Credere nel calcio femminile: il modello Barça e la situazione italiana

Valentina Giacinti contro il Barcellona
Valentina Giacinti contro il Barcellona / Ciancaphoto Studio/GettyImages
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La Roma, il Barcellona e il calcio femminile. Il Barcellona a Roma per parlare di calcio femminile. Nella giornata di martedì 21 marzo 2023 sono successe diverse cose. La società giallorossa ha giocato il suo primo Quarto di Finale di Women's Champions League. L'ha fatto scendendo in campo per la prima volta nello Stadio Olimpico della Capitale, in un appuntamento che ha portato sugli spalti circa 40.000 persone.

Un'affluenza da record

39.454 spettatori, per la precisione, record italiano per una partita di calcio femminile. Non un sold out, come all'Olimpico sono abituati da troppo tempo, ma un numero che, di martedì sera, fa riflettere sulle possibilità del calcio femminile nel territorio. Un ambiente caldo, piacevole, ha accompagnato le ragazze giallorosse, contro una squadra con valori tecnici decisamente superiori, a perdere di misura, rimandando il discorso qualificazione delle blaugrana al ritorno delCamp Nou.

La partita era la più importante della stagione, la più importante della carriera di ognuna di loro (basta controllare i social delle protagoniste per accorgersi del significato). Giocare allo Stadio Olimpico è il sogno di ogni piccolo tifoso e piccola tifosa di una squadra della Capitale, anche della capitana Elisa Bartoli, come raccontato nella conferenza pre-partita.

C'erano calciatrici, la cui emozione spontanea è emersa anche dai momenti sul campo in cui, tra battute, musica e passi pesanti, si cerca la concentrazione a un paio d'ore dal fischio d'inizio.

Poi la gara. La grinta di Bartoli, la resistenza di Linari e Wenninger, la fenomenale prestazione di Camelia Ceasar tra i pali. Le corse di Haavi, la volontà di non arrendersi di Giugliano (il numero 10 su una maglia giallorossa si è rivisto per la prima volta all'Olimpico dall'addio di Totti) e la disperazione di Giacinti dopo aver sfiorato un paio di volte il pareggio.

Valentina Giacinti of AS Roma reacts during the Women Uefa...
Valentina Giacinti of AS Roma reacts during the Women Uefa... / Insidefoto/GettyImages

L'applauso finale e i cori durante la sfida. Un pubblico senza precedenti che non si vede ogni turno di campionato al Tre Fontane, al quale è stata data finalmente la possibilità di allargarsi, di vivere il calcio femminile con il giusto risalto. Quello che va fornito alle calciatrici professioniste per aumentare la visibilità, per rendere abitudinario giocare davanti a decine di migliaia di persone, per smorzare la pressione in eventi del genere.


Calcio femminile, il modello Barça

Se ne è parlato in modo specifico qualche ora prima della gara. All'Università degli Studi di Roma "la Sapienza", la professoressa di catalano Isabel Turull ha moderato l'incontro:"Calcio femminile, il modello Barça", organizzato con la collaborazione del Futbol Club Barcelona e della Delegazione del Governo della Catalogna in Italia.

Durante l'ora in cui si è sviluppato il racconto, si sono toccati diversi temi. L'ospite d'onore era la vicepresidente del Barcellon a Elena Fort, che ha illustrato il modello Barça rispondendo a qualche curiosità, grazie all'interprete Marta Graupera. Poi Fabio Appetiti, responsabile dell'AIC e consigliere della divisione calcio femminile della FIGC, ed Erica Castorani, che nel suo intervento ha illustrato come ci siano sport in cui il processo di sviluppo è rallentato al maschile, raccontando la sua esperienza nel mondo del nuoto sincronizzato.

A questo link potete trovare gli interventi integrali degli ospiti.

La parola d'ordine è stata il verbo "credere". Credere nel calcio femminile, nelle calciatrici, nelle giovani calciatrici. "Dal 2011 è stato creato anche uno spazio, la 'masia' per le ragazze. Lo stesso modello storico del Barcellona da cui sono venute fuori personalità come Messi, Iniesta o Xavi ,lo abbiamo pensato anche per il calcio femminile. Avere uno spazio di formazione per tutte le ragazze di Barcellona, della Catalogna o di altre parti della Spagna, lì si allenano per la prima squadra" (Elena Fort).

Il modello Barcellona
Il modello Barcellona / Francesco Castorani

E ancora credere negli investimenti, portare il calcio femminile ad un'altra dimensione, quella, come sottolineato dalla vicepresidente del Barcellona Elena Fort, che merita. "Vogliamo mettere il calcio femminile nel posto che merita e siamo orgogliosi di essere pionieri in questo progetto di dare più visibilità al calcio delle donne" (Elena Fort).

Il Barcellona ha raggiunto l'incredibile record di 57 vittorie consecutive in campionato. Ha vinto il precedente ottenendo 30 vittorie su 30, nella Liga corrente è a quota 22 su 22, alle quali si aggiungono le ultime 5 del 2020-21. Nell'ultima stagione è arrivato in Finale di Champions a Torino, perdendo 3-1 contro il Lione. Si tratta di una squadra storica, senza eguali nel calcio (maschile e femminile) per i risultati in patria, massima espressione di un movimento che ha fatto grandi salti in avanti negli ultimi anni.

Aitana Bonmati
AS Roma v FC Barcelona: Quarter-Final 1st Leg - UEFA Women's Champions League / Paolo Bruno/GettyImages

"Io credo che il Barcellona sia riuscito ad avere questo livello perché veramente crede nel calcio femminile e quindi è un progetto che ha il club e in cui investe. Il trattamento che viene dato alle calciatrici è esattamente lo stesso, a livello di esigenze, di elite, di quello fornito agli uomini. Hanno le stesse regole, le stesse discipline, diritti e doveri, e una cosa anche specifica del Barça èche crediamo molto nel vivaio" (Elena Fort).

La sfida italiana: distanza da colmare

Investimenti compiuti anche in Italia, da alcuni grandi club, che però sono ancora abbastanza distanti dal livello blaugrana come spiegato da Fabio Appetiti nel suo intervento. "Oggi si parla molto di calcio femminile, si è cominciato a investire nel femminile, ma c'è una differenza tra chi deve fare il calcio femminile perché è chiamato da regolamenti o necessità, e chi realmente ha una progettualità, una convinzione, dei valori che portano a investire. Queste differenze poi magari si notano" (Fabio Appetiti).

Fino a qualche anno fa nel calcio italiano c'erano i calciatori professionisti e le calciatrici dilettanti. Da meno di un anno non è più così, ma le sfide per aumentare il livello di questo sport non mancano. Due su tutte: aumentare la base delle praticanti e creare settori giovanili. "Perché la vera sfida di questo sport è allargare la base delle praticanti. Se anche si trovano 20 calciatrici brave, ma non si costruisce una base di praticanti, avremo poco futuro e in Italia la base delle praticanti è ancora troppo piccola. Si parla di 30-35.000 praticanti, un numero molto esiguo. In Spagna credo che sia il doppio, nei paesi come la Germania arriviamo a 200.000".

Servono progettualità e risorse e la volontà di federazioni, grandi club, televisioni e mezzi di comunicazione di investire sul calcio femminile. C'è chi ha come obiettivo di portarlo ad un'altra dimensione e si gode campionesse del livello di Aitana Bonmatí e Alexia Putellas. Chi è in una fase diversa, ma quel livello punta a raggiungerlo presto.

Non si è poggiata nessuna prima pietra (è stato fatto anni fa), non si è nemmeno al termine di un lavoro. I decenni in cui si è investito poco e male sono alle spalle, ma non vanno dimenticati. Il calcio femminile è in costante crescita, sotto diversi punti di vista, è un treno che ha lottato (e continua a lottare) per scegliere il binario giusto e ora viaggia verso la destinazione che merita.