Edmundo e il Carnevale: tra sogni Scudetto e fughe in Brasile
O Animal. Basta questo soprannome per descrivere la personalità esagerata di Edmundo, figlio delle favelas di San Josè di Marcia (a pochi chilometri da Rio de Janeiro) e grande talento del calcio sudamericano. Cambia maglia quattro volte tra Vasco da Gama, Palmeiras, Flamengo e Corinthians prima di approdare alla Fiorentina.
È il 9 luglio 1997. L'attaccante si trasferisce in viola per 13 miliardi di lire a due miliardi e mezzo di lire annui per il calciatore. In patria è già conosciuto per i suoi eccessi in campo e fuori e perfino in Italia non manca di manifestarli. Dopo poche settimane entra in conflitto con l'allora tecnico Malesani per averlo tenuto in panchina all'esordio contro il Milan: seguono dichiarazioni velenose contro il club, rilasciate a un quotidiano brasiliano. Il rapporto si incrina e, senza autorizzazione, Edmundo torna in patria per assistere al Carnevale di Rio. Rientra a fine marzo, viene multato dal presidente Cecchi Gori e chiude la prima stagione in Serie A con quattro reti all'attivo.
La seconda annata si sviluppa decisamente meglio grazie alla fiducia riposta nell'uomo prima che nel professionista da Trapattoni. La Fiorentina viaggia sull'onda dell'entusiasmo coltivando il sogno Scudetto, ma nel momento decisivo della stagione (a fronte anche dell'infortunio della stella Batistuta) Edmundo saluta con l'intenzione di fare ritorno in Brasile. Ancora per il Carnevale di Rio. Gli attimi precedenti alla sua fuga in aeroporto rimangono nella storia.
Trapattoni lo intercetta agli imbarchi di Malpensa con cappellino di paglia e camicia hawaiana, ma nulla da fare: Edmundo non vuole svestire le ciabatte e indossare nuovamente gli scarpini da calcio. l balli e l'atmosfera festosa lo attirano in Brasile e, al contempo, allontanano la Fiorentina dal primo posto, complice anche l'infortunio di Batistuta. O Animal non si smentisce mai.
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