Con quale allenatore si garantirebbe più continuità al progetto del Napoli?
Manca solo l’ufficialità ma le voci che vogliono Luciano Spalletti all'epilogo dell'avventura al Napoli sono sempre più pressanti. Alla luce degli attriti che sono nati tra il tecnico di Certaldo e il presidente Aurelio De Laurentiis la via, insomma, è ormai tracciata. Nel futuro del neoallenatore campione d’Italia si prospetta un anno sabbatico, con la prospettiva di allontanarsi dal calcio e di godersi - da lontano - il miracolo realizzato in azzurro. Inoltre, con lo stop nella prossima stagione, rispetterebbe anche una clausola presente nel contratto che lo legherebbe ancora al Napoli, l’obbligo cioè di non firmare con nessuna altra squadra per non incorrere in una multa.
Alla luce dei nuovi sviluppi e con l’aria di cambiamento che aleggia nel club partenopeo, con tanto di novità dirigenziali, quale potrebbe essere il profilo migliore per sostituire Spalletti? Cerchiamo di capire di chi si sta parlando e perché potrebbero essere i nomi ideali o meno, soprattutto considerando la coerenza del progetto anche a livello tattico.
L’ultima trovata considerata da De Laurentiis e citata dai quotidiani è quella che vorrebbe Luis Enrique come nuova guida tecnica, l’ex CT della Spagna ha un passato di tutto rispetto, ha scritto la storia con il Barcellona centrando un triplete di valore assoluto. Nella sua storia c’è anche un passaggio in Serie A, nella Roma, avventura di luci e ombre in cui mostrò comunque l'approccio tattico poi sviluppato in seguito. Esattamente il tema del gioco è quello che più fa propendere verso una scelta di questo tipo, lo spagnolo è un convinto attuatore del 4-3-3, schema che è stato cucito a pennello sugli attori del Napoli in questa stagione e che ha portato alla conquista dello Scudetto. Se la scelta dovesse essere questa si garantirebbe una continuità di gioco molto apprezzabile, a questo si aggiunge il non trascurabile appeal dell’allenatore che incarna perfettamente il carattere internazionale auspicato da De Laurentiis.
Un nome italianissimo è quello di Antonio Conte: il tecnico salentino si è liberato dal Tottenham dopo una stagione altalenante, la voglia d’Italia lo ha portato a rinunciare al rinnovo di contratto e lo ha spinto alla separazione anticipata. Una sfida come quella di far ripetere il Napoli al vertice del campionato italiano potrebbe convincerlo a firmare, almeno valutando a priori il suo profilo. La variabile di questa circostanza è però il carattere "spigoloso" di Conte unito a quello di ADL, un mix che non trasmetterebbe quella tranquillità di cui il club necessita; questo profilo pretenderebbe poi dalla società delle rassicurazioni tecniche sulla permanenza dei top e forse anche l’ingresso in rosa di nuovi professionisti per competere su più fronti. L’ultima variabile da considerare è il prezzo, ingaggiare un allenatore con la bacheca di Antonio Conte non è certo economico.
l’outsider della lista è Vincenzo Italiano, con la Fiorentina sta facendo bene e si giocherà anche la finale della Coppa Italia e quella di Conference League. Sotto il piano economico indubbiamente è il meno oneroso dei nomi emersi, perlomeno come ingaggio, si adatterebbe bene alle richieste della società e potrebbe portare il suo calcio offensivo nel teatro giusto. Il Maradona da sempre apprezza le giocate di classe e si esalta con una squadra in grado di dare spettacolo. L’incognita riguarda l'assenza di esperienza ad alto livello, che mal si combina alla possibilità di guidare una squadra col tricolore sul petto.
In questi giorni i nomi che emergono sono parecchi, si accavallano tra loro e sono tutti plausibili per molti aspetti; non sappiamo quale sarà la prossima guida del Napoli, ma per la storia recente siamo pronti a dire che il profilo di Italiano potrebbe essere più adatto degli altri. De Laurentiis in molte occasioni ha scelto dei profili nuovi e poco blasonati (si pensi a Sarri arrivato dall’Empoli) e in poche circostanze ha scelto grandi nomi ottenendo però risultati poco esaltanti. Julian Nagelsmann non è il profilo giusto per ragioni economiche, un ritorno di Benitez non convince: dare fiducia a chi che negli ultimi anni si è distinto per il calcio espresso è la via giusta. Il coraggio di puntare su un outsider certo non manca al patron azzurro, anche al di là dei nomi dal maggiore effetto mediatico.