Come potrebbe cambiare il Cagliari con Alessandro Agostini
Di Marco Deiana
Nuovo giro, nuova corsa. Un po' come nelle giostre. Inseriamo un nuovo gettone per iniziare una nuova partita. La terza, in casa Cagliari, in questa stagione. Dopo l'inizio non brillantissimo con Leonardo Semplici siamo passati a Walter Mazzarri che ha alternato cose buone (soprattutto ad inizio 2022) ad altre decisamente meno buone (come negli ultimi due mesi). Ora è il turno di Alessandro Agostini. Appunto, il terzo gettone stagionale.
Una situazione insolita per il Cagliari, seppur non sia una novità il cambio di guida tecnica dalle parti del Poetto. Ma qui ci ritroviamo ad appena tre giornate dalla fine della Serie A con un bilancio di appena 28 punti in trentacinque incontri. Ben al di sotto le aspettative. Preoccupa soprattutto la rincorsa della Salernitana che ormai data per spacciata, con una serie di tre vittorie di fila si è rilanciata in ottica salvezza (e soprattutto ha in panchina un maestro dei miracoli sportivi).
Si può cambiare una squadra con appena tre giornate di campionato da affrontare? Difficile ipotizzarlo ma neanche impossibile. D'altronde l'esonero di Walter Mazzarri è dovuto a diversi aspetti, non solo quello legato ai risultati. Nelle ultime settimane si è vista in campo una squadra senza identità. Alessandro Agostini dovrà lavorare proprio su questo aspetto, oltre che sull'aspetto mentale.
Agostini, che arriva da un'ottima stagione alla guida della Primavera rossoblù, e che è stato uno dei protagonisti in passato con la maglia del Cagliari. Insomma, chi meglio di lui in questo momento per responsabilizzare la squadra e far capire cosa vuol dire indossare la maglia rossoblù?
Sul punto di vista mentale è difficile mettere becco, non conoscendo totalmente la situazione all'interno dello spogliatoio isolano. Diverso il discorso se parliamo dal punto di vista tattico.
Alternative tattiche a disposizione di Agostini nel Cagliari
Partiamo da un punto fermo. Alessandro Agostini preferisce la difesa a quattro. Il Cagliari potrebbe quindi salutare definitivamente il progetto tattico del 3-5-2 portato avanti prima da Zenga, poi da Semplici e infine da Mazzarri. E non è escluso che si possa tornare allo storico 4-3-1-2 che tanta fortuna ha portato ai sardi in passato (con Agostini in campo compreso), anche se nel corso della sua carriera da allenatore nelle giovanili rossoblù ha alternato anche il 4-3-3 e il 4-2-3-1.
Il Cagliari di Agostini con il 4-3-1-2
Gli interpreti per il 4-3-1-2 non mancherebbero. Il neo tecnico rossoblù potrebbe quindi puntare su Cragno in porta, Bellanova e Lykogiannis nelle corsie esterne difensive (con Zappa e Dalbert come alternative). La difesa a quattro verrebbe completata da Lovato e Carboni, con Goldaniga, Ceppitelli e Walukiewicz come alternative.
A centrocampo Nandez, Rog e Marin formerebbero un terzetto di qualità e quantità, con giocatori come Grassi, Baselli e Deiola pronti a subentrare. Sulla trequarti ritroverebbe spazio Gaston Pereiro, con il compito di fornire assist per la coppia d'attacco formata da Joao Pedro e Pavoletti, con Keita alternativa di valore.
Il Cagliari di Agostini con il 4-3-3 o 4-2-3-1
Il 4-3-3 rischierebbe di offuscare uno dei giocatori più importanti del Cagliari, ossia Joao Pedro. Il brasiliano già durante l'esperienza Di Francesco ha avuto non poche difficoltà ad adattarsi nel ruolo di esterno d'attacco. Diverso il discorso se utilizzato come prima punta, supportato da Pereiro e Keita sugli esterni.
E il 4-2-3-1? In questo caso Agostini dovrebbe rinunciare ad un centrocampista centrale tra Rog, Nandez e Marin per inserire un giocatore di fascia. Joao Pedro andrebbe ad occupare la posizione di trequartista alle spalle di Pavoletti o Keita. Quest'ultimo potrebbe giocare come esterno offensivo di sinistra (con Dalbert come prima alternativa), mentre sulla corsia offensiva destra troverebbe spazio Pereiro (o in alternativa Nandez).
Sarà pur difficile cambiare assetto tattico in poco tempo e con tre finali davanti, ma se il Cagliari ha deciso per il cambio di allenatore si aspetta anche di trovare in campo una squadra diversa, per mentalità, atteggiamento e (forse) disposizione nel rettangolo di gioco.
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