Di Gregorio si paragona a un grande del passato e spiega cosa gli chiede Motta
Michele Di Gregorio prende parte alla sua prima conferenza stampa da giocatore della Juventus. Arrivato dal Monza in un affare complessivo da 20 milioni di euro, il portiere classe 1997 ha risposto alle domande poste dai giornalisti su temi caldi, quali le prime impressioni sul mondo bianconero, le pressioni che questa maglia comporta e gli obiettivi per la prossima stagione. Di seguito le sue parole.
Il saluto al Monza: "Buongiorno a tutti. Ci tenevo a ringraziare il Monza, tutta la società. Colgo l'occasione per fare gli auguri al dottor Galliani che compie 80 anni".
Prime impressioni: "Le sensazioni sono quelle del primo giorno. Tutti i giorni sembra il primo giorno. Tutto bellissimo. Come avevo detto quel giorno, le strutture... In questi giorni ho avuto anche modo di provarle, vederle in prima persona. Tutto veramente stupendo".
Sulla scelta della Juve: "Dal momento che è finito il campionato ho parlato con il direttore Giuntoli, non ho più pensato a nessun'altra soluzione, nessun'altra squadra. Ho dato la mia parola. Quella l'ho mantenuta".
Sulla gavetta: "Penso, come hai detto, di aver fatto un percorso dal basso. Mi ha aiutato giocare, giocare tanto. Sbagliare, commettere errori, lavorarci sopra. Ti dico: il lavoro, la costanza, mi ha portato oggi a essere qui".
Sulla tradizione di portieri italiani: "Sì, sicuramente la storia parla, anche per i portieri. La Juventus ha avuto portieri di livello mondiale. Per me è bellissimo poter essere qua. Come ho detto, mi sento molto orgoglioso anche questo motivo".
Sulle ambizioni: "Sono due domande, ma forse si racchiudono in una. La mia ambizione è lasciare qualcosa, come fatto dai grandi portieri. Forse ricordo un po' Peruzzi. Il tempo poi ce lo dirà. L'obiettivo è fare il massimo. Continuare a crescere, migliorare, togliermi soddisfazioni".
Sulla Nazionale: "Sicuramente quando sono arrivato qua, dal primo giorno l'obiettivo è quello, cercare di dare il massimo, di crescere, di togliermi soddisfazioni. La Nazionale è un obiettivo. Lasciare il segno alla Juve è un obiettivo. Ci penso. Servirà tanto lavoro. Sacrificio. So che sono nel posto giusto per farlo".
Sulla costruzione dal basso: "Sicuramente il mister non ci chiede cose chissà quanto strane. Ci chiede di essere partecipi, di avere personalità. Di partecipare alla manovra. Credo che sia importante. Il calcio è cambiato. Tutti noi ci stiamo allenando per cercare di essere più utili alla manovra e alle richieste del mister".
Sul ruolo del portiere: "Sicuramente come ha detto il calcio è cambiato, siamo molto più coinvolti. È un aspetto che piace. Ci si deve arrivare con il lavoro, no? Non è semplice rispetto al passato. Partecipare con i piedi. Essere bravo tecnicamente. Credo fermamente che qualsiasi cosa si possa poi fare. Il rapporto con i portieri? Sin dal primo giorno molto bello. Ci siamo trovati subito, ci conoscevamo già prima. Anche da avversari la chiacchiera e il saluto si scambia sempre. Bellissimo rapporto. Stiamo lavorando bene, alla grande. Sono contento anche di questo. Titolare? Sono qui per dare il massimo, è una grandissima occasione e darò il massimo".
Sulla pressione: "Già sapere di venire qua deve darti la consapevolezza che le pressioni ci saranno. È la parte bella di questo sport, di questo mondo. È la cosa che mi spinge tutti i giorni a migliorarmi. A cercare di essere il meglio possibile".
Su Buffon: "Non ci siamo sentiti. Ho sentito le parole che ha detto su di me. Inevitabilmente fanno piacere e mi rendono orgoglioso che pensi così di me. Lui che è stato il più grande della storia".
Sul premio come miglior portiere del campionato: "Giorno bellissimo. Perché sono stato premiato ed è stato il raggiungimento di un obiettivo, forse qualcosa che non mi aspettavo nemmeno. L'ovazione ha fatto piacere. Si leggevano tante cose ma quando è finito il campionato ho avuto modo di sentire il direttore e da lì c'è stata poi l'operazione".
Sul suo idolo: "Unico no. Sicuramente crescendo col Mondiale 2006, Buffon. Ma poi tanti altri portieri. Handanovic anche per il suo stile, uno in particolare non ce l'ho in mente".
Pressioni e aspettative: "Sono la cosa che rende bello il nostro mestiere. Cercando di spingerci per dare il massimo a farsi sentire pronti. Vengo da una realtà diversa, con pressioni diverse. Ricordo la mia prima in Serie A, c'erano pressioni. Aver fatto gli step mi ha portato a prepararmi mentalmente. Ora so benissimo di essere in un club con ambizioni molto alte, sto lavorando anche per questo".
Sul gruppo bianconero: "Forse ti dico, non avevo mai trovato un gruppo così dal primo giorno. Dal primo giorno mi sono sentito subito accolto, a mio agio, che lavorava tanto, forte, con una mentalità importante. La Germania? Ci è servita tanto a livello di gruppo per stare insieme e passare tempo insieme, conoscerci in campo e anche fuori. Credo sia stata una bella settimana".
Ti consideri un top nel ruolo? "Credo che oltre le parole, quello che si sente dire, ci sia una parola sola: quella del campo. Lavorare al massimo e poi tireremo le somme".
La maglia della Juve pesa? "Sì, pesa, sicuramente. C'è una storia, c'è ambizione, perché ci si aspetta sempre tanto com'è normale che sia. E' un club storico. Ed è giusto che ci sia tutto questo. Ed è giusto che sentiamo questa pressione se così vogliamo chiamarla per spingerci al massimo".
Sugli obiettivi di squadra: "Non ne abbiamo parlato così nel dettaglio, ma sappiamo che vogliamo fare il massimo. Di noi stessi, e per il gruppo. Così facendo potremo toglierci delle soddisfazioni".