De Laurentiis ne ha per tutti: da Spalletti a Garcia fino al sogno Champions League

Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis / Ivan Romano/GettyImages
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Dall'idea Superlega all'addio di Spalletti passando per l'obiettivo Champions League e la scelta dell'allenatore. Tanti i temi toccati da Aurelio De Laurentiis nella conferenza stampa organizzata per questa mattina. Il patron del Napoli ha spiegato tutto ai giornalisti presenti.

Su Spalletti.

"Non mi volevo dare per vinto, volevo trattenere giuridicamente ma anche amichevolmente Spalletti, anche se mi venne il dubbio che Gravina lo avesse già contattato, ma non ho le prove. Il mio errore è stato non tenere il punto fermo ed andare in causa. L'ho liberato per riconoscenza. Io ho un carattere difficile, ma non lo sono. Spalletti probabilmente ha bisogno di andare a briglia sciolta e in Nazionale sta bene perché non allena tutti i giorni. Forse avrà immaginato di aver tratto il massimo dal gruppo, ma non posso capire la sua scelta. Umano per uno che non ha mai vinto nulla in Italia o in Europa, con tanti problemi negli spogliatoi, voglia lasciare da grande vincitore con un successo. Questa è l'unica interpretazione non malevola che voglio dare, lasciando stare l'idea della Nazionale".

Il post Spalletti.

"Thiago Motta era uno dei possibili allenatori che ho valutato. Ho parlato con lui sei ore a Roma l'anno scorso e già lì mi disse che la sua ambizione è di allenare un club fuori dall'Italia. La scelta di un allenatore deve essere bilaterale. Anche con l'avvocato-agente di Luis Enrique abbiamo parlato tre giorni, poi ha scelto il PSG. Ci sono club più blasonati del Napoli che hanno maggiore attrazione".

Il carattere del presidente.

"I giocatori più importanti li ho portati e trattati io, anche Spalletti non l'ha portato Giuntoli quando Gattuso non si sentiva bene con il problema all'occhio. Andai a Milano e lo convinsi ad accettare. Arrivò terzo e gli venne scritto di tutto, che se ne sarebbe dovuto andare: Napoli è una città complessa e bisogna avere l'umiltà di accontentare. Se non ci fossi io lo stadio del Napoli non si farebbe così come il centro sportivo. Ci sono i miei soldi personali a garanzia".

La scelta Rudi Garcia.

"Farei causa a chi gli diceva che era bollito visto tutto quello che ha fatto in carriera. A Capodimonte mi disse di non aver visto le partite del Napoli, ma lo presi come se fosse un gioco. Più avanti però ha dimostrato di voler andare avanti con un proprio percorso, ma quando a Spalletti demmo nuovi giocatori li adoperò subito. Perché Garcia non ha sfruttato subito Natan e Lindstrom? Se l'avessi cacciato subito cosa avreste detto tutti? Ci sarebbe stata la rivoluzione. Stessa cosa se avessi portato subito Mazzarri. A Garcia ho dato diverse opportunità e quando ha ascoltato, come a Lecce, abbiamo vinto 4-0. Ero sempre qui, poi mi allontanavo faceva cose discutibili e perdevamo. L'ho mandato via perché scesi nello spogliatoio dicendo che stava sbagliando modo di giocare e mi disse di lasciarlo stare. O lo mandavo a quel paese o stavo zitto. All'intervallo della sfida contro l'Empoli gli chiesi se voleva farsi cacciare...".

Sulla Serie A indipendente.

"Lo dico da 10 anni. L'Inghilterra è l'unica che fattura bene e qui da noi i tifosi sono voti e i politici non vogliono negargli la frequentazione degli stadi affinché possano fare ciò che vogliono. Cancelliamo la legge Melandri che ha rovinato il calcio, abbiamo svenduto i diritti tv per i prossimi cinque anni. La Lega è inesistente. Questo è un mondo dove non esiste logica e bisogna tagliare le cose con l'accetta. Io divento sgradevole e antipatico ma in realtà sono propositivo, ma in Italia se lo sei diventa un problema".

Il sogno Champions League.

"Il bell'impasto a un certo punto non è lievitato come avrebbe dovuto. Ci sono rimasto malissimo nell'uscita dalla Champions League, mi aspettavo di poterla vincere. L'Inter a cui abbiamo dato 20 punti di distacco è arrivata ad un passo dal vincerla, perché non noi? Vincere lo Scudetto è stato importantissimo ma anche la Champions League o andare in finale che mi avrebbe portato al Mondiale per Club che vale circa 100 milioni di euro. Non dimenticatevi che l'anno scorso è stato più semplice di questo: il Liverpool arrivò quinto, l'Ajax terzo".

Futuro Napoli.

"Io guardo già al 2030 e sto immaginando ciò che devo fare perché in questo momento questa squadrta e questa città siano economicamente pronte per competere con le squadre più forti al mondo. Questo è il mio obiettivo. Noi siamo sul pezzo, anche con i giovani e con il vivaio. Sono sempre stato l'alfiere di questa città e quando vedo che dall'altra parte c'è della critica non necessaria, penso che non si ragioni da tifoso. Non mi intasco gli 80 milioni di utile (e 147 di riserve) perché non mi servono. Giuntoli è stato con noi otto anni. Nessuno mi ha mai detto niente, nascondendomi che fosse juventino. L'avessi saputo non l'avrei preso con tutto il bene che gli voglio".

Conclusione.

"Ho spiegato che la scelta di Garcia era stata fatta per le sue credenziali e non per niente bollito e in Europa aveva fatto meglio di Spalletti. Io voglio vincere il più possibile, voglio dare dignità al Napoli. Combattiamo però in un contesto ancora sbagliato, siamo l'unica squadra in Italia con un bilancio in attivo e che gioca contro squadre che hanno quasi un miliardo di debiti, che non dovrebbero iscriversi al campionato. Ce la mettiamo tutta, ma fatturiamo la metà di Juventus, Milan e Inter. Dobbiamo essere perfetti, ma perché devo usare i miei soldi per sistemare il Maradona o per un centro sportivo all'avanguardia? In Lega si parla molto, ma a parte pochi come me dove sono i veri presidenti alle riunioni? Nel Consiglio di Lega decidono in pochi, perché? Perché fa comodo a Lotito"