CR7 e la difficoltà (non soltanto sua) di scrivere un finale all'altezza
Quanti film potenzialmente straordinari e indimenticabili si perdono proprio sul più bello, nel momento del finale? Quante storie avvincenti, da cui non ci si riesce a staccare, finiscono poi per scivolare in una cascata di cliché o di luoghi comuni, quando ci si attendeva un epilogo che fosse degno?
Il motivo è piuttosto evidente: creare una storia e generare interesse può non essere complesso, il nodo della questione riguarda la necessità di tirare le fila, di far quadrare i conti, di lasciare tutti contenti prima che il sipario cali. Lo sport riesce a fabbricare storie, sia racconti brevi che leggende indenni al tempo, e non si sottrae a quella stessa legge: scrivere un bel finale è l'ostacolo più impervio, anche quando una storia sembra avere tutto (un eroe, più di un antagonista, un percorso ricco di deviazioni e di conflitti).
Ecco dunque che, all'interno di un Portogallo pronto a scoprire nuove storie e a sognare l'approdo in semifinale dei Mondiali, c'è anche spazio per un caso, per IL caso: un Cristiano Ronaldo irrequieto che scalpita in panchina ed entra nel finale di una sfida già decisa, un CR7 divisivo, che ci pone di fronte alla solita domanda sui fuoriclasse e sul loro spazio all'interno di uno spogliatoio. Considerarli "uno tra tanti" è la loro fine o può essere una risorsa da sfruttare, nell'atto finale della storia?
Tra Mondiale e mercato
Il Mondiale non rappresenta, per quanto attiri l'attenzione, un momento impermeabile al resto e valido in quanto tale: tanti sono i temi che s'intrecciano con Qatar 2022, proiettandosi sulla sessione invernale di mercato o semplicemente osservando cos'è accaduto poco prima dell'inizio del Mondiale stesso.
Nel caso di CR7 non si può dire che questo sia un momento come un altro, ci troviamo a uno dei tanti crocevia della sua carriera ed è logico che il peso delle scelte - all'avvicinarsi del finale - attiri lo spettatore ancor di più, lo tenga col fiato sospeso (mancando ora lo spazio per chissà quale prospettiva futura). La separazione burrascosa con il Manchester United, in una prospettiva di vero scontro col club, si accompagna così mediaticamente a un possibile passaggio in Arabia Saudita, all'Al-Nassr, con annesso ingaggio fantascientifico.
Tutti temi che, nella percezione di un campione, vanno a minare (in modo più o meno pretestuoso) il tono con cui se ne parla, l'approccio mediatico a una figura indubbiamente storica. Lasciando, insomma, che il campo non sia più il solo giudice, che i record e le statistiche non bastino, da soli, a scrivere un finale.
Amore-odio
Proprio in questa cornice s'inserisce la situazione tutt'altro che serena tra CR7 e due dei club in cui ha scritto pagine importanti, nello specifico il Manchester United e la Juventus. Il divorzio dai Red Devils del resto non è maturato in modo classico e lineare, anzi si è consumato secondo strade raramente esplorate a questi livelli: si parla del resto di accuse pesanti verso il club, verso la sua capacità di rispettare la propria tradizione vincente, si parla poi di disistima nei confronti di figure importanti come Rangnick e come Ten Hag.
Un addio irrituale, a dir poco, che si affianca poi - e siamo alla stretta attualità - al ruolo di Cristiano Ronaldo nell'ambito delle indagini sulla Juventus e sulle strutture private, un potenziale stratagemma per eludere la riduzione degli ingaggi, per renderla - agli occhi di chi accusa - una mera mossa di facciata. In questo contesto CR7 diventa una sorta di spauracchio per la Juve, una delle possibili chiavi per aprire nuove prospettive tutt'altro che virtuose sulle azioni bianconere. Da un lato il mondo United e dall'altro quello bianconero, con tanto di 20 milioni di euro che il portoghese si aspetterebbe dalla Juve: ulteriori svolte che, agli occhi di chi legge e ascolta, rendono potenzialmente amaro il percorso verso il finale.
Chi scrive questo finale?
Siamo poi al campo, ai segni di insofferenza e alle parole di un CT: la Federazione portoghese ha provato a far rientrare il caso citato da Record, quello di un Cristiano pronto addirittura a lasciare il Qatar, ma è chiaro che l'attesa per l'esito sportivo di Marocco-Portogallo si accompagni anche a uno sguardo puntato sul numero 7, che sia nell'undici titolare oppure in panchina.
In questo senso, a gettare benzina sul fuoco, sono arrivate anche le parole di Georgina Rodriguez in merito all'assenza dalla formazione di Santos contro la Svizzera: "Mentre gli undici giocatori cantavano l'inno tutti i riflettori erano su di te, che peccato non essersi potuti godere il miglior calciatore del mondo". Una dialettica certo non inedita tra allenatori ed "entourage" di un giocatore (in Italia lo abbiamo vissuto in modo dirompente, col triangolo Totti-Blasi-Spalletti).
A questo punto viene da domandarsi chi abbia in mano la penna che poi scriverà questo finale: la chiave, una delle chiavi perlomeno, riguarda proprio l'epilogo dell'avventura portoghese ai Mondiali. Diventa insomma evidente come un clamoroso successo dei lusitani possa permettere a CR7 di trovare il proprio lieto fine, un epico epilogo di una storia fatta di record e di successi. Una pagina conclusiva che, con forza dirompente, spazzerebbe via ruggini, voci e retorici moralismi sulle scelte future.