Come potrebbe giocare il Manchester United di Rangnick
All'interno del panorama calcistico europeo la figura di Ralf Rangnick rappresenta per certi versi un unicum, la quintessenza di un modo tutto particolare d'intendere il ruolo di allenatore, a dimostrazione di come questo stesso ruolo non abbia una sola connotazione ma un arco più che mai ampio di sfumature e di contenuti che vanno a combinarsi tra loro.
Esiste insomma l'allenatore-manager in senso lato, il tecnico che riserva uno speciale occhio di riguardo alla gestione del club, ed esiste poi Rangnick come categoria specifica a sé stante: anche un comunicato ufficiale così atipico, come quello diramato dal Manchester United per accogliere il tedesco, diventa dunque perfettamente logico, con riferimento a un ruolo di consulenza che proseguirà per altre due stagioni dopo questi primi mesi in panchina.
United, tra presente e futuro
Ripensando anche al momento in cui Rangnick popolava i desideri del Milan appare lampante il senso particolare di una scelta, quella di puntare sull'ex Lipsia, votata alla valorizzazione dei giocatori, anche di quelli prodotti dal vivaio come accaduto anche nei tempi d'oro di Ferguson, ed alla ricerca di un'identità propositiva, a livello tattico, che si tramuti nel tempo in un marchio di fabbrica. Diventa naturale che l'arrivo di Rangnick si leghi a una ricostruzione ad ampio respiro, considerando anche il carico di esperienze precedenti del tedesco, ma il campo reclama comunque attenzione e la risalita dei Red Devils non può legarsi solo a una prospettiva a medio-lungo termine, dati anche la rosa, il monte ingaggi, e il chiacchierato ritorno di CR7 nel mercato estivo.
Le 5 sconfitte rimediate nelle ultime 8 gare, molte delle quali con un passivo importante (0-5 col Liverpool, 4-1 col Watford, 4-2 col Leicester) rendono dunque necessaria una svolta rapida, per il dopo Solskjaer, e una quadratura del cerchio che non appare così semplice e automatica nonostante la qualità della rosa a disposizione. Diventa anche interessante capire come Rangnick possa utilizzare il periodo da allenatore per scoprire quale spazio potranno avere i singoli giocatori nel progetto United, anche per le prossime stagioni, e quali giocatori rappresentino invece un peso più che una risorsa da sfruttare.
Un patrimonio da valorizzare
I precedenti ci dicono, pensando alla galassia Red Bull di cui Rangnick è stato protagonista assoluto, che in linea generale la sua presenza garantisce il migliore sviluppo possibile per un giovane, la sua valorizzazione. Le precedenti esperienze del tedesco in panchina, tra Schalke 04, Hoffenheim e Lipsia, ci permettono di vedere nel 4-3-1-2 un possibile modulo da adattare alla rosa del Manchester United, al netto della necessità (soprattutto in attacco) di lasciar fuori elementi importanti, ma non è da escludere neanche il ricorso al 4-3-3 o al 4-4-2 classico (utilizzato nell'ultima esperienza al Lipsia).
A Manchester tiene banco, un po' come accadeva a Torino, l'annosa questione Cristiano Ronaldo: utilizzarlo sempre o farlo dosandolo al meglio? Rangnick chiede aggressività e pressione a tutto il collettivo, riuscirà CR7 a rispondere adeguatamente alle richieste e a muoversi come ingranaggio di un insieme? Difficile però, al momento, immaginare i Red Devils senza CR7 come perno, pur sottolineando le sicure possibilità di rilancio o crescita ulteriore per Sancho, Greenwood e Rashford con Rangnick come mentore.
Come giocherà il Manchester United
Come potrebbe giocare dunque lo United di Rangkick? De Gea tra i pali, Wan-Bissaka a destra, Varane e Maguire centrali, Shaw a sinistra. A metà campo possiamo immaginare un terzetto base composto da Pogba, Fernandes e Fred, in avanti un tridente con Sancho, Cristiano Ronaldo e Greenwood. Possibile però, in un 4-3-1-2, che Fernandes scali sulla trequarti a sostegno di CR7 e Sancho, col rilancio di Van de Beek in campo nel terzetto di centrocampo con Pogba e Fred.
Al di là di chi sarà titolare in una prima battuta, però, è evidente che ogni giocatore su cui Rangnick punterà dovrà dimostrare di adattarsi alla sua idea di calcio aggressivo, rapido e verticale, senza particolare concessione a individualismi o gerarchie stabilite a priori, l'esame sarà quindi per chi deve ancora crescere, senz'altro, ma ancor di più per quei campioni già affermati come Pogba e Cristiano Ronaldo, chiamati a diventare sempre più leader ed esempi per chi ruoterà loro attorno.
Una commistione riuscita di esperienza e gioventù che, del resto, con lo United di Ferguson raggiunse probabilmente una delle vette più virtuose e iconiche negli anni '90, con quel gruppo di giovani rampanti che ruotava attorno alla stella Cantona e da lui assorbiva carisma e mentalità vincente.