Correa o Insigne: qual è la scelta giusta per l'Inter di Inzaghi?
Il compito di sostituire Romelu Lukaku, impresa da far tremare le gambe, non passerà in casa Inter dalla mera individuazione di un attaccante affine al belga: qualsiasi scelta in tal senso, del resto, avrebbe il sapore di un ripiego o di un piano B, come a voler individuare una brutta copia dell'originale. L'arrivo di Dzeko va proprio in questa direzione, fornendo cioè a Simone Inzaghi un elemento che non inviti al paragone ingombrante col predecessore, quel Lukaku vero e proprio trascinatore nerazzurro nel ritorno allo Scudetto. In aggiunta a Dzeko, considerando la presenza in rosa di un giocatore con le caratteristiche di Lautaro Martinez, potrebbe arrivare una seconda punta o comunque un elemento che risulti complementare rispetto a Lautaro e Dzeko, spostandosi dunque dai nomi di Zapata e Belotti o da profili simili. Le candidature più attuali sembrano essere quelle di Lorenzo Insigne e di Joaquin Correa: da un lato l'uomo simbolo del Napoli alla prese con un rinnovo non facile, dall'altro un elemento ben noto al tecnico nerazzurro per i trascorsi alla Lazio.
Il ruolo nel 3-5-2 di Inzaghi
In questo senso la scelta si fa automaticamente, basta cioè osservare la storia di Correa e di Insigne per capire come nel caso del partenopeo occorra un necessario adattamento a un contesto di gioco fin qui mai sperimentato a Napoli. Dal 3-4-2-1 di Mazzarri al 4-2-3-1 di Benitez, dal 4-3-3 di Sarri al 4-2-3-1 di Gattuso, sono state davvero rare le situazioni in cui Insigne ha giocato come seconda punta in una squadra schierata a due davanti, in sostanza solo con Ancelotti nel periodo del 4-4-2 (quando si alternava come esterno di sinistra e appunto come seconda punta accanto a Milk o Mertens). Del resto sappiamo tutti come il ruolo naturale di Insigne sia quello di esterno alto a sinistra, ideale per un 4-3-3 o un 4-2-3-1, e come tale collocazione gli permetta di far male, giocando a piede invertito. Diametralmente opposto il ragionamento pensando a Correa e alla sua seconda esperienza in Italia, dopo la prima e discontinua avventura in blucerchiato: Inzaghi stesso ha capito come poter dare continuità al Tucu, non più come trequartista o esterno d'attacco ma come seconda punta accanto a un bomber del calibro di Immobile o alle sue spalle, "tra le linee alle spalle della prima punta" ha affermato lo stesso Correa riferendosi alla sua collocazione ideale, sottolineando di ritenere ormai meno idonea l'idea di giocare da esterno offensivo. Valutazioni, queste, che sulla carta rendono la scelta di Correa probabilmente più coerente con le idee di Inzaghi.
Punti deboli e punti di forza
Si tratta di elementi radicalmente diversi non solo per collocazione tattica, ovviamente, e il discorso fisico è quel che balza più all'attenzione: Insigne è il classico esterno offensivo tutto tecnica e fantasia, con un contributo del tutto diverso da quello di Correa a livello fisico, con l'argentino che dall'alto del suo metro e 88 cm rappresenta un profilo certo atipico per il ruolo che occupa in campo. L'argentino in sostanza risulta più esplosivo in campo aperto, oltre che tecnico, e dà un apporto chiaramente maggiore nei duelli aerei e nello scontro col diretto avversario. Dall'altro lato la cifra tecnica di Insigne parla da sola, il punto in ottica nerazzurra starebbe tutto nell'individuazione di un ruolo ideale per poter sfruttare le proprie caratteristiche e per non sentirsi limitato rispetto a quanto accade a Napoli, sia pensando al modulo di Inzaghi che alle caratteristiche della squadra nerazzurra rispetto a quanto si sta vedendo da anni nella piazza partenopea. Se a livello di valore assoluto, dunque, potremmo premiare il capitano del Napoli è evidente che, al contempo, le caratteristiche dell'Inter e del suo gioco potrebbero portare ancora una volta a far pendere l'ago della bilancia dalla parte del Tucu.
La spesa per il cartellino
Valutazioni particolari dal punto di vista economico sia per Insigne che per Correa. Da un lato c'è un rinnovo contrattuale che non arriva ancora, una trattativa che va avanti da tempo a suon di incontri interlocutori e di parti ancora distanti, dall'altra parte c'è un giocatore che nella Lazio di Sarri non sembra più del tutto congeniale e che potrebbe partire per permettere poi ai biancocelesti di muoversi in entrata. Non si tratta di colpi low-cost, tutt'altro, ma nel caso di Insigne è evidente come il contratto in scadenza nel giugno 2022 e una trattativa per il rinnovo che non decolla potrebbe portare la cifra a livelli non del tutto congruenti col livello del giocatore: 25 milioni di euro sembra essere la valutazione più ricorrente, quella tale da spingere il Napoli a lasciarlo partire. Pensando a Correa la cifra necessaria appare più elevata, 30-35 milioni di euro, ed è noto come Lotito non sia certo propenso a vendere a prezzo di saldo i suoi gioielli: il discorso indice di liquidità, strategico adesso in chiave biancoceleste, spinge verso la cessione dell'argentino ma è difficile immaginare che la Lazio possa svenderlo, andando troppo al di sotto della cifra già citata. Insigne, in sostanza, potrebbe arrivare per una cifra inferiore.
La spesa per l'ingaggio
Il discorso rinnovo, come detto, è strategico per il futuro di Insigne e il nodo è proprio lì: la proposta del Napoli non sembra convincere del tutto, ormai da tempo, e l'Inter potrebbe dunque entrare a gamba tesa con un'offerta più intrigante per il giocatore. Attualmente Insigne percepisce 4,6 milioni di euro netti a stagione, l'Inter potrebbe arrivare fino a 6 milioni e, di fatto, traccerebbe così un solco rispetto a quel che il Napoli vorrebbe proporre per sancire il rinnovo col suo uomo simbolo. Cifre più abbordabili pensando invece a Correa, legato alla Lazio da un contratto da 2,5 milioni di euro, all'Inter lo stipendio aumenterebbe senz'altro ma senza ovviamente arrivare a quel che percepisce Insigne.
L'aspetto anagrafico
L'aspetto economico si lega a doppio filo a quello anagrafico: Lorenzo Insigne è un classe '91 e ha compiuto 30 anni a giugno, Joaquin Correa è invece un classe '94 e compirà 27 anni domani 13 agosto. Tre anni di differenza tra i due, dunque, un aspetto che globalmente potrebbe rendere più invitante la pista che conduce al Tucu: il punto della questione risiede nella trattativa con la Lazio e nella possibilità di abbassare le pretese rispetto a quel che Lotito si aspetta. Qualora l'opera di Marotta e degli uomini mercato nerazzurri andasse a buon fine, in sostanza, non sarebbe peregrina e così folle l'idea di riportare Correa alla corte di Inzaghi, aggiungendo l'argentino al connazionale Lautaro e al più esperto Dzeko.