Cristiano Ronaldo è ancora umano
Una scena bella e al contempo dolorosa per i tifosi di Cristiano Ronaldo. Bella per l'umanità che trasmette, per il messaggio che chiunque può avere una crisi di pianto in qualsiasi momento senza essere giudicato, per l'affetto di ogni membro della rosa portoghese che sembra aver dimenticato manchi ancora un quarto d'ora di tempi supplementari prima del triplice fischio. Il tempo di riposo tra i primi e i secondi 15 passa in secondo pieno, così come probabilmente le parole del CT Roberto Martinez; in quel momento la priorità è consolare il campione di sempre.
Consolare chi sono 20 anni che indossa la maglia portoghese, chi ha regalato un titolo sfumato nel 2004 cambiando lo status calcistico di un'intera nazione e diventando un idolo a livello mondiale. Cristiano Ronaldo tutto questo l'ha fatto indipendentemente dal Portogallo, ma è proprio con la maglia della sua Nazionale che ha sofferto di più. È con il rosso e il verde che ha mostrato al mondo la fragilità e le lacrime, ricordandoci che nonostante stia cercando ancora, a quasi 40 anni, di trasformare il suo corpo in una macchina, anche lui in fondo è un essere umano.
Cronistoria delle lacrime di Ronaldo in Nazionale
La prima immagine risale al 2004 quando le lacrime di Cristiano non erano soltanto sue. Appartenevano a un intero popolo che in casa aveva sognato il primo successo in un Campionato Europeo e che al Da Luz di Lisbona, il tempio del calcio portoghese, si arrendeva alla favola Grecia. Un colpo duro, una ferita aperta che soltanto 12 anni dopo, in modo completamente inaspettato, sarebbe stata sanata.
Cristiano Ronaldo aveva appena 19 anni ed era il giovane più promettente d'Europa, ma nessuno sospettava ancora la grandezza che avrebbe raggiunto di lì a pochi anni.
Il Manchester United, il Real Madrid e un Pallone d'Oro sempre conteso con Lionel Messi. Per i tifosi non portoghesi il calcio per club è anteposto, in una visione gerarchica, a quello per Nazionali. Vincere un Mondiale o, nel caso di Ronaldo, un Europeo avrebbe significato glorificarne la carriera anche con il suo paese, ma non si è mai trattato di un elemento fondante per mettere in discussione la presenza tra i migliori della storia.
Tuttavia, l'aver conquistato qualsiasi cosa e il dover vivere momenti tremendamente dolorosi ed emozionanti proprio a ridosso del successo, hanno fatto umanamente crollare Cristiano Ronaldo sempre con la Nazionale. La seconda immagine risale a 8 anni fa e racconta di una situazione ribaltata rispetto a Euro 2004. Una Francia fortissima ospita il Portogallo in casa propria, in Finale, ma cade a sorpresa nei tempi supplementari per un gol di Eder.
Di quella Finale le immagini di Cristiano Ronaldo sono tante. Da quella indimenticabile con la Coppa a quelle in cui figura come assistente aggiunto di Santos in panchina, l'abbraccio con Pepe e ancora gli strattoni al suo CT, mentre maturava la consapevolezza del successo. Prima ancora però le lacrime trattenute a stento quando a maturare era invece la certezza che avrebbe dovuto abbandonare la Finale nel primo tempo a causa di un infortunio che lo lascia claudicante, impossibilitato a continuare.
Lacrime trasformate in rabbia, in energia per provare a urlare un po' del suo talento con la voce, con i gesti tesi a guidare i suoi compagni in campo. Lacrime diventate gioia indescrivibile al triplice fischio dell'arbitro inglese Clattenburg.
Infine quelle di ieri sera, alle quali va dato un contesto. Cristiano Ronaldo, soltanto 18 mesi fa, aveva perso il posto da titolare della selezione lusitana, in un passaggio del testimone con Gonçalo Ramos, simbolo della nuova generazione portoghese. Tempo di ambientarsi in Arabia Saudita e tutto è tornato subito in discussione. CR7 ha dominato nel nuovo continente e nelle qualificazioni all'Europeo che sta disputando oggi, imponendosi ancora come leader del Portogallo, a 39 anni.
Non è in campo per demeriti altrui o per un equilibrio di spogliatoio derivante dal famoso status; gioca ogni partita dal primo minuto perché lo ha meritato in Nazionale e con l'Al-Nassr. Fatta la premessa, occorre poi chiarire il percorso del Portogallo. Una qualificazione agli Ottavi come prima del girone sancita già dopo due giornate, con Ronaldo titolare anche nella terza (e qui forse emerge la volontà di andare oltre il riposo per scrivere record individuali). In totale 3 turni senza gol del campione portoghese, un evento al quale nemmeno lui sembrava abituato. Negli Ottavi di Finale la sfida contro la Slovenia è tirata e nervosa per una selezione che ha dominato l'altra, chiusa in difesa con orgoglio per difendersi dagli innumerevoli attacchi.
Poi, nell'extratime, l'occasione che non ricapita. Un calcio di rigore del quale si incarica ovviamente Cristiano Ronaldo, che ha già fallito troppe volte l'appuntamento con il gol in questa spedizione europea. Dall'altra parte c'è Jan Oblak, rivale di tante battaglie con l'Atletico Madrid, che intuisce e para, congelando lo stadio e strozzando in gol il Sium di tanti tifosi in tutto il mondo. Uno scenario calcolato solo in percentuale minima; CR7 i rigori così pesanti solitamente non li sbaglia.
E invece accade al minuto 105 e le conseguenze sono le lacrime inconsolabili tra primo e secondo tempo supplementare. Un crollo nervoso ingestibile anche per uno della sua esperienza, per qualcuno che ha sempre modellato la pressione alla sua volontà. Una storia che rischiava di diventare la più triste di Euro 2024 (superando quella di Modric) aggiustata dal suo rigore perfetto nella lotteria e da un Diogo Costa in versione salvatore della patria, capace di neutralizzarne tre su tre ai calciatori della Slovenia e di spedire il suo capitano ai Quarti di Finale.
Cristiano Ronaldo è ancora umano e le sue lacrime spontanee lo testimoniano più di tutto il resto.