D'Agostino: "Mihajlovic Uomo con U maiuscola. Andò contro tutti per farmi giocare"
ESCLUSIVA - Sicilia, Lazio, Toscana e Friuli-Venezia Giulia. Gaetano D'Agostino ha vestito - giusto per citarne alcune - le maglie di Messina, Roma, Fiorentina, e Udinese. Abbiamo contattato l'ex centrocampista per parlare di diversi argomenti: dalla carriera, fino alla telenovela di mercato dell'estate 2009 (che lo vide accostato al Real Madrid), per poi passare per il ricordo dell'ex allenatore Sinisa Mihajlovic (morto a 53 anni di leucemia), ecco quanto emerso.
Sappiamo che ha vestito le maglie di Messina, Udinese e Fiorentina. Qual è la piazza che ricorda meglio?
"Sicuramente l'Udinese, per i quattro anni trascorsi, per le belle soddisfazioni ottenute tutti insieme e anche perché i miei figli sono nati lì".
Se le dico estate 2009, precisamente Real Madrid, cosa le torna in mente?
"Faceva caldo, molto caldo (ride, ndr). Mi hanno fatto in molti questa domanda e ho sempre risposto in maniera molto limpida. La verità non la saprò, e non saprai mai quello che sarebbe potuto succedere. Dico solo che quello che ho fatto l'ho meritato sul campo: le attenzioni del Real Madrid, della Juventus, dell'Atletico Madrid, lo stesso Napoli. Poi lo stesso calciatore può fare ben poco, soprattutto anni fa dove il mercato si basava sulle plusvalenze, sul valore del cartellino, sulle prestazioni e sulle presenze. Adesso sarebbe stato molto più facile approdare in grandi squadre dopo le annate che ho fatto a Udine. Io sul campo ho dimostrato, ma non ero seduto al tavolo delle trattative tra i due club dunque non so cosa sarebbe potuto succedere".
Tre giorni fa è morto Sinisa Mihajlovic, qual è il ricordo più nitido che ha dell'ex allenatore serbo?
"L'ho avuto a Firenze, è stato un bravissimo allenatore. Dell'uomo non c'è aggettivo, ma non perché adesso è venuto a mancare. Anche prima della malattia che ha affrontato come un guerriero, lui era un persona che ti diceva le cose come stavano, diceva la verità in faccia, e apprezzava le persone che facevano lo stesso con lui. Era un Uomo con la U maiuscola. In questo momento storico fatto di ipocrisia e di maschere, gli ho sempre voluto bene ma proprio perché era così".
Lei si ricorda il primo allenamento con Sinisa Mihajlovic?
"Se non mi sbaglio eravamo a Moena. Parlò alla squadra e a me, e mi disse che ero un grande giocatore e disse poi alla squadra: 'Non vi mancherò mai di rispetto e dirò le cose dentro lo spogliatoio'. Ha sempre mantenuto la sua etica, ovvero quella di non scendere mai a compromessi con nessuno".
Lei si ricorda un match in particolare della gestione Mihajlovic?
"La prima partita contro il Napoli: c'era qualcuno della dirigenza che non mi voleva far giocare e lui mi chiamò nella sua stanza e mi disse: 'Io vado contro tutti, ti faccio giocare e mi devi dimostrare che quello che penso non è sbagliato!'. Poi feci gol, l'andai ad abbracciare e mi disse testuali parole: 'Mi hai dimostrato di essere un campione'. Questa cosa me la disse all'orecchio ed è la prima volta che la dico in un'intervista. Ritenevano che non fossi pronto per un problema al ginocchio, ma lui mi ha fatto giocare alle spalle di Gilardino e feci gol dell1-1, e quando mi fece uscire mi disse quelle parole".
Cosa fa oggi Gaetano D'Agostino?
"Faccio l'allenatore, ho rifiutato delle offerte in Lega Pro e capisco che purtroppo in Italia non c'è meritocrazia, non c'è una programmazione vera e propria e c'è sempre quell'ansia di vincere le partite senza programmare. Quindi mi sono preso un anno sabbatico, ho aperto un academy a Roma che si chiama "D'Ago Soccer Technique" dove alleno i ragazzi nelle prime fasi della crescita e dove cerco a insegnare loro quella che è la vera tecnica di base. Per me la tecnica è tutto e ieri ha vinto il giocatore più tecnico al mondo (Messi, ride ndr) ed è alto 1,65-1,67. Abbiamo già 80 ragazzi, 20 sono professionisti e sta andando piuttosto bene".