Cose positive e negative che ci portiamo a casa dopo la sfida contro la Spagna
- Donnarumma salva quasi tutto
- Azzurri in estrema difficoltà contro la Roja
Ormai è in archivio. A referto come 90 minuti di sofferenza dai quali l'Italia non è uscita molto bene. La sconfitta contro la Spagna, maturata di misura (1-0), è generosa rispetto a quanto mostrato dal campo. Una differenza di status che esalta il lavoro di De la Fuente e del talento individuale spagnolo, e pone gli azzurri un po' indietro su alcuni concetti, da recuperare in fretta in vista dell'ultima sfida della fase a gironi contro la Croazia e dei probabili Ottavi di Finale.
Spagna-Italia è in archivio con 20 tiri della Roja, di cui 8 in porta, 8 fuori e 4 fermati. Con oltre 2 xG prodotti e una differenza netta per quanto riguarda il numero di passaggi completati e la percentuale di possesso palla.
Cose positive
L'uomo in copertina, e forse basta ripensando ai 90 minuti di Gelsenkirchen. A parlarne è stato anche il capitano della Nazionale spagnola Alvaro Morata: "Sono dispiaciuto per non aver segnato, ma fino ad un certo punto. L'importante era vincere e portare a casa i tre punti. Poi non dimenticate che voi avete uno dei migliori portieri al mondo, Donnarumma è un top assoluto. Ha fatto 3-4 parate di grandissimo livello, ha delle qualità pazzesche".
E anche andando a memoria le parate che cita l'attaccante dell'Atletico Madrid risaltano per la loro importanza e bellezza. Il colpo di reni sulla testa di Pedri dopo un minuto, il miracolo con le dita sul bolide di Fabian Ruiz dalla distanza e il doppio intervento su Ayoze Perez nei minuti di recupero per bloccare la sconfitta sull'1-0. L'unica nota positiva azzurra che risuona alla Veltins-Arena è la conferma che l'Italia, tra i pali, vanta ancora uno dei portieri migliori al mondo.
Cose negative
L'incapacità di entrare in campo con un approccio attento e convinto è un aspetto che, dopo l'inizio shock contro l'Albania, si stava per ripetere anche contro la Spagna. Un solo minuto per la prima enorme occasione avversaria, conclusa in angolo solo grazie al protagonista di cui sopra. Quell'impasse alla quale si assiste solitamente nei primi minuti di ogni gata, in cui le squadre si specchiano e cercano soluzioni per piegare la partita, per darle un senso, l'Italia l'ha nuovamente saltata a piè pari.
Se con l'Albania era arrivata una reazione istantanea, dovuta probabilmente alla verve dell'esordio, ma soprattutto a una differenza qualitativa con la formazione di Sylvinho, con la Spagna non è mai accaduto. La Roja ha dominato sotto tutti i punti di vista. Dimarco e in particolare Di Lorenzo, uno dei peggiori in campo, hanno sofferto tremendamente Yamal e Nico Williams. Jorginho non ha mai contenuto Pedri, mentre Frattesi e Pellegrini si sono ritrovati a girare per il campo, dispersi dal possesso rapido e creativo organizzato da Rodri e Fabian Ruiz. Marcare Scamacca, isolato a 50 metri dalla porta avversaria, si è rivelato un compito facile per le Normand e Laporte, e l'accerchiamento iberico ha permesso a Carvajal e Cucurella di agire indisturbati come ali aggiunte alla manovra.
Insomma, quelle differenze tattiche promesse da Luciano Spalletti nel postpartita contro l'Albania non si sono viste. Nè per quanto concerne delle modifiche all'undici titolare (confermato in blocco) nè per quanto si è apprezzato dall'idea di gioco. Il CT aveva parlato di una gara profondamente diversa, nella quale gli azzurri avrebbero ricercato più verticalità e in cui a fare la differenza sarebbe stata la velocità delle giocate. L'Italia è riuscita solo poche volte a trovare in Scamacca un appoggio per ripartire, e l'assenza di contropiedisti, unita alla capacità spagnola di schiacciare Donnarumma e compagni nella propria area, ha impedito che fosse pericolosa per tutta la partita.
Le modifiche in corso sono poi apparse poco influenti. A fine primo tempo Cristante ha preso il posto di Jorginho e Cambiaso quello di Frattesi. Gli azzurri hanno cambiato sistema schierandosi a tre, ma non sono comunque riusciti a contenere gli uno contro uno di Yamal e Nico Williams sulle corsie, diminuendo inoltre ance la densità nella zona nevralgica del campo. Il gol decisivo, come sta accadendo troppo spesso e in modo antistatistico in questa competizione, l'ha siglato Riccardo Calafiori, in una sfortunata sequenza che ha causato l'autogol dell'emergente centrale difensivo.
Dopo l'esaltazione delle potenzialità azzurre contro l'Albania, l'Italia conosce subito i suoi limiti e, da un certo punto di vista, è meglio apprenderli il prima possibile che venire sorpresi quando non vi si può più porre rimedio.