Come funziona il pensionamento dei calciatori
Quando un calciatore sente per l'ultima volta il triplice fischio, si ritrova nella difficile condizione di dover reinventare la propria vita. Infatti, a dispetto di ogni luogo comune che vede i professionisti come una categoria di milionari, gran parte dei giocatori fatica a trovare un modo per raggiungere l'età della pensione.
Il problema della previdenza per i calciatori è tutt'altro che da sottovalutare. Bisogna tenere un attimo da parte i fasti della Serie A o degli altri celebri palcoscenici europei per considerare il professionismo di provincia; cioè tutti quei giocatori che sono costretti a militare in leghe inferiori e a far fronte a ritardi nei pagamenti.
Molto spesso, chi appende gli scarpini al chiodo tenta di rimanere nel settore intraprendendo la carriera da allenatore, dirigente o procuratore. Ma non è sempre così e sono veramente tanti gli ex calciatori che faticano a trovare un modo di restare a galla nel periodo tra il loro ritiro e il pensionamento. Va infatti considerato che chi gioca per anni ad alti livelli si ritrova a 40/50 anni con grandi problemi di salute e con le articolazioni di un 80enne: in queste condizioni, è difficile risultare ancora produttivi nel mondo del lavoro.
Nascita e funzionamento della previdenza per ex calciatori
Come riferisce Calcio & Finanza, il sistema previdenziale per gli ex giocatori professionisti è stato introdotto da una legge del '73, subendo però una modifica sostanziale nel 1996, quando viene alzata l'età pensionabile e si passa a un sistema contributivo. In altre parole, un calciatore percepisce in base ai contributi versati durante la sua carriera.
I criteri che un ex-calciatore deve rispettare per andare in pensione si possono leggere sul sito ufficiale dell'INPS:
- 63 anni di età anagrafica sia per gli uomini che per le donne;
- 20 anni di assicurazione e di contribuzione;
- importo di pensione non inferiore a 2,8 l’ammontare dell’assegno sociale;
- cessazione dell’attività lavorativa dipendente, anche se svolta all’estero.
Oppure con:
- 70 anni di età anagrafica sia per gli uomini che per le donne;
- 5 anni di assicurazione e di contribuzione;
- cessazione dell’attività lavorativa dipendente, anche se svolta all’estero.
L'unico modo per rientrare in questi requisiti è giocare almeno 20 anni da professionista. Cioè, un ragazzo che firma il primo contratto a 18 anni, dovrebbe dire addio al calcio solo quando ne avrà 38: un'impresa che ancora oggi riesce davvero a pochi.
In teoria, ci sarebbe l'opportunità di integrare gli anni mancanti intraprendendo la carriera da allenatore professionista. Tuttavia, le ultime ricerche attestano che solo il 10% dei giocatori che si ritirano riesce a ricoprire questo lavoro per più di 3 anni consecutivi.
Ma quanto guadagna di preciso un calciatore in pensione? Non si conosce la cifra esatta. L'assocalciatori parla di 1500€ al mese versati a tutti coloro che riescono a rispettare i parametri imposti dalla Legge; a questa somma va integrata però quella garantita dal Fondo di Fine Carriera, istituito dall’AIC dal 1975.
L'INPS rilascia invece dei dati leggermente più alti, ma bisogna considerare che si riferiscono a tutti gli sportivi professionisti, non solo ai calciatori. Al 31 dicembre 2018, i contribuenti nel Fondo sportivi professionisti erano 5.340 con 2.580 pensioni vigenti: tra aliquote contributive e altre quote di partecipazione, la cifra complessiva versata è stata di €105,5 milioni (media di €19mila annui per ciascun contribuente, circa €1.600 al mese), con €64,2 milioni versati dall’INPS a chi è già in pensione (media di circa €24mila annui per ciascun pensionato, circa €2mila al mese).
I milionari sono pochi
I giocatori che a fine carriera possono vantare un conto in banca a sei zeri sono davvero una minima parte, circa il 5% del totale. E spesso sono ancora meno quelli capaci di gestire diligentemente le proprie finanze. Infatti, uno studio realizzato qualche anno fa in Inghilterra ha evidenziato che 3 calciatori su 5 finiscono sul lastrico dopo soli 5 anni dal ritiro, per via di problemi con alcool e droga o semplicemente per incapacità di gestione finanziaria.
Sono ormai famose le vicende di István Etienne Nyers e del grande Garrincha, entrambi ex calciatori ed entrambi morti in estrema povertà, senza alcun sussidio pensionistico.
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