Elena Fort racconta il modello Barcellona: "Orgogliosi pionieri del calcio femminile"

Calcio femminile - Il modello Barcellona
Calcio femminile - Il modello Barcellona / Francesco Castorani
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Nella giornata di martedì la Roma femminile si preparava all'appuntamento con la storia. Il primo Quarto di Finale di Women's Champions League contro il Barcellona, a coronamento di un percorso fantastico in Europa e in Italia e di una crescita esponenziale come club di punta del nostro paese. Dall'altra parte le blaugrana, realtà consolidata da anni come forza principale del panorama mondiale, che per larghi periodi della stagione gioca per battere record e si presenta a ogni competizione come compagine favorita.

La gara è finita 0-1, con un equilibrio in campo maturato soltanto nel secondo tempo. Un risultato che lascia aperto il discorso passaggio del turno in vista del ritorno al Camp Nou. Il Barcellona ha valori tecnici indiscutibilmente maggiori, ma nel calcio, l'abbiamo detto e ascoltato tante volte, non si sa mai.

AS Roma v FC Barcelona: Quarter-Final 1st Leg - UEFA Women's Champions League
Roma-Barcellona / ATPImages/GettyImages

Si sa invece qualcosa in più sul movimento femminile blaugrana e italiano, grazie a un incontro al quale abbiamo partecipato qualche ora prima della gara. All'Università degli Studi di Roma "la Sapienza", la professoressa di catalano Isabel Turull ha moderato l'incontro: "Calcio femminile, il modello Barça", con la collaborazione del Futbol Club Barcelona e della Delegazione del Governo della Catalogna in Italia.

Durante l'ora in cui si è sviluppato il racconto, si sono toccati diversi temi. L'ospite d'onore era la vicepresidente del Barcellona Elena Fort, che ha illustrato il modello Barça rispondendo a qualche curiosità, grazie all'interprete Marta Graupera. Poi Fabio Appetiti, responsabile dell'AIC e consigliere della divisione calcio femminile della FIGC, ed Erica Castorani, che nel suo intervento ha illustrato come ci siano sport in cui il processo di sviluppo è rallentato al maschile, raccontando la sua esperienza nel mondo del nuoto sincronizzato.

Elena Fort
"Il nostro club, il Futbol Club Barcelona, è molto fiero di avere un progetto sportivo che è quello del calcio femminile. Tutti saprete perché viene sempre detto che il Barcellona è mes que un club, è più di un club, perché storicamente è stato sempre legato a qualcosa di più, alla storia della società. Adesso noi ringraziamo che è arrivato il momento in cui, come strategia per il futuro, porteremo sia il calcio femminile sia gli altri sport ad un'altra dimensione. Vogliamo mettere il calcio femminile nel posto che merita e siamo orgogliosi di essere pionieri in questo progetto di dare più visibilità al calcio delle donne. Per questo siamo qui oggi . Sono convinta che eventi come questo aiutino a far crescere l'interesse per il calcio e noi vogliamo dire a tutti che dobbiamo andare in questa direzione, che il calcio maschile e femminile abbiano presto la stessa importanza nel mondo".

Fabio Appetiti
"Per chi crede, come me e come l'AIC, da anni nella crescita del calcio femminile, essere vicino a una dirigente del Barcellona che rappresenta un modello per tutti è motivo di grande orgoglio. Credo che sia la Spagna sia l'Italia abbiano combattuto qualche battaglia di resistenza culturale alla crescita di questo sport. Le calciatrici hanno combattuto molto per arrivare all'obiettivo della crescita del calcio femminile, al professionismo, e in entrambi i casi hanno trovato dei dirigenti che hanno creduto in questo sport e vinto queste resistenze culturali, che purtroppo ancora un po' permangono, perché il calcio in questi paesi è sempre stato un po' vissuto come un ambiente fortemente maschile. Questa sera c'è questo evento a Roma contro una delle regine del calcio che è il Barcellona; al di là dei valori in campo si tratta di un evento, perché per la prima volta la città di Roma ospita una partita di calcio femminile all'Olimpico davanti a 40.000 persone e speriamo che da stasera non sarà più soltanto un tempio del calcio maschile".

Erica Castorani
"La mia esperienza potrebbe sembrare un po' distante dal calcio femminile, ma rappresenta l'altra faccia della medaglia di una cultura ancora molto sessista e patriarcale che porta a considerare alcuni sport prettamente maschili ed altri esclusivamente femminili, come è stato il caso del nuoto sincronizzato fino al 2015, quando agli uomini non era permesso partecipare alle competizioni internazionali più importanti. Per fortuna, anche nel mondo del nuoto artistico, ora si chiama così, le cose stanno cambiando. Dal 2015 è stato inserito per la prima volta al campionato di Kazan il duo misto, nuotato da un uomo e una donna insieme. Hanno seguito altre federazioni come la Lega Europea di nuoto nel 2016 al campionato europeo di Londra e da qui si è aperta la strada a una rivoluzione culturale che ha visto inserire pian piano anche il solo maschile, dall'anno scorso agli Europei di Roma con il trionfo dell'atleta italiano Giorgio Minisini, che faceva nuoto sincronizzato da piccolo senza poter partecipare a queste competizioni. Gli atleti, come succede nel mondo del calcio, ci sono sempre stati, ma non hanno mai avuto visibilità. La cosa più importante che secondo me si verificherà, e già si sta verificando, è che i bambini, avendo modelli a cui ispirarsi, inizieranno a interessarsi di più a questo sport. Il livello del sincro maschile sta crescendo velocemente e questo li porterà ad approcciarsi a questo sport avendo come prospettiva e sogno di arrivare alle vette più alte delle competizioni internazionali. È molto importante dare visibilità soprattutto al calcio femminile, perché essendo lo sport più seguito può fare da traino a tutti gli altri sport considerati minoritari".

Il modello blaugrana nel calcio femminile
Il modello blaugrana nel calcio femminile / Francesco Castorani

L'intervista

Come influisce sullo sviluppo del movimento calcistico giovanile femminile l'avere delle campionesse catalane affermate a livello globale come Aitana Bonmatí o come Alexia Putellas?

Elena Fort
Fondamentale per il movimento di crescita del calcio femminile e per il nostro club, il Barça. Nel 2005 si è semi-professionalizzato e nel 2015 si è totalmente professionalizzato, e dopo, dal 2021, ha avuto una crescita importantissima. Tutto questo è legato ai successi nel campo dello sport perché è questo che genera dei referenti che poi le ragazze vogliono seguire. Il Barça sta riuscendo a far sì che giocatrici come Alexia, come Aitana, come Pina o come Bruna, che sono giovani, siano conosciute in Catalogna, ma anche a livello Mondiale e siano referenti per tutti. Ovviamente quando c'è un referente è perché ci sono delle vittorie e allora le persone si identificano con queste giocatrici di successo. Questo attrae ancora più gente che va allo stadio a vedere le partite. La cosa importante è che queste giovani portano allo stadio delle ragazze, ma anche dei ragazzi, perché adesso una cosa che sta succedendo a livello sociale è che anche i ragazzi hanno delle referenti donne. Non soltanto perché vincono ma anche perché sono delle persone che portano dei valori molto legati alla società e che stanno riuscendo ad attrarre persone che prima non rientrava nel pubblico che andava allo stadio.

In questi ultimi anni si è parlato del Barça come una delle migliori a livello femminile. Non c'è nessuna squadra che sia mai riuscita ad ottenere 57 vittorie consecutive in campionato. Quindi come si raggiunge un livello del genere?

Elena Fort
Io credo che il Barcellona sia riuscito ad avere questo livello perché veramente crede nel calcio femminile e quindi è un progetto che ha il club e in cui investe. Il trattamento che viene dato alle calciatrici è esattamente lo stesso, a livello di esigenze, di elite, di quello fornito agli uomini. Hanno le stesse regole, le stesse discipline, diritti e doveri, e una cosa anche specifica del Barça èche crediamo molto nel vivaio. Cioè la 'masia', le ragazze da piccoline iniziano ad avere la formazione nel calcio, quindi ad imparare e assimilare questo modello nel Barcellona, che include anche le giocatrici di altri paesi che possono portare aspetti che non ci sono. Dal 2011 è stato creato anche uno spazio, la 'masia' per le ragazze. Lo stesso modello storico del Barcellona da cui sono venute fuori personalità come Messi, Iniesta o Xavi, lo abbiamo pensato anche per il calcio femminile. Avere uno spazio di formazione per tutte le ragazze di Barcellona, della Catalogna o di altre parti della Spagna, lì si allenano per la prima squadra.

Cosa succede in Italia su questi aspetti?

Fabio Appetiti
Sicuramente ciò che ha raccontato la vicepresidente è un progetto importante fatto da un club importante. Ha detto una parola fondamentale: crede nel calcio femminile, perché quello fa la differenza. Oggi si parla molto di calcio femminile, si è cominciato a investire nel femminile, ma c'è una differenza tra chi deve fare il calcio femminile perché è chiamato da regolamenti o necessità, e chi realmente ha una progettualità, una convinzione, dei valori che portano a investire. Queste differenze poi magari si notano. I grandi brand come il Barcellona possono aiutare la crescita di questo movimento. L'entrata di grandi club in Italia dal 2015, come la Juventus, come la Roma, come il Milan, come l'Inter, ha aumentato l'attenzione nei confronti del calcio femminile. Devo dire che i principali risultati sono stati raggiunti da Juventus e Roma che non si sono limitati a costruire delle prime squadre forti, ma anche ad investire sul territorio e costruire un settore giovanile. Perché la vera sfida di questo sport è allargare la base delle praticanti. Se ha anche si trovano 20 calciatrici brave, ma non si costruisce una base di praticanti, avremo poco futuro e in Italia la base delle praticanti è ancora troppo piccola. Si parla di 30-35.000 praticanti, un numero molto esiguo. In Spagna credo che sia il doppio, nei paesi come la Germania arriviamo a 200.000. Molto bello quello che ha detto la vice-presidente sul club che tratta alla stessa maniera gli atleti e le atlete. Questo fino a 3 anni fa, non succedeva, il professionismo in Italia è entrato da un anno. Nella Juventus e nella Roma, fino a qualche anno fa c'erano i calciatori professionisti e le calciatrici dilettanti. A livello economico le disparità sono ancora enormi, ma questo è dettato da un giro d'affari, di diritti tv che ancora il calcio femminile non è riuscito a raggiungere; la cosa più importante che vi siano pari diritti, trattamento, buste paga, previdenza, assicurazione infortunistica. L'altra vera sfida è costruire i settori giovanili e i rapporti con il territorio. La partita di questa sera può essere un messaggio che viene lanciato a tutta la città di Roma per accorgersi che il femminile è calcio. Lo sport è lo stesso. In Italia la grande scoperta del calcio femminile c'è stata dopo il Mondiale del 2019 in Francia, quando le azzurre arrivarono tra le prime 8. La Rai trasmise per la prima volta con il servizio pubblico le partite della Nazionale e ci furono 7-8 milioni di telespettatori. Tutti si accorsero del calcio femminile e cominciarono a conoscere le Sara Gama, le Barbara Bonansea, Cristiana Girelli, Elisa Bartoli, capitana della Roma. E questi modelli, come nel calcio maschile, aiutano i giovani a vedere, replicare, costruire dei sogni di diventare come loro.

L'AIC è il sindacato dei calciatori e calciatrici italiani, sia professionisti sia dilettanti. Abbiamo oltre 20.000 associati. Dal 2015 siamo stati un avanguardia con le calciatrici nella battaglia per il professionismo femminile. Le nostre ragazze si sono compattate, sindacalizzate, hanno fatto degli scioperi, hanno fatto condotto battaglie in ambito politico. Una vera battaglia di cambiamento perché il professionismo non era così accettato dalle società perché pensavano a "maggiori costi", a "non siamo pronti, non è il momento". Noi ci siamo battuti, soprattutto le ragazze. C'è concetto di un'avvocata spagnola che mi piace molto: gli uomini in questo caso sono alleati delle donne. Abbiamo lottato insieme però le protagoniste sono state le calciatrici e dal 1° luglio 2022 c'è il professionismo femminile, ci siamo arrivati un po' tardi ma ci siamo arrivati.

Riguardo la Strategia della FIGC per il calcio femminile 2021-2025. Alcuni obiettivi sono stati raggiunti come il professionismo o il miglioramento delle prestazioni in ambito internazionale. Sul tema delle iscrizioni, prevede che per il 2025 l'aumento del 50% di iscrizioni si raggiungerà? E quali sono i modi per raggiungere questo obiettivo?

Fabio Appetiti
Fondamentale è il verbo credere. Se ci si crede davvero ci sono tantissime cose da fare per avere più praticanti, più tifosi, per far sì che i diritti televisivi siano maggiormente sfruttati e ci sia una maggiore visibilità di questo sport. Bisogna che le grandi società non vedano solo un costo nel calcio femminile, ma un investimento e quindi investano nei settori giovanili come alcune stanno facendo, anche se ancora poco. C'è una parte del nostro paese, il centro-sud, non è una critica ma una realtà, in cui ancora l'affermazione di questo sport fa fatica. Ci vuole una progettualità, inutile dirlo ma ci vogliono risorse. Se le idee camminano sulle gambe degli uomini e delle donne, per fare questo c'è bisogno di fare investimenti economici importanti da parte dei club, della Federazione, da parte delle televisioni. Il professionismo ha aumentato la professionalità non solo delle calciatrici, ma anche di tutte le persone che vi sono intorno. Fino a qualche anno fa le ragazze si allenavano di sera gli allenatori erano, diciamo, poco qualificati, non c'erano grandi strutture. Oggi tutto questo è cresciuto nonostante ci rimanga un problema di impianti. Ci sono ancora tanti investimenti da fare, bisogna essere convinti in dirigenti donne perché c'è molta competenza, esperienza e conoscenza di questo mondo. Se trasportato in questo sport possiamo crescere molto.