Cosa resta all'Italia un anno dopo la vittoria dell'Europeo?
11 luglio 2021, l'Italia è campione d'Europa. Sembra passato un secolo e invece solo 365 giorni fa capitan Chiellini alzava il trofeo, sotto il cielo di Wembley. Oggi quelle "notti magiche", come recitava la famosa canzone diventata quasi un secondo inno nazionale per i giocatori, sono un lontano ricordo. Da quel momento la trama della Nazionale si è trasformata, ha avuto uno svolgimento degno dei migliori film tarantiniani.
"Dalle stelle alle stalle in 256 giorni". Potrebbe essere questo il titolo giusto per la pellicola, invece è la triste realtà che ha colpito l'Italia calcistica: dal trionfo di Wembley alla sconfitta contro la Macedonia del Nord lo scorso 24 marzo valida per la qualificazione al prossimo campionato del mondo in Qatar. Forse il punto più basso toccato dalla Nazionale nel recente passato, sommata alla mancata partecipazione ai Mondiali del 2018.
Col senno di poi alcuni potrebbero definire l'impresa compiuta dagli azzurri come il classico colpo di fortuna, altri invece una vittoria della classe operaia, viste le rose delle altre Nazionali, una vittoria figlia della programmazione e del lavoro di un allenatore navigato come Mancini e del suo staff.
I fatti dicono che ad un anno dalla vittoria dell'Europeo la Nazionale è un cantiere aperto, dove è in corso quel ricambio generazionale tanto acclamato da molti che vede protagonisti giovani calciatori affamati e vogliosi di affermarsi ai massimi livelli. Il tutto diretto dal regista Mancini.
Perché se è giusto cambiare quando è il momento non bisogna però non ripartire da chi ha portato l'Italia ad essere la migliore pellicola d'Europa, solo 365 giorni fa. Basterà questo per ripartire e tornare a vivere "notti magiche" come quella di Wembley? Ai posteri l'ardua sentenza.
Segui 90min su Twitch.