Com'è nato l'inno della Fiorentina? Storie, aneddoti e curiosità

Narciso Parigi
Narciso Parigi / Gabriele Maltinti/GettyImages
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"Oh Fiorentina, di ogni squadra ti vogliam regina", parole e note familiari ed evocative non solo all'interno del mondo viola, un inno storico che - a conti fatti - ha saputo più di ogni altro resistere al tempo, a un calcio in evoluzione e ai numerosi tentativi ( falliti, eccettuata una sporadica eccezione) di accantonamento in luogo di qualcosa che suonasse più moderno, più accattivante. Se in molti casi i crismi dell'ufficialità non si accompagnano unanimemente a un riconoscimento, interno alla tifoseria come anche al di fuori di questa, il caso dell'inno della Fiorentina - Canzone Viola - ci fornisce un esempio di devozione e di fedeltà duratura.

Accanto al riconoscimento connesso al mondo viola però, come accennato, quel che sorprende riflettendo sul percorso dell'inno gigliato, scritto addirittura nel 1931 e inciso nel 1959 da Narciso Parigi, è la simpatia (o comunque la notorietà) al di fuori del contesto fiorentino. Un discorso che si lega probabilmente a due diversi aspetti, uno legato all'inno in sé (al suo linguaggio) e un altro derivato dalla visibilità mediatica offerta a partire dagli anni '90 da quella vetrina sicuramente efficace chiamata Quelli che il calcio.

La popolarità della Canzone Viola

Soffermandosi sull'inno in quanto tale, per pesarne il successo, possiamo senz'altro riconoscere come quel suo linguaggio arcaico e fortemente suggestivo colpisca nel segno e rimanga impresso, proprio come succederebbe per un vecchio cimelio, per un prezioso ricordo del passato conservato con cura. Già con le prime parole siamo proiettati in un'epoca diversa, la totale assenza di contemporaneità finisce per avere un effetto assolutamente romantico e coerente con un legame sentimentale (com'è di fatto quello che lega i tifosi alla propria squadra del cuore).

Già quell'immediato "Garrisca al vento il labaro viola" trascina altrove, in un tempo sospeso, tempo che diventa poi quello della fede e non necessita dunque di aggiornamenti o rivisitazioni per colpire: l'anacronismo diventa così un valore aggiunto e non un fastidio.

Accanto al fattore strettamente connesso all'inno, come esempio di messaggio che resiste al tempo, non si può omettere il rilancio mediatico dovuto a Quelli che il calcio e all'utilizzo - da parte del compianto regista Paolo Beldì - dell'inno viola non appena la Fiorentina segnava, soprattutto in quegli anni d'oro vissuti a cavallo tra il 1996 e il 2000, prima del fallimento. Una forma di esposizione che, di certo, giovò alla canzone e la rese familiare - rassicurante nel suo essere anacronistica - anche agli occhi di chi non viveva da dentro l'universo fiorentino.

Come nasce la Canzone Viola?

Entrando nel merito della canzone in sé, della sua genesi, possiamo riconoscere innanzitutto come la natura storica del pezzo vada ben al di là del 1959 e dell'incisione da parte del mai dimenticato Narciso Parigi: si tratta infatti di una composizione risalente al 1931, con testo di Enzo Marcacci e musica di Marco Vinicio.

Già prima dell'incisione in sala da parte di Parigi i tifosi della Fiorentina riconoscevano quell'inno, divenuto ufficiale fin da subito e intonato dai tifosi al Giovanni Berta (primo nome del Franchi) appena inaugurato. Il successo popolare del brano, diffuso tra i tifosi già prima del trasferimento dallo stadio di Via Bellini, si deve ai volantini stampati e diffusi dall'Ordine del Marzocco (prima forma di tifoseria organizzata in ambito gigliato).

Il primo "rilancio" dell'inno si ebbe poi nel 1959 con l'incisione da parte di Narciso Parigi e con una nuova versione, legata peraltro a un aneddoto curioso: il noto coro "Oh Fiorentina" era cantato da un gruppo di giocatori dell'Inter (tra cui l'ex viola Pandolfini, tifoso della Fiorentina). Parigi, divenuto poi titolare dei diritti sul pezzo, aveva a disposizione soltanto i calciatori nerazzurri nel momento dell'incisione (a Milano) e si servì dunque di quel curioso contributo.

Gli altri inni ufficiali

Nel 1964 uscì una nuova versione del brano, con un testo leggermente diverso che poi è quello a noi noto, e con un lato B chiamato Alé Alé Fiorentina: un brano sicuramente in linea con l'inno ufficiale, stilisticamente, e utilizzato negli anni '70 al ritorno della squadra dall'intervallo. Spostandoci sui tentativi di sostituzione e di accantonamento possiamo citare quanto accadde nel corso degli anni '80, quando la Fiorentina era di proprietà dei Pontello: un percorso di restyling che peraltro coinvolse anche l'estetica della maglia viola, col tanto discusso giglio alabardato e l'utilizzo di sponsor ritenuti spesso (per l'epoca) fin troppo ingombranti.

Accanto alle novità estetiche si tentò anche di ricorrere a un nuovo inno: Alé Fiorentina. Si tratta di un brano, paradossalmente, invecchiato "peggio" rispetto a quello datato 1931 e poi tornato in ballo a gran richiesta: "Alé Fiorentina col tuo scatto bruciante, fai vedere alla gente chi sei, vincere è importante". Parole che suonano certo più ingenue e naif rispetto a quelle di Enzo Marcacci e alla successiva rivisitazione. L'inno, come detto, si lega strettamente al periodo dei Pontello (così come il giglio alabardato): col passaggio ai Cecchi Gori la Fiorentina tornò al giglio classico e rispolverò la Canzone Viola di Parigi, rimasta poi fino a oggi l'inno ufficiale.


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Le altre...canzoni viola

Al di là dei due inni riconosciuti ufficialmente, per un periodo più o meno prolungato, l'universo fiorentino presenta un ricco repertorio di canzoni che - con diverso successo e con diverso impatto emotivo - sono state dedicate alla squadra. Tra queste possiamo citare È Fiorentina del noto cantautore Pupo, tifoso del club gigliato: "Viola viola, dai banchi di scuola c'è un cuore viola che batte in me. È Fiorentina e sempre sarà, la Fiorentina che ci unirà".

Si sottolinea però come, sempre valutando lo stesso Pupo, la canzone che ha goduto (e gode) di maggior successo anche all'interno del Franchi sia la nota Firenze Santa Maria Novella, cantata dopo le partite dei viola anche se solo indirettamente legata alla squadra, nei versi "e guai a chi parla male di Antognoni” e “quest’anno è forte la tua Fiorentina".

Meno popolari ma pur sempre coinvolgenti, a livello emotivo, Una lunga storia viola - cantata dal compianto tifoso e personaggio televisivo e radiofonico Mario Ciuffi - e Glorie Viola di Andrea Pazzagli. Due brani che, al di là del loro successo popolare, fanno parte a pieno titolo di un importante bagaglio di appartenenza e di amore da parte di personaggi rimasti nel cuore di Firenze, capaci di lasciare un loro segno indelebile nell'immaginario dei tifosi fiorentini.