Doccia fredda, grande reazione e brivido finale: 2-1 sull'Albania per l'Italia
"Uomini forti, destini forti, uomini deboli destini deboli. Non c’è altra strada”. Quella degli uomini di Luciano Spalletti inizia da Dortmund, la città che nel 2006 ci spalancò la strada verso Berlino e il sogno Mondiale. Il giallo che colora il Signal Iduna Park durante l’anno viene rimpiazzato dal rosso della marea albanese che ha invaso Dortmund già dalle prime ore del mattino. Clacson e bandiere rosse con l’aquila animano le strade della città perché per i nostri avversari già essere qui è una vittoria.
I gruppetti di persone che indossano la maglia azzurra sono prevalentemente di ragazzi tedeschi di origine italiana. C’è chi però è venuto dal nord e chi ha deciso di viaggiare dalla Sardegna perché la Germania evoca dolci ricordi in tutti noi. Fuori dallo stadio si vedono le maglie dei grandi numeri 10 che Spalletti ha invitato a Coverciano prima della partenza per la Germania. Da Baggio a Totti, passando per Del Piero. Tra gli idoli attuali invece, il più acclamato è Nicolò Barella mentre il più “indossato” Federico Chiesa.
Scomoda giganti ed eroi il CT, nella sua personale marcia di avvicinamento al debutto azzurro agli Europei. Lo fa ricorrendo a una retorica speciale, come da sua abitudine, sapendo quanto l'Italia viva a metà tra un titolo da difendere e un ruolo di eterna outsider con cui fare i conti. Dalle intenzioni iniziali alla doccia gelata: retropassaggio folle di Dimarco dopo 23 secondi e Bajrami ne approfitta beffando Donnarumma sul primo palo. Si tratta del gol più veloce nella storia degli Europei.
Risposta immediata degli Azzurri, Pellegrini colpisce di prima intenzione su assist di Chiesa (con velo di Scamacca) ma manda fuori. Con l'Italia proiettata in avanti sono logici gli spazi in contropiede per l'Albania, con una fase difensiva azzurra che appare traballante. Proprio un protagonista della difesa però si fa carico del pari: corner corto, Pellegrini va al cross e Bastoni sul secondo palo stacca e batte Strakosha all'11'. La reazione dell'Italia prosegue e si traduce nel 2-1 già al 18': gran destro di prima di Barella servito da Dimarco, dopo un buon lavoro di Scamacca a ripulire la giocata nel vivo dell'area.
C'è anche spazio per il possibile 3-1, Frattesi trova però un gran riflesso di Strakosha che devia e manda sul palo, lo stesso portiere salva tutto anche su Scamacca a fine primo tempo. Nella ripresa l'Albania torna in partita e si affaccia in avanti, dopo un primo tempo in apnea, ma l'occasione principale per segnare è azzurra: Chiesa va col sinistro da posizione defilata, sfiorando il palo alla destra di Strakosha. Finale di gestione per l'Italia, dopo una girandola di cambi, e brivido finale con Manaj: pallone deviato da Donnarumma in modo provvidenziale.
La chiave tattica
Tanti gli spunti di curiosità sulle scelte di Spalletti, a partire dalla disposizione della difesa, ma è evidente che il gol immediato dell'Albania faccia saltare immediatamente gli schemi e veda subito l'Italia proiettata in avanti fino al gol del pari. Anche dopo l'1-1 gli Azzurri continuano a spingere, la difesa si alza con personalità alternando uscite per vie centrali e attacchi sulle fasce, soprattutto dalla parte di Dimarco. Il vantaggio non toglie spinta propulsiva all'Italia che appare spregiudicata e compatta nel pressing sui portatori palla avversari, prendendosi anche qualche rischio e riaggredendo dopo aver perso palla. Il possesso rimane in mano agli azzurri fino all'intervallo, senza soluzione di continuità, attraverso azioni insistite a caccia degli spazi giusti per far male.
Nella ripresa il possesso azzurro si fa meno rapido e insistito, l'Albania ne approfitta e alza il baricentro nei primi minuti, patendo poi il ritorno di un'Italia in controllo (pur con ritmi meno forsennati). Gli uomini di Sylvinho si affidano ai lanci lunghi per Broja, ben controllato però dai centrali azzurri. Nel finale Spalletti rimescola le carte grazie ai tanti cambi, dando maggiore copertura con Cristante e Darmian, contro un'Albania proiettata in avanti (invano) a caccia del 2-2.
L'episodio del match
Il rischio concreto era quello di dover segnalare la doccia gelata iniziale come emblema del match, il retropassaggio di Dimarco a favorire il gol albanese di Bajrami. La reazione immediata degli Azzurri si traduce però in un rapido pareggio firmato Bastoni, un crocevia fondamentale per ridare fiducia dopo una partenza da incubo: il cross di Pellegrini e lo stacco del nerazzurro sul secondo palo cambiano il corso delle cose, riducendo a episodio l'amnesia difensiva di cui sopra.
Il migliore in campo
Barella Il recupero del centrocampista dell'Inter, sul cui impiego ci s'interrogava fino a poche ore dall'inizio del match, è una chiave di volta nell'esperienza azzurra agli Europei. Una partita da motorino inesauribile a metà campo, uomo ovunque ma anche in grado - soprattutto nel primo tempo - di offrire giocate di qualità e cambi di gioco puliti soprattutto per Dimarco. Il destro che sancisce il 2-1 è poi la ciliegina, non di poco conto, sulla sua prova già eccellente.