Delio Rossi: "Mi auguravo questo Bologna. Col Bayern sarà una grande Lazio"
Esclusiva 90Min - Il bordo del campo è sempre stato il suo posto, il suo luogo irrinunciabile: "Non mi potrei riciclare anche perché non so manco cambiare una lampadina" . Il calcio non l'ha mai abbandonato, anche se al momento non allena. Tante le piazze vissute: Lazio, Bologna, Fiorentina e Palermo giusto per citarne alcune. Delio Rossi si sente ancora un tecnico a pieno titolo: continua a seguire il calcio, si aggiorna e si informa, restando al contempo legato ai ricordi - quelli felici e quelli più amari - che ne hanno tratteggiato la carriera. Noi di 90Min Italia abbiamo avuto il piacere di intervistarlo facendo riferimento a varie tappe della sua carriera, con allusione finale anche al presente, all'auspicio di poter tornare presto a rendersi utile in panchina.
Da ex tecnico del Bologna si aspettava un exploit dei rossoblù quest'anno?
"Più che aspettarmelo me l'auguravo, visto che io sono riuscito a portarli in Serie A dopo tanti anni. Soprattutto sono legato a quella piazza perché non solo ci ho allenato ma perché ci lavora mio figlio, penso che stiano facendo meglio del previsto secondo me".
La Lazio all'andata degli ottavi di Champions ha battuto il Bayern, che spinta può dare un successo simile a quel gruppo?
"Sicuramente è una vittoria importante, anche perché è stata conquistata contro un club che obiettivamente è più forte rispetto alla Lazio. Nelle coppe internazionali, quando arrivi alle fasi finali, è fondamentale è sapere che loro non stiano al massimo e che tu sia al massimo della condizione fisica e mentale. Per una squadra che non è abituata a giocare la Champions credo che nella testa di ogni singolo giocatore c'è la Champions, anche se in campionato lasci qualche punto. Sono convinto che la Lazio - anche se non so se passerà - farà una grande prestazione".
Parentesi Palermo: molti si ricordano quella cavalcata in Coppa Italia nel 2011. Prima della finale dell’Olimpico che clima c’era in città? Si ricorda qualche episodio prima di quella finale?
"Io ho allenato tante piazze, sono io che sono sempre lo stesso! Io non ho mai vissuto la città e i club ma solo il centro sportivo anche se captavi che c'era qualcosa. Io non leggo social e giornali, però mi ricordo che si sentiva nell'aria qualcosa di diverso. Mi ricordo l'impatto a Roma di questi tre-quarti dello stadio che era rosanero e questo è un qualcosa che mi è rimasta scolpita perché vedere una città che si riversa sopra un paese per giocarsi qualcosa di importantissimo è qualcosa di unico".
Un fotogramma che esiste ancora raffigura lei in lacrime durante la premiazione, che sentimenti ha provato? Pensava a qualcosa in particolare?
"Pensavo che per quello che avevano fatto i ragazzi si meritavano di giocarla nel miglior modo. Ho giocato senza centrali, abbiamo recuperato qualche riserva e soprattutto giocavamo bene. Ce la siamo giocata ma con un pizzico di fortuna potevamo vincere. Sicuramente dispiace perché quel gruppo avrebbe meritato di alzare un trofeo".
Tra i tanti talenti di quel meraviglioso Palermo c’era anche Javier Pastore, che tipo di ragazzo era? Si ricorda il suo primo allenamento col Palermo?
"Sì, noi eravamo un gruppo composto da uno zoccolo duro come Migliaccio, Balzaretti, Liverani e dovevamo mettere ogni anno delle scommesse. Ce ne sono state tante, Pastore è un giocatore con un talento cristallino e si notava dai primi allenamenti. Era giovanissimo ma era un giocatore diverso, adesso sono tutti specializzati. Pastore è un tuttocampista, non è un trequartista, una seconda punta, un otto o un dieci, è un tuttocampista e soprattutto è un giocatore che deve sempre toccare la palla. Al Palermo te lo puoi permettere ma al PSG no, non ha fatto la carriera che meritava e doveva sentirsi importante perché in quel caso dava il 110%. Se lo trattavi come gli altri lo perdevi".
Di quel Palermo sente ancora qualcuno? Ricorda oltre la finale di Roma un'altra gara?
"Io sono un orso, non mando auguri o cose del genere. Li sento ogni tanto: Bovo, Liverani, Pastore, con loro scambio messaggi ma se non ho una corrispondenza così assidua è colpa mia e non colpa loro. Io onestamente mi ricordo più le sconfitte, le vittorie per me sono scontate se lavori in una certa maniera. Quella della mancata Champions per un punto ad esempio ma di vittorie me ne ricordo tante come ad esempio quella a Torino e a Milano e anche a Roma anche se magari le sconfitte sono state meno".
Cosa fa adesso? Spera di poter tornare ad allenare?
"Io faccio quello che fanno gli allenatori senza squadra, non mi potrei riciclare anche perché non so manco cambiare una lampadina. Non posso trovare un altro mestiere, io mi aggiorno, studio anche se non vado agli stadi. Io sto a Roma e non posso vedere la Lazio perché l'affetto sarebbe tanto e non posso vedere neanche la Roma per il discorso inverso dato che sanno che sono un laziale d.o.c.. E quindi mi aggiorno sperando in una chiamata e sperando anche di poter dare una mano nella società dove vado".