Da Italiano a Palladino, metamorfosi spacciata per continuità: la Fiorentina cambia DNA

Le prime settimane di Palladino alla Fiorentina pongono l'accento sulle divergenze più che sui punti in comune
AC Monza v ACF Fiorentina - Serie A TIM
AC Monza v ACF Fiorentina - Serie A TIM / Emilio Andreoli/GettyImages
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Il noto gioco da Settimana Enigmistica che ti richiede di scovare le differenze tra due immagini apparentemente affini, se non identiche, può aiutarci a capire come le valutazioni su un nuovo ciclo - nel calcio - lascino spazio a fraintendimenti di partenza, illusioni ottiche che richiedono uno sguardo più approfondito, un'attenzione in più. Quando la Fiorentina ha scelto di puntare su Raffaele Palladino, dopo la fine del ciclo triennale con Italiano alla guida, sono emersi mediaticamente i tratti di continuità rispetto a quelli di rottura, la ragione è semplice da individuare e segue criteri anche logici: un altro tecnico giovane, un altro tecnico con pochi anni di carriera alle spalle, un allenatore - come Italiano a suo tempo - che vede la Fiorentina come uno scalino prestigioso per emergere.

Roffaele Palladino
Palladino / Gabriele Maltinti/GettyImages

Al contempo, considerando le scelte di Palladino a livello di modulo negli ultimi mesi di Monza, non mancavano addetti ai lavori pronti a immaginare una Fiorentina ancora schierata col 4-2-3-1: suggestione, questa, che si è però scontrata con le parole chiare di Palladino - in sede di presentazione - e coi segnali lanciati dalle amichevoli estive disputate dai viola (oltre che col lavoro svolto al Viola Park). Nel passaggio al 3-4-2-1 s'individua dunque il primo sostanziale aspetto di discontinuità, una prima ventata d'aria nuova, dato che per Italiano il ricorso alla difesa a tre è rimasto alla fine puramente episodico, un 3-5-2 utilizzato talvolta a partita in corso e mai entrato a tutti gli effetti nel DNA della squadra.

Cambia il DNA viola

Si parla proprio di DNA, di movimenti e situazioni differenti che si palesano, di un percorso di adattamento a principi rimasti alieni in anni di 4-3-3 e 4-2-3-1. Non è un mero discorso di numeri però, come spesso affermano gli allenatori (tra retorica e realtà) non è il modulo che costruisce una squadra: ci avviciniamo al primo mese di lavoro in viola per Palladino e possiamo già ravvisare evidenti elementi di discontinuità, aspetti che allontanano dalla Fiorentina di Italiano e dalle sue caratteristiche. Possiamo scoprire come la ricerca del possesso dal basso di Palladino possa risultare persino più accentuata, il Monza del resto aveva un possesso palla medio inferiore a quello viola (in assoluto) ma si distingueva per un maggior numero di tocchi nella propria area di rigore (prima squadra in A) e nella propria trequarti difensiva (seconda in A, dopo il Bologna).

Ricerca della verticalità

La manovra della Fiorentina di Italiano, spesso avvolgente a ridosso dell'area avversaria, fatta di scambi ripetuti al limite e ricerca finale del cross, resta dunque un retaggio del vecchio corso e non trova grande sponda in questo nuovo ciclo: ciò che sta colpendo infatti, in queste prime settimane di Palladino a Firenze, è la maggiore tendenza a cercare l'attacco in verticale una volta recuperata palla e la volontà di agire più per vie centrali, senza cercare ossessivamente la sovrapposizione dell'esterno o il dialogo continuo sulle fasce. Un cambio di paradigma non di poco conto, probabilmente il fulcro del discorso (a fronte di un copione che era divenuto fin troppo noto).

Moise Kean
Moise Kean / Gabriele Maltinti/GettyImages

Un altro aspetto interessante da valutare, che segue un po' quanto affermato fin qui, è il differente utilizzo dei due elementi a supporto della punta: se con Italiano si trattava a tutti gli effetti di ali (che fossero a piede invertito o sul piede forte) con Palladino si stanno vedendo trequartisti più coinvolti nella parte centrale del campo, un discorso che oggi trova sponda anche negli acquisti già conclusi (come Colpani) o in quelli dati a un passo, come Gudmundsson. I nuovi interpreti sulla trequarti, come del resto sarebbe accaduto con l'arrivo di Zaniolo, possono testimoniare questa evoluzione del ruolo e anticipare ciò che vedremo nel corso della stagione.

Braccetti e centrocampo più fisico

Il passaggio alla difesa a tre, un blocco arretrato tendenzialmente meno alto rispetto a quello di Italiano, permetterà poi di assistere in linea teorica a un contributo ancora maggiore di Martinez Quarta da braccetto anziché da centrale: l'argentino avrà spesso occasione di sganciarsi, di seguire il gioco e di lanciarsi negli spazi, soluzione che peraltro Palladino ha già mostrato di voler percorrere coi vari interpreti utilizzati fin qui in quel ruolo in amichevole (da Comuzzo a Kayode adattato). Al contempo l'arrivo di Pongracic potrebbe assegnare al croato il ruolo di leader della retroguardia, pronto a toccare palloni in quantità e a fare da vero e proprio regista in un reparto che si troverà spesso - come detto - a gestire il pallone.

Lucas Martinez Quarta
Martinez Quarta in amichevole a Grosseto / Gabriele Maltinti/GettyImages

Al di là di un coinvolgimento ancora maggiore del portiere in fase di possesso, rispetto a Italiano, l'ultimo (non per importanza) tratto di distanza dal recente passato è da individuare nei due interni del centrocampo che verrà e nelle loro caratteristiche. Il solo Mandragora aspetta quello che dovrà essere il suo partner a metà campo, Bianco e Barak rappresenteranno semplici rincalzi, ed è probabile che gli acquisti che arriveranno siano elementi dalla maggiore fisicità e dall'atletismo più spiccato rispetto a chi è andato via (con riferimento ad Arthur e Maxime Lopez).

Ci si allontanerà dunque dalla figura del regista per individuare una linea centrale composta da elementi in grado di dare equilibrio e quantità, svolgendo un lavoro importante in fase d'interdizione e facendo ripartire il gioco rapidamente e in verticale: un ulteriore aspetto che ci spinge, oggi, a immaginare una Fiorentina dal DNA diverso e non una prosecuzione di quanto espresso da Italiano nelle ultime tre stagioni.