Cosa può dare Brekalo alla Fiorentina e cosa cambia per Nico Gonzalez
Nei tanti momenti di potenziale svolta, all'interno della carriera di un giocatore, esistono snodi cruciali che non seguono le ambizioni e le idee del diretto interessato, un bivio può insomma condurre sulla strada meno virtuosa o persino portare nel proverbiale vicolo cieco.
Josip Brekalo sembrava, ad esempio, aver trovato una propria dimensione congeniale nel Torino di Juric, anche al di là di quello che raccontano i 7 gol e i 2 assist raccolti nella passata Serie A, dimostrandosi un trequartista ideale nel 3-4-2-1 del tecnico granata.
Un idillio che si è però rotto in seguito alla decisione del giocatore, il bivio appunto, di lasciare il Toro per inseguire velleità diverse, per giocarsi le proprie carte anche nelle coppe europee: decisione, questa, che destò non poca amarezza nella dirigenza granata, impossibilitata così a esercitare il diritto di riscatto e a dare continuità all'esperienza italiana del croato.
Cosa può dare Brekalo alla Fiorentina?
Il ritorno al Wolfsburg, club in cui Brekalo era già stato in grado di lasciare il segno prima dell'avventura italiana, non ha però sortito gli effetti sperati per il croato che - di fatto - si è trovato ai margini della squadra, pur avendo raccolto inizialmente un buon numero di presenze.
La scadenza del contratto nel giugno 2023 e la marginalità di Brekalo nella squadra di Kovac hanno fatto sì che le voci di addio si facessero sempre più insistenti: il Monza sembrava in netto vantaggio, la Fiorentina è riuscita ad avere la meglio e si è assicurata il croato, comunicandone ufficialmente l'ingaggio.
Esistono ragioni logiche piuttosto evidenti che rendono Brekalo un colpo del tutto lineare con gli auspici di Italiano e con le sue idee: il tecnico viola, lo scorso anno, ha già indicato in cinque il numero di esterni offensivi necessari, una sorta di numero ideale. Al momento in rosa ci sono Nico Gonzalez, Sottil, Kouamé, Ikoné e Saponara: saremmo già a cinque, sulla carta, ma esistono dei distinguo necessari e non di poco conto.
Saponara e Kouamé, innanzitutto, sono esterni offensivi in qualche modo adattati: da un lato un trequartista e dall'altro una seconda punta che, per esigenze e per capacità di adattamento, si trovano ad agire più larghi, ognuno ovviamente con le proprie diverse caratteristiche. Per quanto riguarda Sottil, profilo per certi versi sovrapponibile a quello di Brekalo, è evidente come il lungo stop renda necessario un ulteriore periodo di recupero ed è dunque sensata l'idea di avere un altro elemento in grado di agire a sinistra, a piede invertito.
Cosa cambia per Nico Gonzalez?
C'è poi il tema, strategico, legato a Nico Gonzalez. Non si tratta di immaginarne l'addio e di vederlo connesso con l'eventuale acquisto di Brekalo ma di pensare a una terza via, a una novità di natura tattica. Una delle criticità individuate nei viola riguarda come noto l'attacco, con Cabral e Jovic che non sono fin qui riusciti a trovare continuità sia per un rendimento altalenante che per problemi di natura fisica.
Pensando a Jovic, peraltro, non mancavano voci legate a un addio anticipato e a una certa insofferenza del serbo ed è evidente, insomma, che Italiano si trovi con la coperta corta nel reparto avanzato. Aspettando il rientro di Cabral a pieno ritmo, rimarrebbero in ballo Kouamé e Nico Gonzalez come elementi adattati nelle vesti di terminale offensivo.
L'argentino, con l'arrivo di Brekalo e con Ikoné pronto ad agire a destra, potrebbe dunque spostarsi all'occorrenza al centro dell'attacco per sfruttare quelle doti sottolineate da Italiano nel post-partita di Roma-Fiorentina, qualità da punta vera e propria più che da ala. L'arrivo immediato di Brekalo, un affare dal punto di vista economico considerando la scadenza imminente, dà così una soluzione in più e permette di avere il croato con Bonaventura e Ikoné sulla trequarti, avanzando Gonzalez come punta.
Le doti del croato sono quelle note, capacità di saltare l'uomo, ottima tecnica e rapidità, tutte qualità che Italiano ha dimostrato di apprezzare soprattutto negli esterni a piede invertito e che, unica perplessità, dovranno trovare un riflesso altrettanto valido di concretezza e freddezza sottoporta (aspetto fin qui mancato, soprattutto riflettendo sul rendimento di Ikoné).