Cosa non ha funzionato nell'esperienza italiana di Schick?
Patrik Schick si era da poco trasferito nella Capitale e il team marketing della Roma aveva pensato bene di fargli incontrare i fan nello store di via del Corso. Doveva essere un modo per fargli prendere confidenza con la nuova tifoseria e, al tempo stesso, per fomentare ancora di più l'entusiasmo del popolo giallorosso.
Quando il ceco si è palesato sul balcone del negozio, ad acclamarlo c'era un bagno di folla. Per dare il benvenuto all'acquisto più costoso della storia del club, i presenti hanno iniziato a intonare il suo nome che però veniva storpiato dalla tipica cadenza romana in "Schickeeee, Schickeeeeee".
Va bene, magari la pronuncia non era impeccabile, ma la convinzione comune era che Schick con la maglia della Roma avrebbe scritto la storia.
Alla fine le cose sono andate diversamente: non solo il ceco non è diventato un simbolo dei giallorossi, ma si è elevato a capro espiatorio di una campagna acquisti autodistruttiva. Il suo gol sbagliato all'Allianz Stadium è diventato il manifesto programmatico del "romanismo", una corrente di pensiero elaborata dai tifosi che si rifà in parte alla legge di Murphy: se un acquisto può deludere, allora state certi che deluderà. A Roma, il povero Schick è diventato un bersaglio di critiche grottesche, tra chi lo contestava sul serio e chi invece ironizzava sulle sue scarse prestazioni (ci è nata anche una pagina di meme se può interessarvi).
Così, il 2 settembre 2019, la sponda giallorossa del Tevere non si è di certo strappata i capelli nel vedere il ceco fare le valigie e volarsene in Germania, direzione Lipsia. Nei suoi 6 mesi con il Toro Rosso segna 10 gol in 22 presenze, praticamente uno ogni due partite: una media che a Roma non si è mai vista.
Nonostante ciò, il riscatto da 28 milioni non arriva e Schick se ne torna a Trigoria, dove però non trova un armadietto pronto ad accoglierlo. A settembre 2020, il direttore sportivo Tiago Pinto lo vende a titolo definitivo, di nuovo in Germania ma stavolta al Bayer Leverkusen, disposto a pagarlo 26,5 milioni di euro: i tifosi della Lupa pensano di aver fatto un affare.
E invece, in un anno e mezzo il classe '96 non solo sta mantenendo una buona media gol (già 20 centri in campionato), ma è addirittura considerato uno dei migliori attaccanti della Bundesliga. Per intenderci, nella classifica marcatori l'unico che gli sta davanti solo Robert Lewandowski che però ha un ritmo inumano (28 reti per il polacco).
Il nome di Schick è tornato alla ribalta nelle ultime ore, visto che sarà lui infatti il pericolo numero uno per l'Atalanta negli ottavi di Europa League. A questo punto è però lecito chiedersi se l'esperienza del ceco in Serie A sia stata fallimentare per colpa sua, della Roma o se semplicemente è stato l'uomo giusto nel momento sbagliato.
Oggettivamente, qualche bella giocata l'ha fatta vedere sia con la maglia della Sampdoria ma anche con quella della Roma. Pertanto, escluderemmo l'opzione "Patrick Schick è solo 'na pippa" avanzata da trequarti della tifoseria giallorossa.
Con tutta probabilità non era ancora un giocatore maturo sotto l'aspetto tattico. Per esprimersi meglio aveva infatti bisogno di essere lasciato libero - un'opportunità che solo in squadre di media fascia puoi avere. In Germania il calcio è più istintivo e il suo estro ha la possibilità di risaltare. Quindi, anche adesso che è un atleta al massimo delle sue potenzialità, magari potrebbe fallire se venisse a giocare di nuovo nel nostro campionato.
Questo, però, lo scopriremo quando lo vedremo all'opera contro l'Atalanta.
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