ruoli: si può cambiare, sperando di migliorare tecnicamente, ma abbiamo tanti giocatori. Non abbiamo bisogno di giocatori, ne abbiamo bisogno se ne partono altri. Il problema non è numerico ma di qualità: come numeri ci siamo, io ho sempre pensato che esagerando servano 23 giocatori e al limite un jolly per difesa, uno per centrocampo e uno per attacco. Quando hai 26 giocatori io credo che siano più che sufficienti. Numericamente in attacco siamo coperti e dimenticavo Ciurria che può fare assolutamente anche lui il sottopunta di destra, se Nesta vuole".


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