Dai primi calci con papà alla Fiorentina - Intervista a Federica Russo

Federica Russo, portiere della Fiorentina
Federica Russo, portiere della Fiorentina / 90min Italia
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Per andare da Torino a Firenze, Federica Russo ha fatto un giro bello lungo. Alba, Cuneo, Luserna San Giovanni e addirittura una breve parentesi a Lugano. Poi la Juventus, il Napoli e il Pomigliano. A decidere il tragitto è stato l'amore per il calcio, trasmessole da suo papà quando era una bambina.

Firenze e la Fiorentina sono il giusto premio per chi durante il proprio viaggio ha assistito alla metamorfosi del movimento calcistico femminile in Italia. "Finalmente il professionismo", afferma sorridente ai nostri microfoni, prima di raccontarci la sua storia e le sue sensazioni in vista della prossima stagione che sarà ancora in maglia viola.

Si può dire che sei nata con il pallone tra i piedi. Cosa ti ha spinto a seguire le orme di tuo papà?

La mia passione per il calcio nasce da quando ero piccolissima perché io ho anche una sorella gemella e quando eravamo piccoline nostra mamma ci portava a vedere le partite di papà e quindi si può dire che siamo cresciute passando tutte le domeniche tra i campi di calcio a vedere partite. Quando sei così piccola non te ne rendi neanche conto conto. Poi quando papà allenava, noi eravamo lì a giocare con gli altri bimbi nei campi dietro, quindi si può dire che è una passione nata così, in maniera del tutto naturale”.

Hai iniziato nelle prime squadre nel 2009, quindi si può dire che la tua carriera ha accompagnato i progressi di tutto il movimento femminile che ha finalmente raggiunto il traguardo del professionismo. Quali sono i principali cambiamenti che hai notato nel corso della tua carriera?

“Devo dire che ci sono stati tantissimi cambiamenti, al momento non te rendi neanche conto però se poi guardi indietro ti accorgi di quante cose siano effettivamente cambiate su più fronti. A livello organizzativo ci sono stati tanti progressi sotto moltissimi aspetti: oggi l’aspetto medico, quello atletico e quello strutturale sono decisamente migliori. Per non parlare degli allenamenti che sono sempre più diversificati. Io che sono un portiere mi sono resa conto di quanto sia cambiato il mio ruolo nel corso degli anni diventando sempre più importante all’interno delle dinamiche di squadra. Quando ho iniziato si doveva stare in porta e parare, adesso invece è importante saper fare tutto. Sono anni in cui il calcio è diventato sempre più competitivo e di questo ne siamo contentissimi perché ora che è arrivato finalmente il professionismo, siamo pronte per metterci in mostra anche in Europa come ha fatto la Juventus in questa stagione”.

In questa ottica, quanto conta la crescita della figura della calciatrice a livello mediatico?

“Possiamo dire che per le piccole di oggi la strada sarà più che spianata, perché una bambina che inizia a giocare potrà dire di volerlo fare come lavoro, cosa che per le ragazze delle mia generazione era impensabile. Noi dicevamo che lo facevamo perché ci piaceva. Da adesso che è finalmente considerato un lavoro ci saranno sempre più ragazze che diranno di voler diventare calciatrici professioniste come succede nel maschile. A livello mediatico spero che i riflettori vengano puntati sempre di più sul nostro mondo perché è bellissimo, coinvolgente e in grado di regalare tantissime emozioni”.

La Fiorentina sta facendo tantissimi progressi a livello di club e tra le novità più importanti c’è il centro sportivo. Consideri che allenarsi nello stesso posto della prima squadra maschile e delle giovanili rappresenti un ulteriore passo in avanti e aumenti il senso di appartenenza?

“Assolutamente sì, perché arrivare al campo e incontrare i calciatori della prima squadra maschile ti fa sentire parte di un progetto importante. Non è un caso che Rocco Commisso e  Joe Barone nel corso dell’ultimo anno abbiano ribadito più volte l’importanza del percorso di crescita della squadra femminile. Il club vuole crescere sempre di più e contribuire attivamente a far crescere tutto il movimento e a noi non può che far piacere perché purtroppo non tutti i Presidenti della Serie A maschile la pensano allo stesso modo. Sono convinta che se tutti i Presidenti la pensassero come loro e altri Presidenti di club importanti del nostro calcio, ci sarebbero ancora più attenzioni nei confronti del movimento femminile”.

Credi che una struttura di primo livello possa contribuire ad attrarre le top calciatrici europee?

“Avere un centro sportivo così grande non solo ti permette di attirare l’attenzione di calciatrici forti provenienti dall’estero, ma anche di far crescere le ragazze che giocano nel settore giovanile, perché ormai sono loro a rappresentare il futuro. Se puoi contare su un settore giovanile forte, alzi automaticamente il livello su tutti i fronti”.

A livello umano che gruppo hai trovato a Firenze e com’è stato arrivare in gruppo che era partito con obiettivi diversi e si è poi ritrovato a lottare per la salvezza?

“Non è stato semplicissimo arrivare a metà stagione con una situazione di classifica non troppo facile perché c’erano dei malumori e si faceva fatica a dare una svolta alla nostra stagione. Fortunatamente però con il passare dei mesi ci siamo unite tantissimo e abbiamo capito di essere una squadra molto valida che aveva bisogno di giocare ogni partita come se fosse stata quella della vita perché si rischiava la retrocessione. Grazie alla solidità del gruppo e alla voglia di salvarsi, siamo riuscite a evitare di commettere nuovamente alcuni errori e abbiamo centrato l’obiettivo salvezza”.

Arrivata a questo punto della tua carriera cosa determina le tue scelte: preferisci un progetto ambizioso o la continuità?

“Sono felicissima di aver rinnovato con la Fiorentina perché mi piace molto il progetto del club. L’organizzazione del club è eccezionale e gli obiettivi sono chiari e l’obiettivo futuro è quello di raggiungere palcoscenici importanti e questo contento è perfetto per me in questo momento della mia carriera, quindi sono contentissima di poter continuare con loro”.

Manca meno di un mese all’inizio degli Europei. Come ci arriviamo e pensi che non essere solamente un outsider possa essere un peso per le ragazze?

“La maggior parte delle ragazze sono delle mie amiche, quindi sono una super tifosa della Nazionale e spero che faccia sempre bene. Sicuramente questa volta sarà più difficile perché ormai sono considerate l’Italia che ha fatto bene al Mondiale e quindi le avversarie ci affronteranno con un altro piglio. Dobbiamo essere brave e impegnarci al massimo perché comunque le competizioni internazionali sono difficili e come cresce il livello in Italia, cresce negli altri paesi. Sarà importante leggere bene i momenti e le partite per cercare di portare a casa il risultato. Io le ammiro tantissimo e spero davvero che possano disputare un Europeo da protagoniste”.

Qual è la calciatrice che hai affrontato che ti ha impressionato di più?

“Quando ero giovane quella che mi ha impressionato di più è stata Melania Gabbiadini, lei era fortissima. Anche oggi ce ne sono tantissime molto brave e se ne devo scegliere una ti dico Arianna Caruso. Credo che sia fondamentale sia per il centrocampo della Juventus che per quello della Nazionale e la sua crescita mi ha colpito positivamente”.

Che effetto fa nel vedere che sempre più gente si avvicina al calcio femminile e cosa speri di vedere nel nostro movimento da qui a 10 anni?

“Mi viene da dire che era ora (ride, N.d.R.) perché una volta quando ti vedevano giocare a calcio ti dicevano - ah ma giochi a calcio?! Ma tu sei una ragazza -. E tu chiaramente pensavi che non fosse possibile. Quindi vedere sempre più gente che si appassiona a questo sport è motivo di orgoglio. Finalmente la gente si sta rendendo conto che è possibile vedere anche una partita di calcio femminile. In futuro spero che il movimento cresca sempre di più, che ci siano sempre più appassionati che vadano ad assistere alle partite dal vivo e magari vedere una finale di Champions League con una squadra italiana e con lo stadio pieno come abbiamo visto qualche tempo fa a Barcellona”.


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