Cosa funziona e cosa non va nel nuovo logo della Fiorentina
Quale brivido darà mai alle proprietà americane lanciarsi nel restyling delle realtà consolidate e storiche del nostro calcio? Quale peso strategico inaggirabile vedranno nella scelta di un nuovo logo, di una nuova identità che si renda visibile all'esterno? Rocco Commisso e Joe Barone potranno obiettare, oggettivamente è un dato, che in questo caso di proprietà statunitense non si tratta (essendo entrambi nati in Italia) ma lo stesso braccio destro del patron della Fiorentina, Barone appunto, ha lasciato apertamente intendere di portare con sé una mentalità tutt'altro che conservativa, lontana da ogni spinta reazionaria e - anzi - rivolta al futuro, a scelte orientate sul domani.
L'approccio diverso con cui in Europa ci poniamo verso passato e futuro, rispetto a quanto avviene invece oltreoceano, ha radici ben distanti dal mondo dello sport ma è evidente come - a casa nostra - si fatichi spesso a digerire ciò che sposta gli equilibri rispetto a uno status ormai consolidato, ormai tatuato nelle nostre identità. Un legame più che mai saldo con la storia che, del resto, appare persino grottesco e tutt'altro che virtuoso a chi arriva dall'altra parte dell'Atlantico, portando con sé spirito d'impresa e di progresso, senza alcuna voglia di ritrovarsi ingessato e statico per via di qualche malinconico brontolone.
Esiste dunque l'esigenza, nel momento di lanciarsi nel restyling di un logo, di creare un ponte tra passato e futuro, di fondere armonicamente le radici e lo sguardo orientato a ciò che verrà. Non solo: rimane cruciale, poi, la reazione di un mondo - quello della Fiorentina - alle novità che andrai ad apportare, agli equilibri spostati rispetto allo stato delle cose. Già nelle reazioni alla presentazione ufficiale del nuovo logo viola si può notare, come tipico nell'anima fiorentina, un sentimento contrastante, un principio di dibattito tra chi resta ammirato e chi scandalizzato. Esistono, in sostanza, elementi che sembrano convincere e questioni più indigeste con cui fare i conti (tra lamentele social e consueta ironia).
Cosa funziona nel nuovo logo della Fiorentina
Partiamo da ciò che appare più virtuoso, dagli aspetti che ci permettono di esaltare il lavoro della società e dei professionisti di cui si è avvalsa: innanzitutto spicca il richiamo storico, per niente velato, a un giglio già visto sulle maglie della Fiorentina. Parliamo nello specifico dello stemma cucito sulle divise viola negli anni immediatamente successivi allo Scudetto vinto nel 1955/56, fino ad arrivare ai Leoni di Ibrox, alla squadra che riuscì a dare alla Fiorentina il suo primo trofeo europeo, la Coppa delle Coppe nel 1961, superando i Glasgow Rangers in finale.
Un giglio stilizzato e disegnato dallo stesso fondatore del club viola, il marchese Ridolfi, che rimanda a un'età dell'oro della squadra fiorentina: basti pensare che a cavallo tra i '50 e i '60 i viola arrivarono a vincere uno Scudetto, una Coppa delle Coppe e una Coppa Italia, giocandosi anche una finale di Coppa dei Campioni col Real Madrid nel 1956/57. Al di là del prestigio del richiamo storico esiste anche una coerenza con gli stemmi del passato viola: se si eccettua la parentesi del giglio alabardato inserito in un cerchio, quello degli anni '80 e della stagione in corso, il simbolo dei viola è sempre stato inscritto in un rombo o in un quadrato, proprio come si può vedere nel logo appena presentato dalla società e pronto a caratterizzarla in futuro.
Altro aspetto senz'altro meritevole di una citazione è la volontà di proiettarsi verso il futuro, un futuro connesso alla nascita del Viola Park come casa del club (in tutte le sue anime) e come fiore all'occhiello della società. Un centro sportivo che, almeno nelle intenzioni, dovrà risultare un'eccellenza sul piano nazionale, senza niente da invidiare anche alle realtà più virtuose di altri Paesi sia per funzionalità che per sostenibilità (come rimarcato a più riprese dal club). Infine appare anche logico che la V di viola (e di Viola Park, appunto) possa funzionare maggiormente della sigla ACF come riferimento identitario, come motivo di riconoscimento sia all'interno del mondo fiorentino che fuori da esso.
Cosa non funziona nel nuovo logo della Fiorentina
Quel giglio in particolare, quello presente sulle maglie viola a cavallo tra i '50 e i '60, ha certo il pregio di ricondurre a un'epoca vincente (e di una firma prestigiosa, come quella del fondatore) ma lascia perplessi i più puristi, pensando nello specifico al giglio che storicamente rappresenta Firenze. Questo, infatti, è detto "giglio bottonato" poiché dotato di due stami aggiuntivi rispetto ai petali principali e di ramificazioni inferiori: un giglio sbocciato, di fatto.
La rappresentazione geometrica visibile nel nuovo stemma, insomma, non renderebbe giustizia al vero e proprio simbolo storico del capoluogo toscano. Spazio, poi, ai sentimenti dei tifosi: l'universo dei ricordi personali e delle associazioni mentali è cruciale nel definire il rapporto tra un tifoso e la propria squadra del cuore ed è evidente che un buon numero di tifosi, nel 2022, sia legato più che mai allo stemma che dal 1991 caratterizza la Fiorentina, quello sulle maglie indossate nel tempo da un lungo elenco di campioni entrati nella storia del club. A tutti gli effetti, insomma, si tratta di perdere un pezzo di sé, della propria memoria.
Infine emerge un discorso di mere proporzioni: la V appare probabilmente troppo ingombrante rispetto al giglio, togliendo in qualche modo spazio allo storico simbolo della squadra. Tutti dettagli che però, ovviamente, potremo notare e scoprire più efficacemente quando il nuovo logo apparirà sulle maglie a partire dalla stagione 2022/23.
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