Come esce l'Italia dalle Final Four di Nations League

Mancini e Vialli
Mancini e Vialli / Claudio Villa/GettyImages
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Potremmo dire per certi versi che siamo tutti Courtois? Non siamo certo tutti portieri alti due metri dallo stipendio milionario, no, ma ci accomuna forse al portierone belga l'idea che una Nations League piazzata lì tra Europeo e fase decisiva delle qualificazioni ai Mondiali possa risultare un grattacapo più che una risorsa, soprattutto quando si tratta di dedicarsi a una "finalina" dal gusto un po' retrò. Si tratta in fondo di amichevoli travestite da torneo studiate nell'ottica di rendere più accattivanti e giustificabili le soste per gli impegni delle Nazionali, da sempre pomo della discordia e motivo di scontro coi club: ai posteri la sentenza su quanto sia riuscita la missione, quel che ci resta è la possibilità di capire in chiave azzurra cosa rimane di buono e cosa di meno incoraggiante in vista delle prossime tappe, con la necessità di mettere in cassaforte la qualificazione a Qatar 2022.

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L'Italia in Nations League / MARCO BERTORELLO/GettyImages

Il peso specifico

Sarebbe pretestuoso e anche ingeneroso ignorare il peso specifico diverso della Nations League, rispetto a Euro 2020 e alle qualificazioni ai Mondiali, per poi lanciarsi in valutazioni e giudizi netti: sia la sconfitta contro la Spagna in semifinale che il successo col Belgio, per il terzo posto, aprono cioè orizzonti fatti di infiniti distinguo. Le assenze importanti, il turnover, le pressioni totalmente diverse rispetto agli Europei e qualche calo di tensione del tutto logico: lo scenario è del tutto diverso e diversa dev'essere la chiave per giudicare quanto visto. Certo è che, per certi versi, non sono mancati segnali di continuità (nel bene e nel male) rispetto all'impresa estiva degli Azzurri: è sacrosanto che la magia sia avvenuta lì, adesso certo serviva meno, ma è comunque interessante capire come certe dinamiche non siano estemporanee, pensando ad esempio a una Spagna che, a questo punto in modo stabile, riesce a mandare in affanno gli uomini di Mancini e a irretirli come nessun altro.

Rubare in casa dei ladri

Difficile vedere come coincidenza, dunque, la capacità spagnola di riuscire a dominare a tratti contro gli Azzurri nelle due semifinali (tra Europei e Nations League) esercitando quel suo gioco fatto di possesso, personalità e assenza di punti di riferimento che siano stabili o prevedibili. In un certo senso l'Italia del corso partito nel 2018 e targato Mancini prova a assorbire tratti di quel calcio, pur sapendo interpretare anche le sfide in modo più camaleontico, ma quando si trova a fronteggiare gli uomini di Luis Enrique dà l'impressione di voler "rubare in casa dei ladri", di voler esercitare qualcosa che fa parte del DNA dell'avversario: l'idea è che occorra, anche in prospettiva, trovare una contromisura efficace per tornare (all'occorrenza) un'Italia più pragmatica, di sciabola più che di fioretto, magari anche integrando nel gruppo attuale un centravanti diverso da quelli utilizzati fin qui e che aiuti la squadra a disimpegnarsi diversamente. Senza voler scomodare il gioiello Lucca, privo di esperienza in A, è chiaro che un elemento come Scamacca possa risultare un'alternativa diversa a tutti i giocatori convocati tra Europeo e Nations League (Immobile, Belotti, Kean e Raspadori), condizionando diversamente anche il gioco del collettivo.

Gavi, Luis Enrique
Gavi e Luis Enrique / Claudio Villa/GettyImages

Solite certezze, nuove speranze

Del tutto logico che una Nazionale forte del successo agli Europei abbia al proprio arco un buon numero di certezze da cui ripartire, elementi nel pieno della loro carriera e in grado di risultare punti fermi da qui ai prossimi impegni (tra qualificazioni e Qatar 2022). Il caso più lampante è quello di Federico Chiesa, peraltro in una versione tirata a lucido e ora persino più pronto ad alternarsi con la prima punta oltre che sulle due fasce, risultando sempre pericoloso coi suoi strappi micidiali. Da Donnarumma al centrocampo più che mai collaudato, e con alternative di tutto rispetto, senza scordare una batteria di esterni offensivi veloci, tecnici e prolifici: le basi solide da cui ripartire esistono eccome. Qualche nodo da sciogliere però resta: il dato anagrafico di Chiellini, ferma restando la sua personalità da capitano e uno spirito che non invecchia, spinge a vedere Bastoni in ascesa per affiancare Bonucci, con Acerbi e la possibile integrazione di Gianluca Mancini come ulteriori risorse.

A centrocampo al di là dell'asse portante Verratti, Jorginho, Barella, non mancano vecchi e nuovi protagonisti utili alla causa andando a comporre una scelta illimitata per il CT: Pellegrini ormai è rientrato stabilmente, Tonali e Castrovilli (chiamato a recuperare dopo l'infortunio) sono altre idee più che valide da affiancare a Cristante, Pessina o Sensi. L'imbarazzo della scelta a metà campo è sotto gli occhi di tutti, pensando anche a talenti emergenti che scalpitano come Maggiore, Pobega, Frattesi e Rovella. Il ritorno di Zaniolo, tenuto fuori in Nations League, è solo questione di tempo e potrà permettere di esplorare nuove soluzioni: il talento giallorosso si sta disimpegnando ormai regolarmente come esterno offensivo di destra nel 4-2-3-1 ma può agire come mezzala nel 4-3-3, come esterno destro nello stesso modulo o persino come falso nove, come accaduto anche nella Roma. Il tutto mantenendo integre le certezze date da Chiesa, Insigne e Berardi, ora come nel 2022.

Raspadori e Kean
Giacomo Raspadori e Moise Kean / Insidefoto/GettyImages

Il capitolo centravanti

Il capitolo centravanti è per certi versi il più delicato, oggetto di dibattito: Immobile resta l'elemento che dà maggiori garanzie e, forma permettendo, è complesso immaginare ribaltoni a breve termine, al netto delle tante critiche ricevute. Alle spalle del biancoceleste però la battaglia è serrata e nessuno dei contendenti sembra aver ancora messo la freccia: Raspadori, sulla carta, potrebbe rappresentare una prima punta ideale per il gioco professato da Mancini già dal 2018 ma potrebbe risultare troppo acerbo e "leggero", Kean cerca continuità tra bianconero e azzurro, Belotti è coinvolto dai problemi fisici e dalla questione rinnovo e potrebbe dunque risentirne. La stagione 2021/22 dirà tanto in tal senso, con Scamacca come ulteriore idea (diversa dalle altre per caratteristiche) con la necessità di fare i conti col dualismo con Raspadori e con le sirene di mercato, senza dunque quella continuità necessaria per avere spazio nell'Italia dei big. Il tutto con un Lucca a cui, ricordando un precedente celebre, Mancini potrebbe dare presto spazio: il CT azzurro, del resto, arrivò a chiamare Zaniolo in Nazionale maggiore senza che il giallorosso avesse collezionato presenze in A.


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