Cosa non ha funzionato tra Isco e il Siviglia?
Poco più di 4 mesi. È questa la durata del ritorno a "casa" (intendendendo l'Andalusia) di Francisco Román Alarcón Suárez, più noto come Isco. L'attesa estiva per una firma sul contratto che non arrivava, l'accoglienza da star al Sanchez-Pizjuán con più di 10.000 sevillistas ad accoglierlo.
È finita la ilusion e la speranza di "fare grandi cose" con il Siviglia. Isco e il club andaluso hanno raggiunto l'intesa per separarsi ed è ormai ufficiale la rescissione del contratto con tanto di augurio per il futuro.
Isco al Siviglia: cos'è andato storto?
Suerte! Esattamente ciò che è mancato al talento malagueño negli ultimi anni. Da fantasista senza posizione nel 2018 (ed era un pregio perché poteva occuparle pressocché tutte) a calciatore senza squadra nel 2022. Il filo conduttore sono i due Mondiali: più o meno nel periodo di Russia 2018 il punto più alto della sua carriera, dopo Qatar 2022, al quale non ha partecipato con la Nazionale Luis Enrique, quello più basso.
Non che non ci abbiano provato entrambi in questi mesi. Lopetegui lo ha voluto fortemente, Isco ha sposato la causa andalusa cercando quel periodo di forma perso a Madrid e proponendosi di riscoprire quella sensazione di imprescindibilità che l'aveva accompagnato nei suoi migliori anni con i blancos.
Ci è riuscito, ma soltanto a tratti. 19 presenze totali tra Champions League, Liga e Copa del Rey. Un solo gol, alla sua maniera, con lo stile unico che lo caratterizza, contro il Copenhagen, qualche assist e poco altro. L'esonero di Julen Lopetegui ha messo un punto interrogativo sul futuro del Siviglia e sulla necessità di avere Isco in rosa. Dopo l'addio del tecnico e l'arrivo di Sampaoli sono sorti diversi dubbi.
Troppi ruoli diversi, poi la rottura
Con il nuovo allenatore ha disputato 10 partite, in quattro ruoli differenti, terminandone soltanto due. Il Gran Derbi l'ha saltato per squalifica e Sampaoli l'ha tolto a fine primo tempo nella sfida persa in casa contro la Real Sociedad; poi la sosta e una frattura che probabilmente si è aperta ancor di più tra fine novembre e inizio dicembre. Isco non ha preso parte a nessuna amichevole (il Siviglia ha giocato contro Monaco, Benfica e Volendam) e nella giornata di ieri l'ufficialità ha chiarito la situazione. Indietro non si può tornare e anche si potesse non ci sembra opportuno criticare la volontà di Isco di restare a Madrid.
L'addio di Zidane nel momento migliore della sua carriera e il contemporaneo arrivo di Lopetegui con il quale il rapporto era ottimo ai tempi della Nazionale: perché lasciare il Real Madrid?
L'esonero di Lopetegui e l'arrivo di Solari nella stessa stagione: una relazione difficile con il tecnico, a sua volta mandato via per fare spazio al ritorno di Zidane. Una stagione da cestinare, ma tanti buoni propositi per le successive con il tecnico francese in panchina: perché lasciare il Real Madrid?
Il ridimensionamento in una squadra che, pur chiamandosi così, ha stupito chiunque ed è tornata ai vertici. Un nuovo cambio in panchina: da Zidane a Carlo Ancelotti. Non una novità per Isco, ma una certezza dalla quale ripartire sulla base delle tantissime presenze che il tecnico italiano gli aveva concesso tra il 2013 e il 2015: quindi ancora, perché lasciare quindi il Real Madrid?
Avrebbe potuto optare per questa scelta forse nell'estate del 2021, ma si sarebbe privato dell'occasione unica di vincere la sua quinta Champions ed entrare nel ristretto Olimpo di calciatori in grado di trionfare così tante volte nella massima competizione europea.
A 30 anni la decisione di Real Madrid e Isco di non proseguire insieme. Ad accoglierlo come idolo il Siviglia e Monchi, in quella che solo qualche mese dopo si è sgretolata come un'illusione sia per il fantasista che per i suoi tifosi. Una squadra fragile, quasi incosistente, arrivata alla fine di un ciclo e allo stremo di una continua rivoluzione sul mercato che ha esasperato il pubblico e sviscerato l'identità.
Con le cessioni di Diego Carlos e Jules Kounde i rojiblancos hanno perso quella base necessaria di solidità difensiva che aveva permesso a Lopetegui di resistere al quarto posto. Isco si è ritrovato nel contesto peggiore per essere protagonista; quello di una squadra alla riscoperta di sè stessa: un cantiere aperto con troppi punti interrogativi sul prosieguo e una situazione di classifica dal quale uscire appare ancora molto complicato.
Entrambe le parti hanno preferito rinunciare all'anno e mezzo di contratto rimanente. Dal ragazzo che vinceva il Golden Boy nel 2012 sono passati 10 anni, Isco ora è un uomo che ha vinto tutto e incantato tutti. Senza squadra e alla ricerca del posto giusto perché, a 30 anni, non ha perso certo le qualità tecniche per illuminare ancora ad altissimi livelli.