ESCLUSIVA | Burdisso: "Il calcio italiano è il migliore del mondo. Totti il più intelligente, Ibra un esempio"
Esclusiva - "Si gioca come si vive". Non c'è mai stato posto per la banalità nella vita di Nicolas Burdisso. L'ex difensore di Inter, Roma, Genoa e Torino ha sempre preso la vita di petto, guardandola negli occhi senza mai nascondersi. Cresciuto con la maglia del Boca, un sogno diventato seconda pelle, con cui è arrivato sul tetto del mondo nel 2003 dopo aver sfidato il Milan dell'idolo Maldini: "È il difensore che mi ha sorpreso di più, quando l'ho affrontato per la prima volta in Intercontinentale sembrava che stesse giocando un altro sport. Sia lui che Costacurta mi impressionarono per la semplicità con cui giocavano".
In una lunga chiacchierata con la nostra redazione spagnola El Bandido, ha parlato dei suoi trascorsi in Italia, definita una seconda casa e della situazione del nostro calcio che dopo un periodo di crisi tra il 2013 e il 2017 è tornato ad essere il migliore al mondo: "Credo che il periodo più buio sia ormai alle spalle. Tra il 2013 e il 2017, la Serie A ha perso appeal e i club erano in crisi. Il calcio italiano ha pagato in un certo senso la vittoria del Mondiale nel 2006 che ha in qualche modo frenato il processo di rinnovamento avvenuto in altri paesi. Oggi la situazione è completamente diversa, negli ultimi anni abbiamo assistito agli arrivi eccellenti di Ronaldo e Lukaku, i club sono tornati a spendere e oggi per contenuti la Serie A è al livello della Premier League. Le partite sono divertenti sotto tutti i punti di vista. La mentalità è cambiata e tutte le squadre cercano di proporre qualcosa attraverso la propria identità e non è un caso se la Serie A vanta la media gol più alta d'Europa. Il campionato a cui stiamo assistendo - prosegue Burdisso - è l'emblema di tutto ciò, con quasi tutte le squadre che lotteranno per i propri obiettivi fino alla fine della stagione".
"Oggi per chi vuole apprendere calcio e per i contenuti offerti, la Serie A è il miglior campionato al mondo"
- Nicolas Burdisso
Gran parte dei meriti di questo cambiamento, sono secondo Burdisso degli allenatori giovani: "È bellissimo vedere allenatori giovani come De Zerbi e Italiano, non abbiano paura di osare attraverso idee innovative. Anche la Juventus, che è in una fase di transizione assolutamente normale dopo un ciclo vincente, ha scelto di puntare su un allenatore emergente come Pirlo, che però ha idee chiarissime. Spero che la società lo protegga, perché ha tutte le carte in regola per poter essere l'allenatore bianconero anche in futuro".
Innamorato del nostro calcio, l'ex difensore argentino vorrebbe vedere Messi in Serie A, per assistere ad un altro capitolo dell'eterno duello sportivo con Ronaldo che ha segnato in positivo gli ultimi 15 anni del calcio mondiale:
"Il duello tra Messi e Ronaldo è qualcosa di eterno e unico nella storia del calcio mondiale. Non credo vivremo più niente di simile"
- Nicolas Burdisso
La voglia di vincere della sua Inter
Un legame forte quello tra Nicolas e il nostro paese, iniziato con l'approdo in nerazzurro nel 2004. 5 anni di successi in una squadra piena di campioni che cercavano il successo con ferocia e che lo hanno aiutato a capire cosa significasse giocare in una squadra che faceva parte dell'élite del calcio mondiale: "In nerazzurro ho ricoperto praticamente tutti i ruoli del reparto arretrato. Arrivavo dal Boca e mi sono ritrovato in una realtà piena di campioni. Ogni settimana, c'era una concorrenza importantissima per una maglia da titolare ed ho subito capito di essere arrivato in una delle squadre più importanti del mondo. Non eravamo molto amici, ma c'era una voglia di vincere incredibile".
Un'esperienza unica che lo ha portato a crescere sia difensivamente, che a livello umano: "L'Italia mi ha insegnato tantissimo non solo per la grande attenzione che si presta nella fase difensiva, ma anche per tutti i campioni che ho affrontato nel corso degli anni ogni domenica. Se giochi contro i migliori, inevitabilmente sei costretto ad alzare il tuo livello".
"L'attaccante più forte che ho affrontato era Shevchenko. Si muoveva continuamente. Prima attaccava la profondità e un secondo dopo andava incontro per giocare con i compagni"
- Nicolas Burdisso
Visto il livello degli attaccanti passati per Appiano Gentile in quegli anni però, i grandi duelli non si limitavano alla domenica e per lui e il suo amico Walter Samuel, erano il pane quotidiano di ogni seduta d'allenamento: "Quelli che mi hanno sorpreso di più sono stati Ibra e Adriano. Zlatan era un professionista esemplare e con una mentalità vincente fuori dal comune. Abbiamo giocato insieme 3 anni e vista l'attenzione che prestava alla cura del corpo non avevo dubbi che potesse giocare ad alti livelli fino a 40 anni. Adriano invece lo conoscevo sin dai tempi delle nazionali giovanili in cui ci eravamo affrontati tante volte e tra tutti i campioni con cui ho giocato è quello che mi ha sorpreso di più. Aveva delle potenzialità incredibili e fuori dal comune. Peccato che alcuni episodi della vita privata ne abbiano condizionato la carriera in negativo. Per me avrebbe potuto tranquillamente raggiungere i livelli di Ronaldo".
La magia di Roma e l'umiltà del gigante Totti
Nell'estate del 2009 arriva la chiamata della Roma e Burdisso, in cerca di continuità in vista del Mondiale in Sudafrica dice sì e approda alla corte di Luciano Spalletti, rimpiazzato poi da Claudio Ranieri dopo 2 giornate. Un cambio che diede inizio ad una cavalcata incredibile che portò i giallorossi ad un passo dalla conquista del titolo: "A Roma sono arrivato a 28 anni, perché avevo il desiderio di affermarmi come difensore centrale. La Roma mi cercò non solo per le mie caratteristiche difensive, ma anche per la mia personalità. Sono stati 5 anni magici. Il primo anno giocavamo benissimo e siamo stati gli unici a dar filo da torcere all'Inter del Triplete. Peccato per la gara contro la Sampdoria, ancora oggi non riesco a darmi una spiegazione. Sarebbe stato un successo storico e per me avrebbe avuto un sapore ancora più dolce, visto che ero arrivato in estate proprio dall'Inter"
Era la Roma di Totti e De Rossi, romani e romanisti, che hanno trasmesso immediatamente all'argentino il significato della maglia giallorossa. Un amore d'altri tempi, simboleggiato dal proprio capitano definito da Burdisso un mito nobile dall'intelligenza calcistica superiore:
"Totti aveva la giocata in testa due secondi prima degli altri. Basava i movimenti e le decisioni in base a situazioni che aveva già risolto prima che gli arrivasse il pallone"
- Nicolas Burdisso
Fortissimo il legame con Daniele De Rossi, che dopo il doloroso addio alla Roma, sceglierà proprio il Boca, di cui Burdisso era all'epoca direttore sportivo per terminare la carriera. El Tano, così lo chiamavano i tifosi Xeneizes, nella sua breve ma intensa parentesi alla Bombonera, avrà grazie a Burdisso anche la possibilità di conoscere Maradona: "È stato un incontro tra due persone che avevano espresso il desiderio di conoscersi. L'iniziativa è stata di Diego che aveva espresso il desiderio di poter incontrare Daniele, e io conoscendo Diego e avendo un rapporto speciale con lui, mi sono offerto di accompagnarlo. È stato davvero un bell’incontro, ma credo sia normale quando i protagonisti hanno una grande personalità. Diego stava bene, e ha raccontato a Daniele moltissimi aneddoti sul suo periodo trascorso in Italia".
Italia che Burdisso continua a vedere nel proprio futuro: "Sento che prima o poi avrò la possibilità di lavorare nel calcio italiano, perché mi piace, lo conosco e penso di avere credibilità. Ci sono alcuni aspetti del calcio italiano che si possono migliorare e mi piacerebbe avere l’opportunità di farlo".
Sempre a testa alta, sempre a petto in fuori. Perché ormai lo sappiamo, a Nicolas Burdisso, piace vivere così
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