L'esperienza fallimentare di Frank Ribery alla Fiorentina

Franck Ribery
Franck Ribery / Getty Images/Getty Images
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Non è facile per un calciatore mettersi di nuovo in gioco una volta superata la fatidica soglia dei 35 anni. Spesso si sceglie la strada più facile, quella che porta i giocatori in leghe meno blasonate ma più ricche. Ma non Frank Ribery che è approdato nel nostro campionato la scorsa stagione dopo essere stato acquistato dalla Fiorentina. Fu Luca Toni a consigliare la maglia viola al campione francese. A Monaco Ribery era spento e senza entusiasmo. Aveva bisogno di ritrovare la sua passione per il calcio in un altro ambiente e con una nuova sfida. Una scommessa, quella di Ribery alla Fiorentina, che inizialmente si è rivelata vincente. Accolto con una presentazione-show, Ribery ha portato sul campo qualità, esperienza, disciplina e personalità. Era il primo a mettersi a disposizione della squadra, un secondo allenatore per i suoi compagni e un maestro per i più giovani.

Il suo talento si è visto in quelle meravigliose giocata che solo lui sa fare. Del resto, Ribery è uno dei calciatori più talentuosi della sua generazione. Spesso infatti la Fiorentina si è aggrappata a lui per vincere le partite. Non avrebbe potuto essere altrimenti. Frank Ribery doveva essere il collante della squadra, la marcia in più, come Zlatan Ibrahimovic lo è per il Milan. Invece quello che ha dimostrato è stato ben poco, rivelandosi solo una bellissima illusione. Perché si sa, quando la passione viene meno, arrivano i dubbi.

Franck Ribery
Gabriele Maltinti/Getty Images

Certo, gli infortuni non hanno aiutato Ribery, condizionando molto la sua avventura in viola. Ma è anche il suo stesso atteggiamento a essere cambiato nei confronti della Fiorentina. Come se si fosse distaccato dal progetto.

Se almeno nella stagione scorsa si caricava la squadra sulle spalle, adesso si ha l’impressione che non si senta più al centro di essa. Le cause, oltre alla pessima condizione fisica, sono molteplici, a partire da quel furto in casa sua che lo ha allontanato dalla città e dai suoi abitanti. Inoltre la distanza dalla famiglia, sia per il fatto precedente che per il Covid, si è fatta sentire molto. Ecco perché non è da escludere un suo possibile ritorno in Bundesliga. A peggiorare ulteriormente la situazione potrebbe essere anche l’assenza di tifosi allo stadio, che ha fatto perdere entusiasmo al francese. La spinta della Curva Fiesole infatti si è rivelata decisiva nella vittoria di molte difficili partite.

La mancanza di responsabilità di Frank Ribery si sente, sia in quello spogliatoio diviso, sia in campo a causa delle pessime prestazioni della Fiorentina. Segna pochissimo (solo tre goal la scorsa stagione, due in quella attuale), si muove molto ma condiziona così tanto il gioco da diventare un anarchico in campo. Infatti spesso lo stesso allenatore non sa se schierarlo con le tre punte o affiancarlo a Dusan Vlahovic: nel primo caso manca in molti casi l’aiuto degli esterni difensivi, nel secondo il giovane attaccante serbo non ha bisogno di una seconda punta mal adattata accanto a lui.

Franck Ribery
Gabriele Maltinti/Getty Images

Ed ecco che Ribery, pur rimanendo un fenomeno, più che la soluzione, diventa il problema

Basti pensare al brutto fallo che, nell'ultima partita di campionato, Frank Ribery ha fatto su Zappacosta, con un’entrata con il piede a martello sulla caviglia del genoano che gli è costata l’espulsione diretta. Da un giocatore del suo calibro e che oggi compie la bellezza di 38 anni non ci si aspetta un gesto del genere. E se lo fa, vuol dire che i problemi sono seri. È vero, dopo il match le sue scuse sono arrivate prontamente, così come le belle parole rivolte ai compagni sulla capacità di tenere testa all'ostico Genoa. Ma tutto sommato, il suo cammino a Firenze è deludente, senza grandi scossoni o la sensazione di poter davvero portare quest’ambiziosa squadra verso i traguardi a cui aspira. Il campione francese, assieme ai tifosi viola, non possono fare altro che aspettare la fine di questo sofferente campionato. Sia per archiviare questa agonia, sia per lasciar andare via un Ribery che sembra la controfigura di sé stesso. I rimpianti ci sono ma solamente per quello che poteva essere. Lo stesso copione della breve e sfortunata parentesi viola di Mario Gomez. Ricordiamoci che Firenze è una piazza difficile, dove Edmundo si fece odiare, dove fallì Socrates e dove altri talenti fecero la stesso fine. E purtroppo, in questa categoria, ad oggi ci finisce pure Ribery.


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