Cosa succede a Dusan Vlahovic? La storia di un momento no
Sta vivendo un momento estremamente delicato, non riesce ad esprimersi al meglio e gli manca quello che per un attaccante è vita: il gol. Ma quali sono le cause che stanno portando Dusan Vlahovic a vivere tutto questo? Cerchiamo di fare il punto sul "momento no" di uno degli attaccanti più giovani e promettenti del panorama internazionale.
Dusan Vlahovic, appena 23enne, si trova già catapultato nel grande frullatore del calcio internazionale quello in cui "se segni sei il migliore e se manchi una rete sei un brocco". Si fa sempre presto a parlare e lo ha fatto in modo chiaro anche Rocco Commisso che, qualche mese fa, ha dichiarato: "Vlahovic segna la metà di Jovic-Cabral e abbiamo 70 milioni in più". Il patron viola getta benzina sul fuoco, omettendo però che (oltre ad una pioggia di milioni) il serbo ha collezionato con la Fiorentina su 112 presenze totali 50 gol e 5 assist decisamente niente male. Il primo e grande interrogativo da porci è: la maglia viola pesa come quella bianconera?
A conti fatti no. Il ragazzo classe 2000 veniva da una realtà calorosa ma con scarso risalto internazionale, se in poco tempo diventi l'attaccante numero nove della Juventus, uno dei club più grandi e conosciuti al mondo, inevitabilmente hai bisogno di un certo periodo per acquisire quella prontezza tale da affrontare ogni giudizio, da stare perennemente sotto ai riflettori. Pensiamo al caso di Tonali: prima di diventare un punto fermo del Milan ha impiegato un anno e oggi sforna ottime prestazioni, da vero leader. Rincariamo la dose e aggiungiamo che il serbo è arrivato a Torino dopo che un certo Cristiano Ronaldo aveva lasciato la vecchia signora quindi le pressioni e gli accostamenti (impropri) sono stati anche maggiori rispetto ad altri esempi.
Quale acciacco fuori programma
Sulla bilancia della stagione juventina numero due (a breve lo sarà visto che siamo a una e mezza, è arrivato a gennaio 2022) di Vlahovic si sono poggiati altri pesi non indifferenti: il primo è la pubalgia che ha tenuto la punta a freno in numerose gare e ne ha condizionato anche il mondiale in Qatar. Sono state parecchie le volte in cui è stato costretto a saltare le partite; una volta superata la fastidiosa incombenza ecco che ne è spuntata una nuova, un fastidio agli adduttori. Un anno in cui tutti queste noie si manifestano a rotazione, indubbiamente, influisce sul rendimento di un calciatore dalla simile struttura fisica.
Problemi di adattamento?
Con il cambio maglia sono cambiate anche le pressioni a cui si è sottoposti e questo è chiaro, ma a cambiare è stato anche il modo in cui si interpretano le partite: in Toscana - nei primi tempi - Vlahovic faceva la prima punta in senso stretto, il finalizzatore, per poi evolvere il proprio gioco agli ordini di Italiano. Nella nuova avventura piemontese il suo modo di stare in campo è cambiato, deve aiutare ancor di più la squadra a salire e ripulire i palloni facendo anche la boa. La normalità di questa evoluzione è che si debbano impiegare maggiori energie nell'arretramento per poi tornare dentro l'area di rigore e finalizzare: la lucidità, nel complesso, può risentirne nel momento della conclusione a rete.
Quello che possiamo escludere dal range delle possibilità di frustrazione del giovane numero 9 è l'eccesso di concorrenza; è sempre apparso la prima scelta di Allegri e si direbbe anche a ragion veduta, i pretendenti a quel posto sono Kean (che ha vissuto una stagione altalenante seppur in netta ripresa rispetto alla precedente) e Milik, anche lui condizionato da qualche problema fisico. Non sembrano esserci gli estremi per sentire minacciato il proprio posto.
Il peso dei piccoli passi
Patire il peso di ripagare una cifra alta come quella che ha elargito la Juventus non sembra essere la discriminante di questa stagione, non dobbiamo scordare che, ad oggi, Vlahovic vale ancora 75 milioni (dati transfermarkt) e questo non sembra molto penalizzante. L'unica cosa che si può recriminare al giocatore è il fatto di essere troppo spesso nervoso: chiunque a 23 anni vuole apparire. è lecito, e farlo con una maglia così ingombrante sarebbe il sogno di ogni ragazzo.
Come più volte gli ha consigliato lo stesso allenatore deve mantenere la calma e con il lavoro quotidiano potrà tornare nella forma migliore. Solo con i piccoli passi si possono ottenere grandi traguardi, senza patemi d'animo per il polverone mediatico connesso alla crisi di gol. Vlahovic, di fatto, è parte del futuro della Juventus e incarna ancora un patrimonio che deve essere sfruttato al meglio, sotto tutti i punti di vista.