Dalla Sardegna a Londra, il sogno di Samuele Mura
Oscar Wilde diceva che un uomo in grado di prendersi la scena a cena in un tavolo a Londra, è un uomo in grado di dominare il mondo. Se giocando con la fantasia invece, provassimo a immaginare la capitale inglese come un gigantesco tavolo, sono convinto che al centro troveremmo Samuele Mura, per tutti Samu, a sorridere con una telecamera in mano.
Nato a Nottingham e cresciuto a Jerzu, piccolo comune della provincia di Nuoro, Samu si trasferisce a Londra nel 2014 per inseguire i propri sogni e cercare di far combaciare le sue grandi passioni: calcio e business: "Il calcio è una passione che mi accompagna sin da quando ero bambino. Ho giocato a calcio da semiprofessionista e essendo nato in Inghilterra, mi è stata trasmessa sin da subito anche la passione per la Premier League. Ho iniziato a giocare in Italia e quando ho capito che non sarei potuto arrivare in Serie A (ride, ndr) mi sono focalizzato sul business che è un’altra delle mie grandi passioni e ho cercato di collegare le due cose", mi racconta fuori dal Brentford Community Stadium dove l'ho incontrato al termine della gara di Premier tra Brentford e Liverpool.
Nel 2011, quando era ancora in Sardegna, fonda la Traslo Service - con cui riesce a sponsorizzare il Crystal Palace - e dopo il successo imprenditoriale, documentato anche nel suo Samu's Vlog su YouTube, riesce ad entrare nel team dell'agenzia Stars & Partners, per cui oggi ricopre il ruolo di Intermediario FA (Football Association): "Già con la Traslo, c’era la voglia di avvicinarsi al mondo del calcio. L’ho aperta nel 2011 e già nel 2013 facevamo traslochi ai calciatori. Ti devo dire la verità, fino a quando non mi sono trasferito a Londra, vedevo questo mondo come un qualcosa di lontano, perché è un ambiente che fino a che non ci sei dentro fai fatica a conoscere e a cui è difficile accedere. Quando ho capito che non era poi così lontano come mondo, ho iniziato ad andare sui campi e di conseguenza a segnalare un po’ di calciatori. Queste segnalazioni sono risultate abbastanza interessanti e successivamente un’agenzia si è interessata a me e a quello che stavo facendo a Londra e da lì è iniziato il percorso da Intermediario per la Football Association".
Samuele, nonostante il mondo del calcio cerchi di tenere le proprie dinamiche interne lontane dai riflettori, ha scelto comunque di continuare ad alimentare la sua passione per i vlog, che considera una parte importante della sua quotidianità, ritagliandosi allo stesso tempo un ruolo importante che lo porta a far da ponte tra il mercato inglese e quello italiano: "Fare video è qualcosa che fa parte del mio percorso e a cui non voglio rinunciare, ed è bello poter lavorare con un'agenzia che non mi limita da questo punto di vista e che condivida quelli che sono i miei valori. Quando operi come intermediario i tuoi compiti dipendono molto dagli obiettivi dell'agenzia per cui lavori. Noi siamo presenti sia in Italia che in Inghilterra, quindi ci possono interessare sia giovani che sono in Inghilterra e che potrebbero interessare ai club di Serie A e Serie B, sia i giovani italiani che potrebbero arrivare qui. Negli ultimi anni , affari come Lukaku, Smalling e Abraham, hanno contribuito a rafforzare l'asse tra il nostro calcio e quello inglese, invertendo un pochino quello che era il trend in precedenza".
In un calcio, che come tutti i settori ha subito le conseguenze della pandemia non può mancare l'attenzione per i giovani, a cui Samu dedica moltissima attenzione: "Uno degli obiettivi della nostra agenzia è quello di prendere calciatori giovani e aiutarli a costruire il percorso di crescita più appropriato per la propria carriera. Si tratta di ragazzi molto interessanti che militano in League One, League Two e National League, oppure nelle categorie giovanili Under 18 e Under 23. Spesso si cerca di capire cosa manca ai club e cosa stanno cercando o hanno cercato sul mercato nell’ultima sessione e da lì si provano a individuare dei profili che possano corrispondere all’identikit. Quando vai a guardare una partita di Under 18 e Under 23, invece guardi tutti i giocatori, poi è normale che il numero 10, il fenomeno di turno lo vedono tutti. A me spesso interessa anche andare a vedere il giocatore che magari inizialmente non è così appariscente e magari cercare di conoscerne meglio le caratteristiche mentali, per esempio la reazione a un episodio negativo, l’interazione con la squadra, che poi possono fare la differenza a lungo termine. Molti guardano il breve termine, mentre a me interessa poter fare un percorso lungo con i calciatori che individuo".
Se le prime segnalazioni erano guidate esclusivamente dall'impatto visivo che aveva di un calciatore, osservandolo dal vivo, Samuele con il passare degli anni ha iniziato anche a fare affidamento sui dati, che a parer suo possono aiutare a comprendere in maniera ancor più dettagliata la storia di un calciatore. Per uno come lui, che ha fatto della comunicazione una parte importante della sua vita però, il contatto umano rimane sempre fondamentale : "Se parliamo di dati, la storia del Brentford che abbiamo visto oggi - lui in realtà era alla quarta partita in due giorni - è bellissima. Io credo che non ci sia una ricetta perfetta e che quando si osserva un calciatore si debba essere in grado di fare un mix tra i dati e le sensazioni che proviamo quando vediamo un giocatore dal vivo. I dati ti aiutano a capire moltissime cose sulla storia e le stagioni passate di un profilo. Detto questo, anche i dati possono essere smentiti, perché un calciatore può sempre avere la capacità di invertire la rotta indipendentemente dalle indicazioni che ci vengono fornite dai numeri. Io utilizzo moltissimo anche la parte video, però poter osservare un calciatore dalla tribuna o da bordocampo quando si tratta di una partita delle giovanili, ti aiuta a capire moltissime cose in più e ti permette di fare conoscenze e scambiare informazioni, altra parte fondamentale del lavoro, perché è quella umana e quindi più bella".
Mentre l'altoparlante della stazione di Kew Bridge, in cui nel frattempo siamo arrivati, annuncia l'arrivo del treno in pochi minuti, gli chiedo un consiglio per i giovani che sempre più numerosi, guardano alle opportunità professionali che offre il mondo del calcio: "Capire bene qual è il lavoro che più interessa e per cui si può essere più portati, visto che ormai ce ne sono parecchi. È un mondo nel quale non è facilissimo entrare, quindi si deve capire se le skills che abbiamo, possono essere utili in questo ambito. Quindi il consiglio è quello di affacciarsi, di provarci e di studiare in base all’obiettivo professionale che si vuole raggiungere. Non c’è un percorso scritto, a meno che non si voglia diventare Match Analyst, però ci sono tanti corsi che molto spesso sono tenuti proprio dai club".
Prima che monti sul treno, faccio in tempo a chiedergli qual è il suo obiettivo in questo mondo che sognava quando era ragazzo: "L'obiettivo è quello di cercare di fare questo lavoro come me lo ero immaginato prima di entrare in questo mondo, sempre con integrità e continuando a divertirmi, che è una delle cose più difficili. A me piace curare gli interessi di un calciatore a 360 gradi, occupandomi di ciò che accade in campo, ma anche fuori. Perché quando le cose vanno bene i calciatori hanno tante persone intorno, quando invece le cose non vanno per il verso giusto, il calciatore può andare in difficoltà perché in quella circostanza non ha tante persone che lo aiutano e a me piace tanto poter aiutare quello che deve essere un percorso di crescita. Come ho fatto negli altri percorsi di business, piace fare le cose per bene e mi piace poter andare a dormire tranquillo, consapevole di aver aiutato o dato un contributo alle persone con le quali lavoro. Poi è normale che uno si pone degli obiettivi e cerca di far bene, ma credo che questa sia la cosa più importante".
Mi saluta sorridente: "A presto". E corre via. Riparto anch'io, con una bella storia in più. La storia di un ragazzo partito da Jerzu e arrivato a dominare la scena del suo sogno londinese. Al centro, come diceva Oscar Wilde.