Dall'errore al gol vittoria: Amrabat, primo tassello di una nuova storia
Se a priori la Fiorentina avesse dovuto scegliere due marcatori ideali, in un eventuale vittoria poi effettivamente arrivata a La Spezia, è verosimile che Krzysztof Piatek e Sofyan Amrabat potessero essere i primi dell'ipotetica lista, per ragioni ovviamente diverse. Da un lato il sostituto di Vlahovic al centro dell'attacco, onore e onere più grande del presente gigliato, dall'altro un giocatore protagonista di una parabola discendente durante la sua avventura in maglia viola (iniziata all'alba della stagione 2020/21) e bisognoso dunque di riscatto.
Il caso di Amrabat attirava tutte le attenzioni della vigilia, del resto Vincenzo Italiano ha dimostrato fin qui di saper vestire i panni del pigmalione anche rispetto a quei giocatori finiti nel dimenticatoio, snobbati o ritenuti persino di troppo. Il lavoro fatto su Duncan e Saponara in tal senso è esemplare ma, pensando ad Amrabat, la missione si era fin qui rivelata più ardua e faticosa: anche i numeri, senza andare troppo oltre, ci suggeriscono quanto la stagione del centrocampista marocchino in maglia viola sia tutt'altro che da protagonista, vedendolo anzi come una comparsa da appena 216 minuti in campo (fino alla sfida del Picco).
Una sola presenza da titolare, a Venezia, e un ricco repertorio di fugaci apparizioni nel finale o di malinconiche partite vissute interamente dalla panchina. In concomitanza con l'esperienza in Coppa d'Africa sembrava che potesse realizzarsi anche un movimento in uscita, con tanto di benestare di Pradè che, senza giri di parole, riteneva lecita la voglia di giocare con più continuità dell'ex Hellas.
L'ipotesi Tottenham è però sfumata, considerato l'arrivo di Bentancur a Londra, e la scelta su chi dovesse partire è ricaduta infine su Pulgar, a sua volta a caccia di minutaggio. Il cileno era sempre apparso più congeniale al ruolo di vice-Torreira, rispetto ad Amrabat, e le caratteristiche specifiche del marocchino rendono anche chiaro il motivo di certe difficoltà e di un riscatto non facile nonostante un contesto più sereno e stimolante rispetto al recente passato.
L'inghippo tattico non era e non è di facile soluzione: il ruolo di vertice basso in un centrocampo a tre non sembra sulla carta il più congeniale per l'ex Hellas che, con Juric, trovò un contesto ideale nel 3-4-2-1 e con le geometrie di Veloso come perfette caratteristiche complementari alle sue doti di recupero e di agonismo. Italiano ha battuto ripetutamente su questo punto, senza nascondersi: Amrabat, per doti tecniche e per questioni anagrafiche, non può arrendersi all'idea di essere adatto a una sola veste tattica e a un solo ruolo.
Diventa evidente come lo stesso Amrabat non possa ricoprire la posizione di Torreira con lo stesso spirito dell'uruguaiano, offrendo il medesimo contributo: Torreira si è imposto come il motore dei viola, come un ingranaggio fondamentale per far girare il centrocampo e per dare modo alle due mezzali di essere anche più libere, abbinando sempre intensità, carica agonistica e scelte corrette nel far ripartire l'azione. Amrabat dal canto proprio non si è rivelato fin qui regista in senso stretto, ha spesso mostrato la tendenza a tenere troppo palla, a perdere il tempo più congeniale per la giocata e a dialogare in modo meno armonioso coi compagni rispetto all'uruguaiano.
L'azione del pareggio dello Spezia al Picco, un pallone perso con nessun compagno alle spalle, sembrava poter condurre all'ennesima bocciatura ma nel finale, col destro da fuori area del definitivo 2-1, Amrabat può davvero aver messo il primo tassello di una nuova storia in maglia viola, con maggiore fiducia e tanta voglia di rispolverare l'idillio noto col patron Commisso (che rimase stregato dall'Amrabat di Verona, mettendo il timbro su quel dispendioso colpo di mercato).
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