Cose positive e cose negative dell'Italia dopo l'amichevole contro la Turchia
In quanto test amichevole sarebbe sbagliato sparare sentenze sulla prestazione offerta ieri sera dall'Italia contro la Turchia. Certo, siamo ancora ben lontani dal gioco brillante della prima gestione Mancini, ma al Dall'Ara gli Azzurri ci hanno dato degli spunti interessanti che meritano di essere approfonditi, in quanto è proprio da quelli che dobbiamo ripartire se vogliamo avere qualche chance di difendere il titolo a Euro 2024.
Non tutto è da buttare, l'ha detto anche Luciano Spalletti nelle interviste rilasciate nel post-gara in cui si è professato ottimista per il futuro della Nazionale. Il CT sta infatti trovando pian piano un punto d'incontro tra la sua filosofia di gioco e le caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione; un processo condizionato dagli infortuni (uno su tutti, quello del leader difensivo Acerbi) e che va inevitabilmente compresso nel poco tempo a disposizione.
Alibi a parte, cosa dobbiamo tenere e in quali aspetti deve invece migliorare l'Italia a poco più di una settimana dal suo esordio nel campionato europeo?
Da dove ripartire
A destare il pubblico del Dall'Ara dal torpore che una partita alquanto noiosa comporta ci ha pensato il pressing a tutto campo effettuato dall'Italia. L'aggressione dell'avversario subito dopo aver perso palla in modo da recuperarne il prima possibile il possesso è sinonimo di una squadra viva, che lotta e prova a imporre i propri ritmi e che quindi va assolutamente coltivato in vista dell'Europeo. L'unica incognita è legata alla condizione fisica dei giocatori, stremati dopo una lunga stagione con i rispettivi club e potenzialmente esposti a crolli nell'ultima parte di gara. In altre parole, la pressione alta è sempre ben accetta ma le gambe devono girare alla perfezione per poterla fare.
Altro aspetto che ci infonde un po' di fiducia riguarda la duttilità degli Azzurri. Uno dei massimi emblemi è Andrea Cambiaso, capace di giocare indistintamente come esterno destro o sinistro ma anche come ala offensiva com'è accaduto ieri sera contro la Turchia. Non solo il giocatore della Juventus, anche Riccardo Calafiori - idolo del Dall'Ara e accolto da fiumi d'applausi al momento del suo ingresso - può rivelarsi determinante per l'assetto tattico dell'Italia, che può decidere se schierarsi con la difesa a tre o a quattro in base al tipo di avversario che si trova davanti.
In una Nazionale ancora alle prese con evidenti problemi offensivi, si ricerca di aggirare il problema legato ai gol con gli inserimenti dei centrocampisti. A tal proposito, la piacevole sorpresa riguarda Bryan Cristante, considerato da Mancini un semplice sostituto per tappare buchi nei finali di partita ma che con Spalletti potrebbe raccogliere un minutaggio più importante. Il mediano della Roma ha giocato al fianco di Jorginho con più libertà d'avanzamento, cosa che l'ha portato a un bello spunto palla al piede in un'azione poi non capitalizzata dal brutto tiro di Chiesa. Non solo: suo anche il colpo di testa che, se non fosse stato per il palo, avrebbe potuto portare gli Azzurri in vantaggio nel recupero del primo tempo. Del risultato di ieri ce ne importa relativamente, ma in competizioni equilibrate, come lo sarà l'Europeo, i giocatori forti sulle palle inattive fanno sempre comodo e Cristante è uno di questi.
In cosa migliorare
Come si è detto poco fa, l'aspetto più preoccupante riguarda senza dubbio l'attacco. Ieri mancava Scamacca, assente in quanto aggregatosi al ritiro in ritardo rispetto ai compagni (solo perché doveva giocare l'ultima partita con l'Atalanta) ma considerato il 9 titolare di questa Italia; nel frattempo il suo sostituto più credibile, ossia Mateo Retegui, non ha mostrato quel killer instinct che l'ha contraddistinto nell'ultimo anno. Una prova sbiadita, che l'italo-argentino ha provato a colorare con una rovesciata più bella nelle intenzioni che nell'esecuzione, ma che è senza dubbio il risultato dei pochi palloni giocabili arrivati sulle fasce.
Ora, compito di un attaccante dovrebbe essere quello di far gol alla prima occasione, e purtroppo all'Italia manca un giocatore simile, quindi la colpa va anche condivisa con gli esterni offensivi, dai titolari Chiesa a Orsolini, al subentranti Zaccagni; a conti fatti l'ala che ha fatto meglio è stata Cambiaso, che ala proprio non è.
Ultimo aspetto sul quale Spalletti dovrà lavorare è quello legato alla comunicazione in fase difensiva. Visto il forfait di Acerbi, qualora il CT dovesse confermare la linea a quattro, i titolari sarebbero Mancini e Bastoni, che ieri non hanno giocato singolarmente male, ma a volte hanno faticato nella spartizione degli spazi e nelle scalate in marcatura, lasciando la sensazione che la chimica tra di loro vada ancora affinata.
Quelli che abbiamo passato in rassegna sono punti deboli che una squadra che ambisce a difendere il titolo di campione in carica non deve mostrare. Con la Turchia l'Italia ha mostrato i principi di gioco che caratterizzano la filosofia di Spalletti, ma l'ha fatto solo a sprazzi. Bisogna quindi migliorare sulla continuità, vale a dire sulla capacità di trovare un livello di calcio medio che preveda pressing per il recupero palla, fluidità di possesso e attenzione in fase difensiva, senza però dover esaurire le energie molto prima rispetto al triplice fischio.